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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie" Piero Piazzola, Bepi Falezza a cura di Anna Solati
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Riscontri con i cognomi storici dei XIII Comuni presenti in un paese della provincia di Verona.
Premessa Considerato che il tema del nostro lavoro è una ricerca su malghe, contrade e costumi della Lessinia un’indagine sui cognomi degli immigrati dai XIII Comuni Veronesi non può essere troppo dettagliata, pena un eccessivo appesantimento del testo. Come territorio di analisi abbiamo dato la preferenza a San Martino Buon Albergo e il motivo l’abbiamo illustrato nella prefazione in quanto esso è paese della pianura essenzialmente agricolo allo sbocco delle valli della Lessinia, quindi meta tipica di arrivo per chi abbandonava le montagne. Dobbiamo però doverosamente anticipare che, una ricerca basata esclusivamente sui nominativi degli elenchi telefonici del paese, cioé il materiale su cui abbiamo lavorato, non può essere e non sarà mai un’indagine scientifica seria. Abbiamo fatto comunque questa scelta perché vorremmo, dentro i limiti delle nostre conoscenze e della nostra formazione culturale, condurre i lettori a riscoprire, se non tutte, almeno in parte, le proprie origini oppure a identificare un brano (una parte) del proprio ceppo familiare per coloro, soprattutto, che vantano affetto e attaccamento verso la regione montana lessinica che ha dato i natali ai loro avi oppure che si presume sia l'area dove essi abbiano piantato radici temporibus illis. Pertanto, fatto spazio solo ad alcuni accenni telegrafici relativi a cognomi di ceppo esclusivamente sanmartinese antico, storico, come si dice, e ad altri cognomi o indicazioni onomastico-familiari di cittadini sanmartinesi del Cinque-Seicento che abbiamo individuato nei registri dei battesimi dell'epoca e che citiamo per conferire dignità e veste storica alla provenienza "extracomunitaria" locale di alcuni cittadini, entreremo nel merito della ricerca augurandoci di aver ulteriormente contribuito all'approfondimento di un aspetto minore, ma non meno interessante, delle vicende locali. Elenchiamo qui di seguito, a titolo di curiosità, ma anche come paragone e come riscontro, i principali cognomi di provenienza “storica", cioè quelli con i quali da secoli ci si imbatte stabilmente nella Lessinia dei XIII Comuni. Vi comprendiamo anche quelli della zona di Sant'Anna d'Alfaedo, che non fu mai cimbra ma che conserva tuttora alcuni toponimi di chiara origine cimbra e della quale, in questa nostra modesta indagine, abbiamo pure considerato alcune malghe e alcune tra le contrade più importanti in quel settore della Lessina Occidentale.
cognomi storici di Selva di Progno Aldegheri, Anselmi, Boschi, Bosco, Dal Bosco, Cappelletti, Faggioni, Furlani, Gaiga, Gugole, Lucchi, Nordera, Pagani, Pagan Griso, Peloso, Rama, Roncari, Tanara, Tebaldi.
cognomi storici di Velo Veronese Anderloni, Baltieri, Castagna, Comerlati, Corradi, pozzerle, Riva, Tezza, Valle.
cognomi storici dì Roveré Veronese Aganetti, Bonomi, Brunelli, Campara, Canteri, Castagna, Corradi, Gardoni, Garonzi, Gaspari, Grossule, Masenelli, Marcolini, Pazzocco, Pomari, Scardoni, Tezza.
cognomi storici di Badia Calavena Anselmi, Antonelli, Baldo, Bovi, Carpene, Castagna, Cisamolo, Comerlati, Cunegatti, Dal Castello, Filippozzi, Grisi, Pedati, Presa, Rugolotto, Stoppele, Taioli, Tessari, Tornieri, Vallisari.
cognomi storici di Ceno Veronese Bertoldi, Bombieri, Brunelli, Busato, Canteri, Carcereri, Cunego, Gonzi, Morandini, Negrente, Pomari, Prati, Scala, Scandola, Squaranti, Tezze, Vinco. cognomi storici di Erbezzo Campedelli, Falzi, Leso, Mainenti, Massella, Menegazzi, Morandini, Piccoli, Scandola, Segala, Zampieri, ZuIlo.
cognomi storici di BoscoChiesanuova Beccherle, Benedetti, Bertoldi, Bombieri, Bonomi, Brune1li, Brutti, Campara, Campedelli, Canteri, Carcereri, Castagna, Corbellari, Corbioli, Corradi, Dal Dosso, Florio, Ghirlanda, Grobberio, Leso, Massella, Pezzo, Samo, Scandola, Scardoni, Squaranti, Tinazzi, Valbusa, Vanti, Vinco, Zambelli.
Cognomi storici di Sant'Anna d’Alfaedo I cognomi che si ripetono ancora adesso, dopo alcuni secoli, sono: Antolini, Benedetti, Campostrini, Cipriani, Cona, Fasoli, Fraccaroli, Giacomi, Giacoppuzzi, Làiti, Lavarini, Léori, Marchesini, Marconi, Marogna, Morandini, Ronconi, Spiazzi, Tommasi, Vallenari, Vaona, Zivelonghi. A
Adàmi, sicuramente trae le sue origini dal nome del grande patriarca e capostipite di tutti i nostri guai Adàmo; così pure sono suoi derivati damòli (un diminutivo di Adamo); e anche Daméto. È cognome diffuso soprattutto tra gli Israeliti e i Protestanti. Aganétto, Aganétti, sono due cognomi frequenti in Verona città; nel territorio di Roveré Veronese compare già alla fine del Cinquecento. Le ipotesi della sua origine sono più d'una, ma una tra le più verosimili potrebbe essere quella antica di origine tedesca Laganéto, cioé Lanchenéter, ossia «steccato di chiusura». Agostini e le sue varianti, come Agostino, D’Agostino, Dell’Agostino, Agostinelli, Agosta e Augusta si rifanno al nome romano Augustus con il significato di chi è «nato sotto buon segno, governa con rispetto». Un nome famoso: Sant’Agostino. Agnoli, Agnolin, Agnoletto, Dall’Agnola, Dell’Agnola e altre varianti dei predetti, derivano tutti da Angelo, Agnolo, Angela, Agnola. A Velo Veronese se ne sono riscontrati due nel ‘500. Alberi, Albarèllo, presenti a San Martino, non hanno bisogno di spiegazioni: derivano dal latino arbor, arboris (albero). Ricordiamo un grande attore con questo nome originario latino: Renzo Arbore. Alberìco è cognome proveniente da un nome del medioevo, ma germanico antico. Deriverebbe da Albirich «che comanda negli Elfi o Albi» (o «Albi» longobardi) e ricorda i numerosi Alberico della storia: Alberico I feudatario di Camerino e di Spoleto (IX secolo); Alberico da Barbiano, famoso capitano di ventura (seconda metà del Trecento); Alberico da Romano, signore della Marca Trevigiana che si alleò col terribile Ezzelino contro l'imperatore Federico II. Anche il cognome Albrìgo altro non e che una forma apocopata di Alberico. Alberto, Abertìni sono cognomi derivati dal nome proprio Alberto, di origine germanica, come Adalbèrto, Adelbèrto diffusissimi nell' antichità; derivano da adal «nobile»e behrt «illustre». Lo presero santi, imperatori, sovrani, principi. Gli Alberti, tra l'altro, furono un'antica e facoltosa famiglia fiorentina; ricordiamo, per esempio, grandi personaggi come Leon Battista Alberti, pittore, scultore e architetto e il poeta spagnolo vivente Rafael Alberti. Bèrto cognome deriva dalla stessa matrice e ha dato luogo ad altri cognomi come Bertàcchi, Bertazzoli, ecc. (vedi più avanti il cognome Bertòldi). Albi e Albiéro (che deriva dal primo) sono di origine latina, dall'aggettivo albus «bianco» da cui prendono nome gli «albini» da Albi hanno altri cognomi come Albìno, Albinoni, Albùzio, tutti veneti. Albi è cognome diffuso a Velo Veronese. Aldeghéri, Aldighiéri sono cognomi medievali; il primo è veronese. Probabilmente si rifanno al nome di origine germanica Aldegério. Aldegheri è contrada di San Bortolo delle Montagne. (dalla quale alcuni cognomi potrebbero esser immigrati in quel di San Martino B.A.) Alighieri o Aldighieri o Allighieri corrispondono a una nobile famiglia fiorentina, dell'antica casata romana degli Elisei. Dante Alighieri, il sommo poeta italiano, ebbe questo cognome da una sua antenata Aldighiera degli Aldighieri, probabilmente ferrarese, che sposò Cacciaguida, avo di Dante. Allegri oppure Allegretti, Allegroni, Allegranzi, deriverebbero da allegro, un termine che significa «buon augurio». Famosa la famiglia degli Allegri di Verona che esisteva già fin dal 1200 e i suoi discendenti furono abili condottieri e amministratori di Verona. Anche i nomi femminile Allegria, Allegrezza, Allegranza derivano dal primo. Ambròsi, Ambrosìni sono antichi cognomi veneti del XIII secolo, veronesi e padovani in prevalenza. Si rifanno al nome Ambrògio che probabilmente risale al termine latino ambrosius «immortale», da cui forse ha preso nome l'«ambròsia», il nutrimento degli dei della mitologia classica che erano considerati immortali. Col nome di Ambrogio ricordiamo il santo vescovo di Milano; un Ambrogio da Milano, scultore e architetto è vissuto tra il '400 e il '500. Ambrosi è contrada di Selva di Progno. Sicuramente da Ambrogio derivano i cognomi Brògi, Brùgi, Brusàto, ecc. Anderloni, Anderlìni sono pure cognomi veronesi del Sei/Settecento, probabilmente derivati da un nome di persona molto antico, Anderl, col significato di «piccolo Andrèa, Andreìno». Andrea significa «fortezza». Anderloni è cognome e contrada di Velo Veronese, ma gli Anderloni sono presenti anche a Badia Calavena, a Mezzane e a Verona città. Andreis, e i numerosi cognomi derivanti da un nome personale Adriano; cioè De Andreis, D’Andreis, D’Andrea, Andreatta, Andreella, Andreetto, Andreoli, Andriolo, Andreasi, Andreani, Andriani, Andrian cognomi diffusi, in una forma o nell’altra, in tutta Italia, hanno alla base il nome Andrea che significa «Fortezza, uomo». Angeli, Angelici, Angelotti derivano dal nome di persona Angelo che significa «messaggero». Un cognome tipicamente veneto è quello di Anzolin. De Angelis, De Angeli, D’Angelo, Dall’Angelo, Sono altri derivati e si rifanno pure alla stessa radice. Annichìni, Annechìni sono cognomi veronesi che trovano la loro radice in Hannequin, nome di una figura demoniaca grottesca propria del folklore medievale: Hannequin, cioè capo di una masnada di spiriti maligni. Nel veneto antico annichin significava «fantoccio», ma non tutti concordano. Ansèlmi, Anselmìni e anche Sèlmo o Sèlmi hanno origine da un nome della tradizione letteraria o religiosa. Sèlmo nel inguaggio veneto vuoI dire «stella marina». Sono cognomi in prevalenza padovani; tutti però fanno capo al nome Ansèlmo della storia religiosa, pure esso di origine germanica: Anshalm «protetto da Dio». Ricordiamo, perciò, s. Anselmo di Aosta (secolo XI), filosofo ed educatore; s. Anselmo di Lucca (secolo XI) e il teologo francese Anselmo di Laon, detto «Lo Scolastico». Tornando al nostro campo, Anselmi è contrada di Selva di Progno e il cognome Anselmi è diffuso in quella zona e in altre vicine. Antolìni e Antonìni derivano sicuramente da un nome proprio dalla tradizione religiosa e letteraria e anche della storia: Antonio potrebbe derivare dal greco antòs «fiore»; per qualche studioso la radice è incerta. I suoi derivati veneti sono Antoniàzzi, Antonèlli, Toniàtto, Toniòlo, Tognòlo, Tognon, Tognétti, questi ultimi più prossimi al dialettale «Tògno». Antonio è nome che diede origine alla gens Antonia, potente casata dell'antichità romana cui appartennero Marco Antonio oratore e l'omonimo triumviro. Lo adottarono anche santi dalla statura di Antonio Abate, Antonio da Padova. Vanno ricordati con questo nome il grande pittore Antonio Pisano e Antonio da Fabriano, pittore anche lui del sec. XVI. Per concludere, Antonelli è una bella contrada di Badia Calavena. Armàni, sembra essere di origine germanica, probabilmente dal longobardo hard o hari e harimàn o Hardman «uomo dell' esercito, guerriero», diventato nel passato cognome tipicamente veneziano. Forse da tale radice presero nome gli Arimanni, la casta più elevata formata da uomini liberi e guerrieri di professione dell' antichità germanica. Armani oggi è uno stilista di fama mondiale. Avesàni è cognome prettamente veronese; nel passato probabilmente significava «abitante di Avesa», sobborgo di Verona. Sono molti ed altri i cognomi che richiamano la provenienza da una provincia o da una città italiana e anticamente erano usati come soprannomi (es. Vicentini, Veronesi, Bergamaschi, Ferraresi, ecc.). Avogàro, cognome veneto, come anche Avogàdro. Si crede che derivi dal latino advocàtor, cioè «avvocato» che il dialetto veneziano ha leggermente corretto in avogàro, così come muratore è diventato muràro, fornaio è diventato fornàro, beccaio è diventato becàro, carrario è diventato carràro.
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Bàldo e Bàldi cognomi che gli studiosi di onomastica sono più propensi a riconoscere nella parola latina venetizzata baldus, cioè «animoso, ardito, coraggioso». Potrebbe però, a detta di altri, discendere da un balt, «bosco», (il tedesco wald), entrato nella parlata dei Cimbri della Lessinia. Da Baldo discenderebbero i cognomi Baldàsso (trevigiano), Baldàn (veronese) e Baldìn (vicentino). A Vestenanova ci sono la contrada Bàldi e numerose famiglie con cognome Bàldo. Il monte Baldo, infine, potrebbe - ma si tratta di una nostra ipotesi - essere tradotto come «Monte del bosco». Va ricordato don Baldo, il grande sacerdote veronese. Baltiéri, altro cognome di casa nostra. Non c'è molto da dire; sicuramente si rifà alle stesse radici del cognome precedente, cioè Baldo. A Velo Veronese c'è la contrada Baltiéri e "in loco" sono numerosi questi cognomi. BàIter sarebbe uguale a «guardiaboschi». C. Galetto è più propenso per una derivazione da Walter, Balter. Bànte è pure esso cognome di marca "cimbra", antico tedesco cioé, forse sceso a San Martino dalla Lessinia. Bant in cimbro significa «roccia, rupe, pietra», séngio in dialetto veronese. Così pure un altro cognome derivato, Bànterle, significa «piccola roccia», in quanto è diminutivo di bànt. Sono cognomi diffusi a Verona, Vicenza e Trento e da noi a Bussolengo, Caprino, Illasi, Rivoli e in Lessinia. Sui Lessini sono numerosi i nomi di luogo con la componente bànt, come a Giazza, per esempio, la Ròate-bant (Séngio rosso) e la Sbàlman-bant (Sasso delle rondini). Bàrba, con tutte le variazioni di Bàrbi, Barbèro, Barbétta, Barbone, Barbiràto, ecc. non hanno bisogno di specialisti per individuare la radice comune che li fa derivare dal latino bàrba, barbae. Barbiéro è la traduzione veneta di «barbiere». Cognomi di personaggi famosi della storia, composti da bàrba e da un secondo termine, sono, tra i tanti, Federico Barbarossa; l'orco Barbablù della favola di Perrault; Santa Barbara, fanciulla di eccezionale bellezza, martirizzata e diventata patrona degli artiglieri e dei vigili del fuoco; Marco e Agostino Barbarigo, fratelli e dogi di Venezia; Giuseppe Barbieri, notissimo architetto veronese cui è intitolato il palazzo municipale di Verona; infine il nostro carissimo poeta dialettale di Verona, Berto Barbarani. Molto nota nel passato era la famiglia Barbieri di San Martino B.A., industriali della cera. Bèccherle, secondo l'Olivieri, deriva dal cimbro bàckerle, da bàker, «fornaio», cioè «piccolo fornaio». È un cognome diffuso soprattutto a Boscochiesanuova, ma presente anche a Verona e a Sommacampagna. In quel di Bosco c'è la contrada Bèccherli. Forse anticamente, come risulta dalla visita del vescovo di Verona Giberti a Bosco nel 1525, il cognome originairo era Bèkel. Il cimbro dei VII Comuni Vicentini riporta bekèar, col significato di «macellaio», da cui deriverebbe il nostro dialettale becaro, noi siamo per quest’ultima versione. Galetto, invece, suggerisce «vigilante, colui che sta all’erta» Bellòrio e Bellero, Bellini, Bellomi, Bellotto. Per questo cognome i pareri sono piuttosto discordanti. C'è chi vuole farlo derivare dall' aggettivo bello e dal suffisso oro o anche da bella ora «bella ora»; chi, invece, da un antico toscano Bellòrus; chi, infine, dalla località Bellòri del comune di Grezzana, dove sono numerosi tali cognomi. Esempi notissimi di nomi composti da due parole, di cui la prima è bella: Belladònna (àtropa belladonna), pianta erbacea perenne dalle proprietà velenose, ma usata nei secoli del Rinascimento dalle donne per dilatare le pupille e rendere più brillante lo sguardo; Bellàgio, cittadina meravigliosa sul lago di Como, famosa per !e sue splendide ville. Benedétti. È più che evidente che i componenti di questo cognome sono bene (avverbio) e detto (aggettivo) cioè «ben considerato, benvoluto, ecc.», ma anche «santo, consacrato, fausto», in sintesi «benedetto». Analogo discorso si può fare per i cognomi Benétti, Benettòn, Benetèllo, tutti veneti, in preponderanza padovani. I Benedétti sono numerosissimi a Sant'Anna d'Alfaedo e anche a Verona. Il nome proprio Benìto, di origine spagnola, dove è diventato cognome, e vuoI dire «partito bene». Benini. Sembra che alla base del cognome ci sia un nome di persona germanica come Benno. Altri lo fanno risalire all’avverbio bene. Dalla stessa radice deriverebbero i Benin, Benoni, Benasi, Benassi, Tenaglia, Benaglio. Bertòldi. Certamente deriva da Bèrto, abbreviazione di «Alberto», di origine germanica (vedi cognomi Albèrti) e come questo anche i vari Bertèlli, Bertòlli, Bertolétti, Bertolìni, Bertoncèllo, Bertàcco, Bertùcco, Bertàggia, Bertàni, Bertòglio, Bertolàso, Bertù, tutti veneti e d'epoca, come si dice; in essi è evidente il prefisso Bèrt e le varie terminazioni vezzeggiative, diminutive e peggiorative. Il cognome Bertàgna, invece, è sempre cognome veneto, ma si dovrebbe far derivare, secondo gli studiosi, da un antico italiano Bertàgna, cioè Bretàgna «Britannia, Inghilterra». Bertòldi, per tornare in tema, è contrada di Sprea di Badia Calavena, ma anche di Roverè Veronese. Un Bertoldo famoso è quello del trio "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno", delle storie di Giulio Cesare Croce, che tanto ci hanno fatto sorridere quando eravamo ragazzini. Bìcego. È cognome vicentino, come i suoi simili Shìcego, Bisigàto, Bisighìni e il veronese Shisighìn. Secondo l'Olivieri derivano da bisegàr o sbisegàr col significato di «frugare, rovistare, mettere il naso nelle cose degli altri», cioè «curioso». Secondo Rapelli, invece, deriverebbe dal soprannome cimbro Bìtzeg, dell'antico tedesco witzec, «intelligente, giudizioso». Bìceghi è contrada di San Rocco di Piegàra (Roveré Veronese), località dove sono numerosi gli abitanti con questo cognome che risale sicuramente al Seicento. Sono presenti anche a Sommacampagna, Verona e in molte località dell'alto vicentino. Bombiéri. È cognome caratteristico di Cerro Veronese, ma oggi è presente anche a Verona e a Grezzana. Rapelli ipotizza la sua derivazione cimbra, da Bòmber con senso di «uno che mugugna, brontolone»; si sarebbe così trasformato, come altri cognomi della zona (Baltiéro, Slaviéro) in vumber «osservare, vigilare, stare in guardia». Troviamo un Bombiéri a Cerro nella visita pastorale del vescovo Gilberti nel 1530; quindi è cognome di una certa antichità. Bonomi, Bonomo, Bonomelli. Chiaramente da bonus homo «uomo buono» al plurale. Un Bonushomo lo troviamo in un documento del 1183. Bonòmi è contrada di Roveré Veronese (San Rocco di Piegara); il cognome è diffuso a Velo, a Roveré, a Verona e in altre località del Veneto. Bosco, Boschi, Boschetto, Boscolo derivano tutti dal nome comune «bosco». I Boschi, e i Dal Bosco sono oriundi, per la maggior parte dalla zona di Giazza dove c’è anche una contrada Bosco che, in cimbro, viene detta Beldran. In Italia sono numerose le località con tale denominazione. Bràga, può essere un derivato dall'italiano «bràca – calzoni», dialettale «bràga, bràghe». Era presente nel trevigiano come cognome antico. Non origina dalla radice braga i cognomi Bragantini e Brighenti o Brighente, che farebbero capo, invece, a «persona che frequenta compagnie allegre o briganti». Bragacurta, invece, dovrebbe provenire da Braga; ma è più un soprannome che un cognome. Nel veneziano e nel vicentino sono presenti i cognomi derivati Bragàto, Braghìn, Braghétto; nel Veneto ancora Braghéssa, Braghentìn, Bragònio. Ma si potrebbe risalire anche al Bragadìn - Bragadìno. Brognàra, è cognome curioso. È attestato nel veneziano e nel trevigiano e sembra trovare la sua origine in un frutto: «prugna, susina» che noi veronesi chiamiamo brògna, bromba. Un antico cognome Prùnulus (latino di "prugnòlo", pianta del susino) risale al secolo XVI nel Trevigiano. Nel veronese i cognomi Brognòlo, Brugnòli risalgono alla radice in parola. Una variante sono i cognomi Brombùr, Brombàra (padovani), Brombùlo (veneziano), più vicini alla radice dialettale brombàr (pianta del susino). Brunelli, può derivare dall’aggettivo medioevale bruno, che si può anche intendere come una qualità fisica dei capelli; oppure dal nome germanico « Bruno». Medesima la radice degli altri cognomi: Brun, Bruno, Bruni, Brunazzo, Brunello, Brunetti, Brunetto, Brunetta, Brulotto, Brun. Brutti, è cognome e contrada originaria di Bosco Chiesanuova. Derivano da un aggettivo di qualità «brutto». Buràto cognome veneto, più diffuso a Verona e a Padova fin dal Cinquecento, come anche Buratèllo; si fanno risalire al «buratto», lo «staccio del mulin», l'arnese cioè che serve a separare la farina dalla crusca e a vagliare (dialettale "tamisàr") gli sfarinati nelle varie finezze. Bussinèlli, Bussinèllo, sono due cognomi attualmente attestati nel veronese; potrebbero avvicinarsi al veneziano Busanèl e al vicentino Busnèlli. Nella parlata bellunese busnèl significa «trottola». Metaforicamente si potrebbe tradurre con «uomo, persona volubile». Pare quindi che siano di origine bellunese.
Caliàri. Oggi a Trento è ancora vivo il cognome Caliàr che, nella parlata locale, significa «calzolaio» o, come diciamo noi veronesi, scarpàr, scarpàro. Un nome Calzollarius è citato nel Codice Diplomatico Padovano dei secoli X-XII, che va fino al 1181; si tratta di un termine latino popolare medievale. La lingua latina classica, invece, scrive caligàrius, da càliga, «stivale». Può darsi, quindi, che la prima persona con cognome Caliàr o Caliàro o Caliàri sia stata realmente un calzolaio. Nella zona di Venezia abbiamo il derivato Callighèr; a Rovigo Callegarìn, a Verona anche Calgàro. Dal citato latino popolare, Calzollarius, avremmo i moderni cognomi Calzolàri (veronese) e Calzariéro di San Bonifacio. Carceréri è contrada di Cerro Veronese e numerosi sono coloro che così si chiamano. Secondo alcuni studiosi, come riportano documenti del Seicento, il cognome Carceréri si sarebbe storpiato ma deriverebbe da Calzarèrius, cognome presente a Cerro in quel lontano tempo; cioè da «calzolai» e non dall'etimo «carcere». M. Delibori, invece, ha raccoltoun’altra versione: il cognome deriverebbe da “Calcereri”, il luogo dove cioè si cuoceva la calce con le calcàre. Caliàri è contrada di Durlo nell'alta valle del Chiampo. Caloi, il cognome sarebbe un derivato da Cola, forma abbreviata di Nicola e Niccolò. Da Cola deriverebbero i vari: Colla, Colli, Colato, Collutti, Coletto, Coleta, Colletta, Coletti, Coloni, Coloro, Colovatti, Colucci, Colocci, Colussi, Calio, Calovi, Caloini, Calosi, Colafelice, Colantoni. Non azzardiamo riferimenti ma solo un’indicazione geografica: a Badia Calavena esiste una contrada di nome Nicalòi. Càmpara, cognome di probabile orgogine cimbra è frequente a Verona, Bussolengo, Cerro, Legnago, Mezzane, Roveré, ecc. Nel roveretano c'è Càmperi; a Verona anche Comparòtto, che deriverebbe dal cognome predetto. Càmpari e Càmpara sono contrade di Roveré Veronese; i cognomi risalgono con sicurezza alla fine del Seicento. Rapelli afferma che Càmpara è forma femminile di un più antico Kàmper, che sembra abbia dato luogo al cognome Càmper di Rovereto, e che pare derivi da Kamp, nel senso di «cresta, sporgenza a forma di pettine». Potrebbe aver dato luogo al soprannome di una persona che fabbricava commerciava pettini. Campedèlli. Da campo, «campo, terreno coltivato a campo». Dalla medesima radice a Venezia ci sono i Campèllo e i Campùlo. Campedèlli è diminutivo e cognome tutto veronese. Nel comune di Erbezzo c’è la contrada Campedelli dalla quale, probabilmente sono derivati tali cognomi. Camponogara. E’ cognome proveniente da Vestenanova e da un’omonima contrada. Nel veneziano c’è pure un paese con lo stesso nome. La prima parte è chiara «campo»; la seconda è dialettale Nogàra, «Noce». Cantéri, è veronese per eccellenza e altrettanto tipico tredicicomunigiano, dell'area cimbra, cioè, della Lessinia, anche se cognome cimbro non è. Cantéro è un'antica contrada di Roveré Veronese e, come afferma Attilio Benetti, deriva dal latino cantherius, «travicello». E aggiunge: «Per cantéri si intendono quelle travi di piccolo diametro che si posano sopra e ortogonalmente alle piane (=grosse travi) per sostenere il tetto dei fienili. Può darsi, però, che sia un cognome derivato da un soprannome dato all'artigiano che preparava queste travi squadrandole». Gli abitanti della contrada Cantéro erano detti popolarmente "Molinari da Cantéro", perché nel vaio della loro contrada esistevano ben sette impianti di questa antica industria dei molini. Cappelletti. E’ cognome caratteristico di Selva di Progno dove c’è la contrada omonima. Come questo, sono di analoga origine i cognomi: Cappello, Dal Cappello, Capelli, Cappelli, Cappellato, Scapellato, Cappellesse, Cappelletto, Cappellina, Capellini, Cappelluti, quasi tutti in Veneto. Chiara l’origine: dal nome o soprannome dialettale Capel, oppure da «cappello». Càrpene, Carpané e Carpené, sono cognomi veronesi. A Sant’Andrea di Badia Calavena e a San Mauro di Saline si trovano due omonime contrade da cui probabilmente essi sono discesi. Deriva dalla pianta del «carpino» (Carpinus betulus. L.). Carradòre, è cognome più vicentino che veronese e deriva da caradòr «carràio», l'artigiano che fabbricava carri agricoli, «carpentiere». Carràro, invece, è prettamente vicentino, mentre Carrèro è sambonifacese; Carrèr e Carriéra sono veneziani; Carraròli è ancora veronese e Cararéto è veneto generalizzato. Carradori è contrada di San Bortolo delle Montagne. Famosi nel passato i "carradori" di Cogollo che costruivano carri e ruote da carro per tutti i veronesi e i vicentini. Castàgna, è altro cognome di cui è facile individuarne la radice, castàgna,se si tratta del frutto, castàgno, se si tratta della pianta. Castagnédi (veronese) è forma dialettale di Castagnétti; nel veronese ci sono anche i Castagnìni, a Treviso i Castagnòli e i Castagnàri. Castagna è antica contrada di Velo Veronese. Un famoso pittore del Quattrocento si chiamava Andrea del Castàgno. Nella bassa veronese c'è il paese di Castagnaro e sulle colline vicine a noi, in comune di Mezzane, il paese di Castagné. Come si vede, i cognomi e i nomi dei paesi sopra citati derivano da una pianta o da un frutto. Còcco, veneziano, ma presente anche nel veronese. Sembra derivato da un soprannome indicante una qualità morale di un individuo ma in questo caso può risalire anche a un arnese della vecchia cantina rurale. Vediamone le possibili radici: nelle "Vite dei Dogi" di Sanudo ricorrono i cognomi di Còcco e Càuco; nel veneziano còcco significa «beniamino». Ma l'origine potrebbe essere anche quella di un dialettale cocòn, cioè il «tappo» delle botti, detto più classicamente «zaffo». È pure veronese Scoccàto, trevigiano invece Cocchétto, padovano Coccolìn. Corbellari. A Selva di progno e Campofontana ci sono due contrade con questo nome. Un Corbellari di Campofontana è citato negli acquisti di terreni di Campofontana e San Bortolo delle montagne da parte del conte Verità Di Verità nel 1407. Il cognome senbra derivare dalla pianta del sorbo, che in dialetto è conosciuta come corbellàr, adatta a fabbricare cesti, dèrli, canestri, ecc. Corràdi, Corradìni, Corradétti: i due ultimi sono diminutivi del primo. È evidente che tutti e tre derivano da un nome di origine medievale, Corràdo, che ha radici germaniche antiche, secondo Bongioanni, e cioè da kuon, kun che significa «ardito, audace, coraggioso» e rat «consiglio»; in altre parole «consigliere coraggioso». Tra i Corrado della storia ricordiamo appunto san Corrado vescovo di Costanza, un altro san Corrado di Piacenza (secolo XIV), l'imperatore di Germania, Corrado il Salico (sec. IX); tra i Corradini, invece, Corradino di Svevia, lo sfortunato re della Sicilia, giustiziato a Napoli da Carlo d'Angiò. Da Corràdi discendono i cognomi Coraìn, Corrà, Corè (veronesi e vicentini). Corradi e Corè sono contrade di Velo Veronese e di Roveré. I cognomi Corràdi sono presenti in Lessinia fin dal Cinquecento. Còsta, Costalonga, Costalùnga. Derivano da nomi locali. La "costa", in topografia, è una distesa di terreno (a prato o a bosco o a pascolo), in leggero pendìo ed esposta generalmente al sole; nella parlata cimbra si chiama làite o làita, termine che ha dato origine ai cognomi Làita e Làiti di Sant'Anna d'Alfaedo. Il cognome Dalla Costa è ancora più indicativo ancora e segnala una persona che proveniva o abitava in una costiera. Numerosi i personaggi storici col cognome Costa; ricordiamo solo Andrea Costa, uno dei fondatori del socialismo in Italia. Tra i Dalla Costa, invece, il famoso cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa. Cràcco, di sicura origine cimbra, secondo l'Olivieri presume un originario Graco, cognome di derivazione letteraria e storica; è cognome veronese. Nel 1531, a San Bonifacio, erano citati tanto Cracho che Gracho. Nei documenti delle visite pastorali dei vescovi veronesi alla montagna dei Cìmbri, a Bolca figura il cognome Cracho fin dagli inizi del Cinquecento. Cracchi è contrada di Bolca. Rapelli trova un Piero Cracho addirittura a Valdagno nel 1424 ed è di diversa opinione circa la derivazione da Gracho. A suo giudizio farebbe capo a un soprannome tratto dall'antico tedesco krach «detonazione, scoppio, fragore, fracasso». Nella storia si ricordano i fratelli Gracchi dell'antica Roma, i due tribuni del popolo che finirono assassinati dagli oppositori delle loro leggi a favore della povera gente. Cùnego è cognome piuttosto singolare e di sicura origine cimbra, diffuso a Badia Calavena, Grezzana, Roveré, Tregnago, Sommacampagna, Ala, Rovereto, Trento. Per l'Olivieri deriverebbe da kunik «re»; per Rapelli, invece, ci sarebbe alla base un nome personale antico tedesco, Cùnico, vezzeggiativo di Kuno e di Kuonrat «Corrado», cioè «Corradino». Come Cùnego nel vicentino si trova anche Cùnico; cognomi derivati sono anche Cunegàtti e Cunegàtto. Cuneghi e Cunegatti sono frazioni di Badia Calavena, Kùnich o Cùniche è una bella contrada di Velo Veronese, dove nel passato lavorava un magistrale artigiano fabbricante di fucili da caccia.
D
Dal Ben, Dal Bosco, Dalla Chiusa, Dal Colle, Dal Dosso, Dal Forno, Dal Prà, Dai Pré, Dalla Riva, Dal Sasso, Dalla Via, Dalla Verde sono cognomi assai diffusi nel veronese e nel Veneto e derivano tutti da nomi di luogo, facilmente identificabili in aspetti e ambienti della natura (bosco, colle, prato, via, dosso, sasso, verde). Invece Dal Ceré, Dal Forno, Dall'Ora, Dal Molin, Dal Moro, Dal Zovo, significano e determinano più da vicino elementi ambientali specifici della località di provenienza oppure qualità fisiche del primo portanome della discendenza (ceré da «cerreto, cerro, pianta»; forno o molin «molino»; zovo «giogo o dosso»; moro «uomo dalla pelle scura o dai capelli neri». Un cognome famoso tra questi ultimi è quello del pittore veronese Angelo Dall'Oca Bianca. Danése. A prima vista sembrerebbe rifarsi all'aggettivo «danése», cioè proveniente dalla Danimarca. Pare, invece, che sia proceduto dal cognome Dell'Agnése, quindi da Agnése, che in greco significa «pura, casta», la santa martire del 304 d.C. "Il Danese" era il soprannome affibbiato a Uggieri, un eroe del ciclo carolongio, molto popolare nell'antichità, uno dei valorosi paladini di Carlo Magno e protagonista della "Chanson de geste". Dànzi è cognome veneto, ma Dànzo, Rigodànza e Rigodànzo sono prettamente veronesi. Un "Danzo" figura in un documento del 1531 a San Bonifacio. Probabilmente derivano da Anzo e quindi dal nome tedesco Hans "Giovanni" . De Santi è cognome derivante dalla tradizione religiosa. L'antico cognome Santo e i derivati Dal Santo, Dalla Santa, Santi, De Santi, Santàto, Santinèllo, Santon, Santòro, ecc. sono veneti, ma prevalentemente di Venezia e del padovano. Un De Sanctis (forma latina) famoso fu quel Francesco, grande critico della letteratura italiana che tanto ha fatto tribolare nel passato gli studenti delle scuole superiori. Doàrdo e Doàrdi si rifanno alla tradizione religiosa e sono cognomi veneti, ma tipici di Venezia. È quanto mai chiara la loro derivazione dal nome di un santo; Odoardo (detto anche Edoardo e più anticamente Adovàrdo), di origine anglosassone. Deriva da had «guerra» e ward «guardia». Sant'Edoardo fu re d'Inghilterra, morto il 13 ottobre 1066; presero questo nome ben otto re di quella nazione. L'ultimo, Edoardo VIII, rinunciò al trono in favore del fratello Giorgio VI e sposò Wallis Simpson, un' americana divorziata. Doàrdi è una contrada in quel di San Rocco di Piegàra (Roveré Veronese). Domenichìni. Anche il lettore più sprovveduto riesce immediatamente a intravvedere il nome originario, la radice Domenico che è finita per diventare un cognome al diminutivo vezzeggiativo. Domenico a sua volta significa «consacrato al Signore ». San Domenico di Guzmàn (secolo XIII) fu il fondatore dell'Ordine dei Padri Domenicani. I derivati veneti più frequenti sono Domeneghétti (Rovigo), Menegàtti, Menegàzzi, Meneghétti, Meneghèllo, Meneghèlli, Menegollo, Menegùzzi, Meneghini, Menegotti (tutti dalla forma dialettale Ménego) sono cognomi al diminutivo o alterati. Un grande pittore, Zampieri Domenico (secolo XVI-XVII) fu chiamato "Domenichìno". "Dominichìni" furono detti nel passato quei servitori che venivano assunti dalle dame della nobiltà e borghesia lombarda solo per il sabato e la domenica. La famosa maschera del carnevale milanese Meneghìno sembra abbia avuto il nome da questa usanza particolare del contesto sociale di allora. Dùsi quasi sicuramente deriva da un termine dialettale veneziano, dòse, dùse «dòge, capo, condottiero» che risale alla parola latina dux «condottiero, duce». Cognomi Dus, Duse sono veneziani o rodigini; Dùsio, Dusi, Dusarìni trevigiani e veronesi.
E
Erbisti. È cognome tipico di Cerro, Roveré, Grezzana, ma è presente anche a Verona. Era già attestato in Lessinia nel Cinquecento come Hèrbst o Hèrbest. Rapelli ne ricerca la spiegazione nel cimbro dei XIII Comuni Veronesi, cioè in hèrbost o hèrbust «autunno»; però anche nell'antico tedesco hèrbst con significato di «raccolto, vendemmia, settembre, ottobre», ma alla fine conclude con un hèrbost che vuol dire «minchione». Erbisti è un' antica contrada di Roveré Veronese.
F
Fàbris e Fabrétti, cognomi come gli altri veneti Fabbrìn, Fàbro, Favrétto, Favaron, Favaràto, Dal Fabro; tutti discendenti da faber latino «fabbro». I Fabbris sono diffusi anche sull'altopiano dei Sette Comuni Vicentini, dal quale pare siano emigrati anche qui nel veronese e sembra che il loro cognome sia la traduzione italiana del cimbro Smiderle, «piccolo fabbro». Personaggi assai noti: Diego Fabbri, grande drammaturgo, e Aldo Fabrizi, attore di fama internazionale. Falézza, poco diffuso nel veronese, sembra derivare dal nome di un luogo dove prosperano le felci, la filicèa o, meglio ancora, dalla «felce». Fasòli, molto più numeroso del precedente e indubbiamente derivato dal nome del «fagiuòlo o fagiòlo»; più direttamente dall'antico latino fasèolus o phasèolus «piccola fava». Sono veneti tutti i derivati Fasolétti, Fasolìn, Fasolàto, Fasiòlo. Giovanni Antonio Fasòlo fu un celebre pittore lombardo del Cinquecento, collaboratore del nostro grande pittore Paolo Veronese. Fattori, cognome che si rifà a una professione, a un mestiere, quello appunto del «fattore», che nei tempi passati si prendeva cura dell'azienda di un ricco proprietario terriero, ne eseguiva o faceva eseguire gli ordini e provvedeva ai lavori alla «fattoria» appunto; un po' meno dell' agente e un po' più del castaldo. Da questo cognome sono originati gli altri come Fattorétto, Fattorèllo, Fattorìni pure veneti. Giovanni Fattori, celebre pittore toscano, onora coloro che portano il suo cognome. Fèrro è cognome «capostipite» di Ferrarése, Ferràri, Ferrarìn, Ferràro, Ferréro, Ferrùzzo e via dicendo. Risalgono al termine «ferro», il minerale e metallo che nella storia dell'uomo entrò di prepotenza a far compiere alla civiltà un enorme salto di qualità; anche se è più comodo, per alcuni, riagganciarli al mestiere del ferràro , il classico «ferraio», l'artigiano vero e proprio del ferro. Tutti i vari toponimi con la denominazione "ferràra" in qualche modo hanno un legame strettissimo con qualche località specifica in cui anticamente si lavorava o si estraeva il ferro (vedi, per esempio, Ferrara città, Ferrara di Monte Baldo; nel territorio di San Martino Buon Albergo le località Ferrazze e Ferrazzetta possono derivare il nome dallo stesso etimo). Fiore, originario rispetto ai suoi derivati Fiori, Fiorìn, Fiorìni, Fiòrio, Fiorantini o Fiorentini, ecc. e indirettamente anche il tredicicomunigiano (ma non cimbro) Florio, tutti veneti, oriundi, oppure importati. Tutti fanno capo al latino flos floris, «fiore» e dal latino sono originati i nomi propri di Fiorenzo, Florindo o Fiorindo e della stessa città di Firenze (Florentia), anticamente chiamata Fiorénte. Fochesàto e Fòcha sono cognomi attestati a Venezia fin dal 1300 come anche l'altro con la "s" finale Phocas (Fòcas) e danno origine appunto a Fochessàti, Fochesàti e Fochesàto, veronesi i primi due, vicentino il terzo. Sembrerebbe - ma le ipotesi sono sempre discutibili e verificabili - che derivino da Fòca, nome di un santo martirizzato durante la persecuzione ordinata da Diocleziano, venerato in Calabria come patrono dei marinai (festa il 22 settembre); oppure dal nome di un imperatore d'Oriente che usurpò il trono al legittimo Maurizio, governò tirannicamente e fu ucciso dal popolo nel 610 d.C. A Roma in suo ricordo si può ancora ammirare la "Colonna di Foca". Frànchi e Franchétti. Non v'è molto da dire a proposito di questi due cognomi. Possono derivare tanto da Franco come anche da Francesco; il primo (Franco) potrebbe essere una abbreviazione di Lanfranco (radice germanica land «paese» e frank «libero»; il secondo (Francesco) da un nome israelitico che fa capo a una antica consuetudine di concedere esenzioni (affrancature) pecuniarie a certe famiglie, come avveniva negli Stati Sardi, in cui la nascita del settimo figlio "affrancava" la famiglia da ogni imposta diretta. Da Francesco (nome del grandissimo santo umbro, patrono dell’Italia, e così chiamato dalla madre per onorare la sua terra d'origine, la Francia) deriva una infinità di cognomi nei quali per lo più è scomparsa la radice "franc" mentre si dà risalto ai suffissi (Césco, Ceschèl, Ceschìn che sono veneziani; Cesconi, Ceccàto, Ceccon veronesi; Ceccàgno padovano). Furlàni. Senza alcuna esitazione si va subito all'origine più ovvia: furlàn, «proveniente dalla Furlanìa», il Friùli, l'antichissima regione italiana col nome latino di Forum Julii (città di Giulio Cesare). Quindi questo cognome, come i suoi derivati Furlanétto e Furlanìni ecc. si riferiscono al territorio di provenienza di questi antichi immigrati. Furlàni è una bella contrada di Campofontana. Un celebre Forlanìni (Carlo) inventò il "polmone artificiale" che recentemente abbiamo avuto modo tutti di conoscere per aver ospitato, prolungandole la vita, di quasi vent'anni una ragazza.
G
Gagliàrdi e Gaiardoni sono cognomi con evidente riferimento a qualità fisiche tipiche del primo portatore di questo "soprannome". Derivano da un tardo latino popolare galiàrdus (a Venezia c'era un cognome simile ai primi di questo millennio) con significato di «forte, robusto, prestante» dialetto: gaiàrdo), mentre nel latino classico questi termini si traducono con fortis,acer,strenuus. Nel Bellunese c'è il cognome Gaiàrt, mentre Gaiardoni è veronese e ci ricorda un famoso villafranchese campione mondiale di ciclismo in tandem con Antonio Maspes. Gagliàrdi potrebbe probabilmente derivare anche dallo spagnolo gallàrdo con lo stesso significato italiano. Gàiga è cognome tipico dell'area cimbra della Lessinia, ma è presente anche a Caldiero, Grezzana, San Giovanni Ilarione, Arzignano, Cornedo Vicentino, Montecchio Maggiore e Ala; soprattutto però a San Bortolo delle Montagne e a Durlo nell'alto vicentino. Risale sicuramente al Trecento. Secondo Rapelli sarebbe derivato dall'antico tedesco, che aveva gige «violino, piva» e si conserva nel moderno tedesco con gèige. Il termine potrebbe significare, quindi, "suonatore di violino, di piva". Gàiga è contrada di San Bortolo delle Montagne. Gàspari Gasparri e Gàsparini sono cognomi presenti nel veronese; l’ultimo è un vezzeggiativo. Gàsperi è contrada di Roveré Veronese, dalla quale provengono sicuramente alcuni cittadini residenti nei vari comuni. Il tedesco traduce il nome della contrada Gàsperi, da cui sembra derivare il cognome, con Kàspern che si rifà al nome tedesco Kàspar, Kàsper «Gaspare, Gaspero». Gàspare fu uno dei Re magi e tale nome sarebbe addirittura di origine celtica. Un Gàsparri (Pietro) famoso fu quel cardinale che stipulò con Mussolini i "Patti Lateranensi" nel 1929. Gècchele. Anche questo cognome è per così dire "importato" dalla Lessinia cimbra, meglio dall'alta val del Chiampo, come anche il Gecchelìn, tipico del Vicentino, e i Gècarle e Gèccherle veronesi. Sono diffusi, soprattutto Gècchele, anche a Cologna Veneta, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione, Arzignano, Valle del Chiampo e Valle dell'Agno. Gècchele e Gecchelìn richiamano l'antico tedesco Jèckelo, Jèckele, diminutivo Jàc «Giacomo»; quindi «Giacomino». Anche il secondo pare abbia avuto origine dalla stessa radice cimbra, cioè Jac (tedesco Jack, Jachel). Ma va ricordato altresì che a Verona, nella parlata popolare, si usa dare del Gècarle a una persona "poco furba". Lo riportiamo più per curiosità che per dovere; non cambia nulla alle persone che portano questo bel cognome che risale al '600. Giacomàzzi, Giacomèl, come il cognome precedente, si rifanno al nome della tradizione religiosa, Giacomo, con le varianti di Giacobbe e Jàcopo, che nella lingua ebraica significano «colui che segue Dio» Tra i molti santi che portarono questo nome, l'apostolo Giacomo è il più venerato; ma vanno ricordati anche i numerosi re di Aragona, di Cipro e Gerusalemme, d'Inghilterra e di Scozia, di Maiorca, di Sicilia. Tra i derivati veneti di Giacobbe troviamo i cognomi Giacòbbi, Gòbbi, Gobbàto, Gobàtti, Gobétti. Da Giacobbe, patriarca ebreo, figlio di Isacco e di Rebecca, presero nome altri personaggi illustri e un movimento politico famoso durante la Rivoluzione Francese: i Giacobìni. Giràrdi, Girardìni (il secondo è un vezzeggiativo) sono veneti, come i veronesi Girardàto, Ghirardèllo e Zirardèllo. Tutti si collegano a un nome di persona medievale; nel nostro caso a Gheràrdo o Giràrd o Geràrdo. Per tutti si deve ricorrere alla radice germanica ger, gar «lancia, asta» e hard «forte», cioè «guerriero dalla lancia forte». San Gheràrdo fu vescovo e patrono di Vellétri. Grìgoli, Gregolato, Grigolàto, Grigolini, Griguòlo, risalgono a un unico nome antico della tradizione religiosa: Gregòrio. Nel 1400 troviamo un cognome genuino veneziano Gregòri, come veneziani antichi sono Grigòlo, Grigolàto, Grigolon, Grigolìn, un popolare abbreviato Gòrio e un padovano Goréggio. Gregorio si rifà al verbo greco gregoréin con significato di «destare, risvegliare», quindi «uomo vigile, desto». Adottarono il nome "Gregòrio" ben tre Padri della Chiesa greca e 16 papi. San Gregorio Magno (festa il 12 marzo) fu il più illustre di tutti e da lui prese nome la famosa raccolta di preci liturgiche della Chiesa e la riforma della musica e del canto sacro, detto appunto "gregoriano" . Griso, Grisi, sono cognomi veneti foggiati da un soprannome dato a una persona dai capelli grigi; oppure derivati dal termine tedesco Griso. Il cognome Griso è diffuso anche a Badia Calavena e a San Martino B.A.. Pagan Griso, Grisou, Grisotto, si trovano anche in altre province del veneto. A Campofontana c’è una contrada Grisi. Grobbèrio e Grubèrio sono cognomi di origine lessinica cimbra; presenti perchè importati quaggiù dalla nostra montagna. Ma sono attestati soprattutto a Cerro e Roveré, ma anche a Dossobuono e a Verona. Sicuramente derivano da un Grober del XVI secolo che si identificherebbe nella contrada Gròbbe o Gròbi (attualmente contrada Grobbèri). Nell'antico tedesco grùabe (o grùobe) ha significato di «fossa, buca, cavità»; ma nel vecchio linguaggio dei carbonai di una volta grùabe o grùobe era il «posto del carbonaio», il luogo cioè dove si costruiva la carbonaia, la si faceva lentamente "bruciare" per ricavarne carbone di legna dolce. Grossùle e Grosùlle, altri cognomi scesi dalla Lessinia e diramatisi poi a Grezzana, San Giovanni Lupatoto, Verona; sono frequenti in particolar modo a Roveré dove li troviamo già nel Cinquecento. Rapelli esamina due derivazioni di matrice antico-tedesca: schulle «tànghero, villano», che non gli sembra però il cognome più confacente che una persona possa adottare; oppure da groazz «grande» e schuolere «studente»; cioè «bravo scolaro» che ci sembra il più semplice e veritiero. Guèrra è cognome tipicamente vicentino ed è chiarissima la sua etimologia: da guerra. Ma può esservi anche un «Guerrino» apocopato a disturbare la radice, o meglio, abbreviare alla veneta: Guèra. Certo è che Guarìno, Varìno, Guerrìno, Guerìno una volta erano nomi propri e si rifanno tutti a «guèrra». Nascinguerra,Vinciguerra, sono cognomi o soprannomi della storia medievale. In un documento del 765 troviamo un nome Warinus, cioè Guerrino o Guarino. Pertanto Guerra e gli altri deriverebbero dal tedesco warhen, waren «difendere, proteggere». La celebre località del Lago di Como, Varenna, avrebbe le sue radici proprio in «guerra». Citiamo, per curiosità, un noto romanzo della cavalleria medievale, "Guerrino il Meschino", di Andrea da Barberino. In quel di Velo Veronese vi sono sia la contrada Guèrri che il Monte Guèrri. Gùgole e Gugolàti, cognomi anch'essi provenienti dall'area cimbra della Lessinia, il primo sicuramente; il secondo ne è una storpiatura. A San Bortolo delle Montagne c'è la contrada Gùgoli e i cognomi Gùgole sono numerosi così come nel comune di Vestenanova. Attualmente sono presenti anche a Caldiero, Mezzane, Tregnago, Arzignano, Chiampo, Schio, Trissino. I documenti li segnalano già a cominciare dal tardo Cinquecento e si è dell'avviso che derivino da un soprannome tratto dall'antico tedesco gùgele o gùgel «cappuccio» (parte del mantello) cioè «quello del cappuccio»; ma vi sono anche gòugele e gòuge con valore di «gobba». La prima versione è ancora la più verosimile.
I
Isèppi è veneto, come veneti sono i suoi derivati diretti Isipàto, Isèpo, e gli abbreviati Gèppi, Bèpo, Pèppo, Pepìn e altri (veneziani, triestini, padovani), La loro comune origine è il nome ebraico Giuseppe che vuoI dire «l'Aggiunto». San Giuseppe è patrono della Chiesa cattolica e dei lavoratori (festa 19 marzo) e tra i Giuseppe famosi della storia e dalla tradizione vogliamo ricordare: Giuseppe d'Arimatea (che seppellì il corpo di Cristo); Giuseppe figlio di Giacobbe (che diventò viceré d'Egitto); Giuseppe Cottolengo (fondatore della "Piccola Casa della Divina Provvidenza" di Torino).
L
Lanza, Lanzo, Lancia, Lanciai, sono di origine veneta antica e vanno riferiti a un soprannome indicante una qualità specifica di un determinato individuo che per primo si trovò elencato con questo cognome. Lanza come Lanzòlo e Lanzuòl, veneti pure essi, derivano da «lancia. Lanciòlà». Lanzàdo, vicentino, può significare «colpito da lancia». Lanzarotto, veneziano, si rifà a Lancillotto, oggi diventato Lanceròtti; ma è tutt’altra cosa da Lanza o Lanzo, perché è difficile stabilire l’etimologia di Lancillotto. Leardìni, antico cognome veneto, deriverebbe da un nome di persona del medioevo, così come gli Aliàrda e gli Eleardini veneti. Sembrano originati da nomi germanici antichi, cioè Adelàrdo, Alàrdo, Aleàrdo,le cui radici tedesche sono adal «nobile» e hart «forte, ardito». Sant’Adelardo, fu abate di Corbie (Francia sett.) e morì il 2 gennaio dell’anno 827. E’ veronese Aleardo Aleardi, illustre come poeta e patriota, internato più volte nelle carceri austriache per le sue idee liberali (1812-1878). Leoni, chiaramente è cognome derivato dal nome di un animale, il «leone», ma è veneto e di origine antica, come Lion (veneziano e padovano), Lioni (veneziano di antica data). Presero il nome di Leone tredici papi della Chiesa cattolica, ma di essi il più illustre fu san Leone Magno che salvò Roma dalle orde del terribile Attila; un altro papa famoso e di attualità fu Leone XIII che emanò l’enciclica “Rerum novarum”. Era un nome usato anche dagli israeliti. Cinque “Leone” furono imperatori d’Oriente; un Leone Leoni fu scultore e medaglista insigne del Cinquecento. Sono pure da riferire al cognome Leoni i cognomi Leonardi, Lonardi, Lonardoni; l’ultimo però, è nome alterato. Dal nome “leone” deriva anche Leonardo, di origine germanica recente, in quanto i germanici (gli Alemanni di un tempo) non conoscevano il leone; per loro, al posto del leone, l’animale più grosso e più rinomato era l'orso. Leoràto, è derivato, pure esso, dal nome di un animale selvatico, la «lepre», che noi veronesi chiamiamo popolarmente «léoro o léore» e i vicentini, invece, «livore» e «livore». L'antico dialetto vicentino, appunto, aveva un sostantivo levoràto col significato di «leprotto» . Venne a perdere la "v" interna e rimase leoràto, dal quale è scaturito questo cognome. Leoràti o Levoràti è contrada di San Bortolo delle Montagne. Lovàto, cognome, come i precedenti, derivato da un nome di animale, il «lupo», che da noi in montagna - ma anche in pianura era detto lovo e anche lùvo. Così anche altri derivati come Luvo, Luvàto (veneziani), Luvatìn (del 1350), Lùppi, Lùpoli, Luvàri, Lopàri (pure del 11 00), tutti veneti. Lovàti e Lovatini sono contrade dell'alta valle del Chiampo. Il cognome «Lupo» era molto diffuso tra i longobardi e in quella lingua esso derivava da luba, liuba, cioè «amare, amore». I romani antichi, se ben ricordiamo, inventarono la leggenda della lupa che allattava Remo e Romolo; la lupa, quindi, come anche l'aquila, per loro era animale sacro. In Italia ci sono più di venti località con nome di Lovere, Lovaria, forse riconducibili a «lupo, luogo del lupo, lovo». San Lupo fu vescovo di Bergamo e morì nel Trecento. Lucchi, cognome dell'area cimbra, come anche Lucco, arrivato nella pianura veronese intorno agli anni Cinquanta di questo secolo; ve ne sono molti anche a Giazza. Difficile stabilirne le origini; forse dal nome della contrada Lùche o Lùke di Giazza e di un’altra omonima a Badia Calavena, probabilmente tutti oriundi di Giazza. Louch, in cimbro significa «grotta, tana, buco», mentre Lucke vuoI dire «strettoia». Ma è probabile anche che risalga all'antico veneziano De Lucchi. Lucco, invece, si potrebbe attribuire all'italiano lucco, nome di una lunga veste usata dai fiorentini nel secolo XVI
M
Macchiella. Si tratta di un cognome quasi certamente veneto, derivante forse dal latino màcula, «macchia», in questo caso «piccola macchia, macchietta». Simile ipotesi si può fare per altri omonimi, come Maccà, Maccàti (vicentino il primo, padovano il secondo), Macchiàti, Màcola e Maculòtti. . Rapelli sostiene invece che deriverebbero dalla contrada Macella di Rosaro in quel di Grezzana. Madinelli è cognome da ricondurre probabilmente all'originario nome proprio di persona Tommaso, del quale è scomparsa la radice Tom mentre si è sviluppata la desinenza maso, dando origine ai vari Masi (da Tommasi), Madìn, Madèlla (friulani e piemontesi), Masèllo, Masétto, Masìni, Masòtto (veneti), Tomadèlli e Tomadìn (veneti antichi). Madinèllo e Madinèlli, quindi, dovrebbero essere diminutivi vezzegiativi e derivare dal Madìn di cui sopra. Tommaso, in ebraico, significa «gemello». Dei molti santi con il nome Tommaso, i più venerati in Italia sono l'Apostolo (festa 21 dicembre) e Tommaso d'Aquino, grande filosofo e teologo (festa il 7 marzo). Non possiamo dimenticare, in tempi come questi in cui si parla tanto di trasparenza e di onestà dei politici e dei governanti, Tommaso Moro (grande cancelliere d'Inghilterra e santo) e Niccolò Tommaseo (letterato e patriota - sec. XIX). Mantovàn, Mantovàni non hanno bisogno di spiegazioni. Si tratta di soprannomi affibbiati alle origini a una persona o a un nucleo familiare provenienti dal territorio mantovano. Marchesìni, Màrchi, Marcàto. Il primo è derivato da un antico cognome veneziano (1122), cioè «marchese», un titolo di dignità, di nobiltà che la Repubblica di Venezia aveva istituito per i più facoltosi e fedeli suoi sudditi. Da «marchese» sono derivati Marchesàn e Marchesìn. Gli altri due, invece, si rifanno più precisamente alla tradizione religiosa, al nome di «Marco», come i vari derivati Màrchi, Marchétti, Marcolìn, Marconàto, Marconcìni, Marchignon, Marcùglia, e Marcazzàn (forse un composto di Marco e Cassiano), tutti veneti. Marco deriva dalla parola latina mas, maris, uguale a «maschio». Ma può darsi che originariamente provenisse da una radice semitica che significherebbe «re». Non si esclude, però, che anche Marchesìni possa derivare da Marco. Martìni, Martìno, Martùcci, cognomi veneti e originati da un nome di persona della tradizione religiosa oppure letterario-mitologica; cioè da «Martino», il santo titolare della parrocchia; un nome che risalirebbe però a quello della divinità latina, «Marte», dio della guerra, in ricordo del quale è stato battezzato anche un pianeta del nostro sistema solare. Col nome di Martino si annoverano altri santi, alcuni papi, alcuni sovrani di Sicilia, e un numeroso stuolo di «Martini» letterati, artisti e uomini della politica, fra cui merita un cenno Simone Martini (pittore del sec. XII-XIV). Masiéro, Masòtto, tutti e due avrebbero una comune radice nella parola latina mansus, il «maso». Il «maso» nel Trentino - Alto Adige (ma anche qui da noi in Lessinia nei primi secoli dell'immigrazione dei Bavaro Tirolesi) era un podere con annessa abitazione colonica, capace di assicurare la sussistenza al coltivatore e alla sua famiglia e non era possibile dividerlo tra i figli, per cui passava direttamente e integralmente in eredità al figlio maschio primogenito, onde evitare la frantumazione in tante piccole proprietà. Masiéro è cognome tipico del padovano e del vicentino. Col termine masiéra nel dialetto vicentino si indica una muraglia di sassi a secco oppure un mucchio di pietre abbandonate. Nel nostro dialetto veronese la identifichiamo meglio con il termine marògna; nel cimbro, invece, ganna. Massalongo, è cognome composto di due termini dialettali veronesi: «massa» (troppo) e «longo» (lungo); si riferisce a persona molto alta di statura. Ma vediamo, tra i più conosciuti, alcuni di questi strani e curiosi soprannomi composti: Alto-monte, Batti-ferro, Bevi-l'acqua, Cata-briga, Cava-zocca, Cazza-villani, Costa-magna, Fiera-mosca, Fontana-bona, Fuma-galli, Magna-bosco, Mazza-cani, Metti-fogo, Mezza-notte Miglia-vacca, Passi-gato, Rosega-ferro (che è anche un paese del Veronese), Scana-vacca, Strappa-rava, Tira-pelle, Val-de-gamberi, Zappa-l'orto, Zappa-vigna e via dicendo. Menini. Pare proprio che questo cognome, come Menoni, Menotti, Menàzzi, Menàti, derivi, all’origine, da Domenico, dalla desinenza, cioè. Da tale nome, essendo scomparsa la radice “do” iniziale, è rimasto il cognome. Così anche per Denego. Ma più sicuramente ancora proviene dal veneto-friulano Meni (Domenico). Mercanti, è cognome tipico veronese che trova le sue radici in una professione, in un mestiere, ed è attestato a San Martino Buon Albergo fin dagli inizi del Seicento, come risulta dai registri dei battesimi della parrocchia. Si tratta, in altre parole, di un soprannome dato a una persona che di mestiere faceva il “mercante”. Merzàri, Mezzàri. Giovanni Rapelli, li ritiene formalmente italiani, riproducenti cioè un antico veronese merzàr «merciaio», corrispondente al nostro dialettale “marsàr, marsàro”, il venditore di merci varie, ma prevalentemente stoffe e abiti. Un commerciante che una volta arrivava in tutte le contrade o nelle corti col suo cavallo o col “musso” e con la “caretìna” a smerciare appunto tante cose, soprattutto tessuti. Però possono essere anche “calchi” della parlata timbra. A Giazza c’è la contrada Markadant,«Mercanti», da cui derivano il cognome Mercanti e, forse, Merzàri. Mezzari infine, può essere una storpiatura del primo, ma può derivare anche da “mezzadri”. Sono cognomi, soprattutto il primo, diffusi oggi anche al di fuori di Giazza come Tregnago, Schio e Verona. Un “Mercante” degno di essere ricordato fu don Domenico, parroco di Giazza, che nel 1945 i tedeschi si trascinarono dietro fino alle porte di Ala e colà fucilarono assieme a un soldato del loro gruppo che si era rifiutato di uccidere un sacerdote della sua religione. Michelètti, Michelètto, Micheloni, Michelòtto, cognomi di cui non è difficile stabilire l’origine. Sono, infatti, diminutivi e alterati del nome proprio di persona Michele. Nel veneziano antico v’erano Michiél, Michielétto, Michilàn; nel trevigiano Michelétto, Michelon; nel friulano Celòtti; nel padovano Cellin e Cellon. Michele in ebraico significa «Chi uguale a Dio?», La festa dell’arcangelo Michele si celebra il 29 settembre. Un tempo quella era la data ultima in cui i pastori e i mandriani potevano restare al pascolo in montagna con le loro bestie, e di conseguenza, entro quella data, dovevano prendere la strada di ritorno ai paesi di provenienza. L’operazione si chiamava descargàr montagna. Migliorànzi, Migliorìni. Forse derivano più facilmente dell’aggettivo italiano «migliore», con leggere inflessioni nelle desinenze. Qualche specialista della materia è dell’opinione che andrebbero ricercati nell’antico nome ebraico-semita Melchiorre, uguale a «re», uno dei tre Magi. Un antico cognome veronese del ‘400, tanto per convalidare la prima ipotesi, era “Migliore”. Miglioranzi sembra essere un’alterazione di un cognome veronese Migliorantz; da cui deriverebbero anche i cognomi Miorandi e Morandi. Milanése e Milàni; Modenése e Mòdena. Cognom che si rifanno sicuramente a soprannomi di vecchia data, affibbiati a persone o a nuclei familiari provenienti da Milano o da Modena. Moscàrdo, Moschìn, Moscon, Mosconi. Tutti, a quanto pare, derivano dalla parola «mosca». Moscàrdo, però, sembrerebbe più affine al termine, pure italiano, di «moscàrdo», che è uno dei nomi di una specie di sparviero (falco da caccia). Ma anche questo termine, in definitiva, si ricollega alla parola «mosca», per il semplice fatto che lo sparviere maschio, di cui si parla, viene chiamato così per la presenza di numerose piccole macchie sulle penne del petto, tanto da sembrare moschetà, come noi definiamo un oggetto con piccole macchie. Moserle, è cognome di sicura matrice germanica, come del resto Mosele, Mosole, Mùserle e Mòser, diffusi soprattutto nel Vicentino e nel Trentino. Più specificatamente Moserle e Mùserle deriverebbero da un antico tedesco Mosen, diminutivo di mos «pantano, acquitrino, palude, pozza d'acqua». Dalla stessa radice anche gli altri. In sostanza dovrebbero significare «uomo che abita vicino a un pantano, a un acquitrino».
N
Negrìni, era già cognome diffuso nella pianura veronese già alla fine del Cinquecento. Non pare di difficile comprensione. Si tratta di un diminutivo dell' aggettivo dialettale veronese e veneto négro, «nero, scuro» di capelli, di carnagione, dal latino niger; un soprannome originato da una qualità fisica di un individuo, passato poi a identificare una famiglia e la sua progenie. Nicòlis, pure presente nella pianura veronese nel Seicento, è un derivato dal nome proprio Nicola, come gli altri assai noti Nicòli, Nicolàto, Nicolìni, e gli abbreviati Còla, Colétti, Colùssi, Calòi, ecc., tutti veneti di antica data. Nicola (come pure Nicodèmo) deriva dal greco nìke, nikào, «vittoria, vincere». San Nicola è patrono di Bari (festa 6 dicembre), ma è assai venerato anche nei paesi dell'Europa settentrionale col titolo di Sanctus Nicolaus, diventato più familiare come Santa Claus, corrispondente al nostro Babbo Natale. Col nome di Nicola furono celebri alcuni zar di Russia, alcuni re di Danimarca e del Montenegro. Cinque papi e un antipapa si chiamarono con questo nome e molti personaggi italiani della storia adottarono il cognome derivato: Nicolìni. Nordèra, cognome proveniente dall' area cimbra della Lessinia, in particolare da Giazza, ma diffuso in val d'Illasi, a Cazzano, a Mezzane, nella Valle dell' Agno, a Folgaria, Schio, Vicenza e Verona. Pare derivi da un Nòrdarar, plurale di nòrdar, nòrder, col significato di «settentrionale, uomo del nord». Nòrderi è una contrada a nord di Camposilvano (Velo Veronese).
O
Olibòni, Oliosi, Olioso, Olivàto, Oliviéri, Oliviéro. I primi tre sicuramente hanno la radice in «olio»; gli altri tre, invece, in «olivo». Ma qualche studioso della materia è propenso a far derivare Oliviéri e Uliviéri dal germanico antico Aliwàrt, cioè da aie, ali «straniero» e wart «difensore». In Italia il nome Oliviéro divenne popolare nel Medioevo quanto quello di Orlando. Oliviero fu uno dei più famosi e strenui paladini di Carlo Magno. Tra i cognomi derivati da «olivo» non possiamo trascurare di ricordare quello della grande industria Olivétti.
P
Padovàn, Padovàni, come gli altri in precedenza citati, all'origine furono soprannomi dati a un individuo o a una famiglia provenienti dal territorio (o dalla città) padovano. Pagàni, Paganèllo, Paganèlla, Pagàn Griso. Paganus è parola latina con significato di «villereccio, contadino» e deriva dal sostantivo latino pagus, cioè «villaggio». Nel linguaggio chiesastico la parola paganus diventò sinonimo di «infedele», cioè seguace di religioni antiche politeiste, adoranti più di una divinità; non la cristiana, quindi, né l'ebraica che adorano un Dio solo (monoteiste). Tali "infedeli" furono detti pagàni perché la religione cristiana trovò difficoltà enormi ad affermarsi e a diffondersi in mezzo a loro, soprattutto nelle campagne, tra i contadini. I cognomi di cui sopra, attestati fin dall'Ottocento a San Martino Buon Albergo, sono di origine molto antica, segnatamente il primo e l'ultimo. Paganella e PaganeIlo, invece, sono diminutivi e di data più recente. Pagan Griso, infine, è diventato cognome con due ... cognomi agli inizi dell'Ottocento, per il fatto che si erano ingenerate nelle zone di origine numerosissime confusioni anagrafiche, civili, religiose e ... postali tali da costringere le autorità locali a obbligare certi nuclei familiari ad assumere il secondo cognome Griso. Il secondo cognome si spiega con il fatto che in Lessinia, soprattutto nel passato, si usava battezzare i bambini continuando imperterriti a "rinnovare" il nome dei nonni da una generazione all' altra. Pagani e Grisi sono due contrade di Campofontana e i cognomi omonimi per lo più vengono da quella zona. Pasétto, Pasi, Pasìni, Pasòtto, cognomi che hanno un'unica radice vicentino-veneziana e veneta in senso lato, cioè pase, uguale all'italiano «pace». Sono cognomi mancanti di un prefisso, come Bona-pase (Bonapace), Quista-pase (Acquistapace) diffusi nel medioevo. Affine al nome-cognome «Pace» è il nome Pacifico, col quale si annoverano tre beati dell' ordine dei Francescani, ma è di probabile derivazione israelitica. Dall'Italia centrale Pace ha diffuso nel nord alcuni cognomi derivati, come Pacelli (cognome di Pio XII) e Pacinotti (l'inventore dell'"anello elettromagnetico”: il congegno per trasformare l'energia dell'acqua, in caduta forzata nelle centrali, in energia elettrica). Pasqualétto, Pasquàli, Pasqualìn, Pasqualón, Pasqualòtto, Pasquètto, Pasquòtto, hanno una radice etimologica unica: pasqua. In ebraico la "Pasqua" è detta pesak; in greco, invece, paska, in latino pascua o pascha. Letteralmente pascua significa «pascolo, nutrimento» e ricorda la cena a base di agnello degli Ebrei in procinto di fuga dall'Egitto verso la "Terra promessa". Oggi sono entrate nell'uso anche altre denominazioni folkloristiche della "Pasqua": Pasqua dell'uovo, Pasqua di Natale, Pasqua di befana, Pasquarosa. Con quest'ultima denominazione si intenderebbe la festa di "Pentecoste", che si ricollegherebbe a un'antichissima festa pagana della primavera, detta appunto rosàlia, «giorno delle rose». Pellizzàri, Pellizzon, Pellizzoni. Sono cognomi palesemente derivati da un termine veneto, meglio ancora vicentino e veneziano: pelìzza, uguale a «pelliccia». Il pelizzàro, quindi, altro non era che il «pellicciaio», il conciatore di pelli o rivenditore di pellicce. D'altra parte "pelliccia" in francese è pelisse e in spagnolo pelìizza; probabile quindi l'influsso anche di queste due lingue. Numerosi i Pellizzari nel Vicentino e famosi furono Achille Pellizzari (critico letterario) e Pietro Pellizzari (dermatologo) del secolo scorso. Pellizzàro è un comune in provincia di Trento. Peloso, è cognome originario di Campofontana, delle contrade Pelosi di Sopra e Pelosi di Sotto. Chiaramente deriva dal latino- pilosus «peloso, uomo peloso» e si tratta di un cognome che si rifà a un soprannome dato a un uomo «pieno di pelo, villoso». Nel Cinquecento, infatti, i Peloso di Campofontana si chiamavano "Piloso". Può darsi che anche gli Spagnoli abbiano dato un loro contributo linguistico nel caso di questo cognome, poiché in quella lingua si dice peloso. Nessun Peloso particolarmente celebre nella storia. Non ha importanza; basta aver un' anima bella anche se nascosta sotto una scorza pelosa. "Peloso, uomo virtuoso". Perétti, Perinèlli, Perìni, Perissinòtto, Perùzzi, Peróni, Peròtti, Perùso, Perétti e Perìni esistevano già verso la fine del Cinquecento nell'onomastica di San Martino Buon Albergo. Sono tutti comunque originati dal nome proprio «Pietro», diventato nella parlata del popolo Piero, poi più tardi Péro, da cui ogni regione d'Italia ha tratto i propri cognomi particolari: un'infinità. D'altronde, nell'antichità, «Pietro» era uno dei tre nomi propri più diffusi tra la gente, dopo quelli di Maria e di Giovanni. Pietro deriva dal latino Petrus, e a sua volta da pètra (roccia, rupe, macigno), traduzione dell'ebraico Kèphas (pietra). Sarebbe troppo lunga l'enumerazione dei 116 santi venerati dalla Chiesa cattolica con questo nome e dei numerosissimi personaggi storici, della cultura e dell'arte. A volo d'uccello, solo alcuni: Pier della Vigna, Piero della Francesca. Piero de' Medici, Pietro il Grande, Pietro da Cortona, Pietro l'Eremita. Si pensi poi che in Italia sono ben 64 i comuni col nome di San Pietro. Anche Butros Ghali ha nome Pietro, cioè Butros. Pozza, Pozzàn, Pozzàni, Pozzàto, Pózzerle, sono tutti cognomi derivati da un toponimo, cioè un nome di luogo. Originariamente, quindi, dal termine italiano «pozza, acquitrino, acqua stagnante». Pózzerle, però, secondo alcuni etimologisti, sarebbe un diminutivo di un nome germanico, il bòzer «giocatore di birilli, di bocce», oppure derivante dal tedesco beizere «falco, cacciatore col falco», dal quale il cognome tipico della Lessinia cimbra Pózzer. Pozzerle è cognome diffuso a Velo Veronese.
R
Rama, Ramazzòtto. Il primo deriva sicuramente dal nome di una parte dell' albero: il «ramo», la nostra dialettale rama. Il secondo, più facilmente, da «ramàzza, scopa». Rama è nome di due contrade, una di San Bortolo delle Montagne e una di Bolca, dalle quali molti Rama certamente provengono. Ramazzotti, invece, senza far della pubblicità, ha dato l'etichetta a un famoso amaro e la notorietà a un cantante. Rancàn, Rancàni. Questi cognomi si rifanno, secondo gli esperti, a un termine italiano rànco (in cimbro rùnç), che vuoI dire «zoppo, claudicante, rattrappito» e fa riferimento, quindi, a una imperfezione fisica di un certo individuo che per primo si vide affibbiato questo soprannome. Sono comunque veronesi o veneziani. Col nome di Rancani si identificano in Lessinia due contrade, una in quel di Durlo (alta val del Chiampo), e una sui monti di Tregnago. A Giazza si rese famoso per la parrocchia un certo parroco, don Domenico Gugole, detto "Pfaffe runce", «prete storpio», che lasciò alla sua chiesa una copiosa eredità in beni immobili. Rigatèlli, Righétto, Rìghi, Rigon, Rigoni, Rigodànza, sono cognomi che risalgono a un nome di persona del medioevo, cioè «Enrico». L'ultimo, Rigodànza, è composto da Rigo (uguale a Enrico) e probabilmente da un toscano antico Fidanza, di cui è scomparsa la radice "Fi", e che significherebbe «fiducia»; da questo sarebbero derivati "fidanzata, fidanzata, fidanzamento", parole che chiaramente mettono in luce i fondamentali rapporti di «fiducia» alla base della vita in due tra persone che si amano. «Enrico» ed «Arrigo» da cui i cognomi Rigo, Rigòni, deriverebbero dal germanico Heim, Heinrich, equivalenti ad Americo, Emerico. Per qualche studioso i cognomi di testa farebbero capo, invece, a «Federico», al germanico Friederich, Friedrich, cioè «potente in pace». I personaggi famosi nella storia con i nomi di Enrico e di Federico sono numerosissimi. Basti pensare ai 4 Enrico re di Baviera; ai 4 re di Castiglia; ai 5 re di Francia; ai 7 re di Germania; agli 8 re di lnghilterra; ai 6 del Sacro Romano Impero. I "Federico" sono stati in numero di 7 duchi d'Austria; 9 re di Danimarca; 4 re di Germania; 5 re del Palatinato; 3 re di Prussia; 3 del Sacro Romano Impero; 3 di Sassonia ... Et satis! Ronca, Roncàra, Roncàri, Roncàto, Ronchìni, Ronconi e il paese di Roncà, non v'è dubbio che tutti abbiano in comune la radice nel verbo latino runcàre «mietere, tagliare, sarchiare», e più verosimilmente nel verbo italiano antico roncàre «tagliare con la roncola», la dialettale rongàia. Sono cognomi veneti per eccellenza e di una certa antichità. Nel Cinquecento si trovano i cognomi Roncàro a Campofontana e a San Bortolo delle Montagne, dove vi sono due contrade col nome Roncàri ancora abbastanza popolose. Tornando a ritroso nel tempo, il cognome Roncàro significava in sostanza «boscaiolo» e il paese di Roncà, che si chiamava Roncàda, era inteso come «Paese di boscaioli», cioè i Cimbri venuti dal nord a disboscare e a far carbone.
S
Salgàro, Salgàri. Il "salgàro" (il salice cioè), detto stropàr da noi in montagna, ma anche alle basse, è una pianta che produce lunghi e sottili rami flessibili adatti a fabbricare stròpe e sine (cordelle di legno) da usare, le prime per legare i tralci delle viti (nell'operazione di bruscàr le vigne), i fasci di legna (fassine) e di frumento (fàie ), le seconde per costruire canestri, séste, dèrli e altri contenitori fatti di vimini. I due cognomi, quindi, hanno la sola radice nel salgàr o salgàro. Sbagliano di grosso coloro che pronunciano il nome e cognome di Emilio Salgari, il nostro grande romanziere, con l'accento sulla prima "a" (Sàlgari). La pronuncia esatta è Salgàri, per rendere giustizia sia all'illustre veronese sia ai vari ... suoi omonimi discendenti o lontani parenti. Salgàri è contrada di San Bortolo delle Montagne. Sàndri, Sandrini (quest'ultimo è un diminutivo del primo) sono cognomi chiaramente derivati da un nome della tradizione religiosa: «Alessandro», che in greco significa «salvatore di uomini». Sono pure provenienti da tale radice Sandron, Sandroni, Sandrùcci e i veneziani Zandrini, Zendrini. Sant'Alessandro (festa il 26 febbraio) fu patriarca di Alessandria d'Egitto; combattè l'eresia di Ario e indisse il famoso Concilio di Nicea (325). Un altro santo con lo stesso nome fu martirizzato sotto Massimiliano (287); un terzo Alessandro, pure lui martire arso vivo nel 327, si commemora i1 29 maggio. Presero il nome di Alessandro ben otto papi e 18 imperatori di varie nazioni, tra i quali ricordiamo l'imperatore Alessandro Magno di Macedonia. Egli, in ogni nazione che riuscì a conquistare (e conquistò tutto il mondo allora conosciuto), fondò una città col nome di Alessandria; ma la preferita fu sempre quella sul Nilo, in Egitto. Sànti, Sàntoli, Santolin, Santoni, Santòro, Santùcci, cognomi molto diffusi anche nelle Venezie e in Italia tutta. Anche in questo caso è evidente l'origine da un nome e da un aggettivo: santo. Sàntoli (o Santoli), però, può derivare dall'etimo dialettale sàntolo, che sta per «padrino»; comunque fa sempre capo al nome Sànto (o Sànte), dal latino sanctus col significato di «santo, venerato». Col termine di "Santi" si chiamavano i cristiani dei primi secoli della Chiesa, il «Gruppo del Signore», cioè coloro che «erano separati dagli altri, i consacrati a Dio». Il «Santo» per antonomasia oggi, viene identificato in sant'Antonio da Padova. Si pensi che in Italia sono oltre 1.300 i paesi e borgate che si intitolano a un santo; numerosi anche nel veronese, primo tra tutti per predilezione, San Martino Buon Albergo. Santòro forse deriva dalla parola latina sanctorum, cioè dalla frase omnium sanctorum «di tutti i santi». Sartori, è cognome proveniente da un'antica professione, quella del sarto (o sarte), colui cioè che confeziona vestiti (ma oggi sono detti "stilisti") e deriva dal tardo latino sàrtor - sartòris e dal verbo latino sarcire che significa «racconciare, mettere a posto». Per inciso, una volta più che di confezionare un abito nuovo si parlava di rangiàr un vestito, magari ricavandolo da indumenti vecchi del papà e della mamma; questione di... miseria. Sartore è termine antico e sta per sàrto, sarte. Il papa san Pio X si chiamava in effetti Giuseppe Sarto e una poesia del nostro Simoni così lo fa parlare: Son Papa Sarto e da un pèsso son morto... . Un famosissimo pittore cinquecentesco, Andrea Vannucchi, prese il soprannome di "Del Sarto" dalla professione del padre. Sartori è contrada di Roveré Veronese. Sàuro. È cognome proveniente sicuramente da Boscochiesanuova, ma è diffuso anche a Grezzana, Verona e a Lavarone, oltre che in altri paesi della Lessinia. Il Rapelli, ritiene che possa derivare da un nome di persona del medioevo, Sàuro, che fu, tra l'altro, nome di uno dei Conti di Sanbonifacio nel XII secolo. Fa pensare, però, che sia anche di origine cimbra, antico germanico cioè. Deriverebbe, in altre parole, dall'antico cognome Xaur. Può, peraltro, rispecchiare un toponimo Schaur, dall'antico alto tedesco schùr, col significato di «protezione, ricovero, riparo», oppure dal soprannome Schuer (da cui il cimbro Schàuer) che significa «ombroso, introverso». Scàndola. Le scàndole , nei secoli passati, erano scaglie, assicelle, tavolette di legno con cui si ricoprivano i tetti delle case e degli edifici rurali in montagna; sostituivano, cioè, le attuali tegole o coppi. In alcune località del trentino si possono ammirare ancora oggi vecchie abitazioni coperte di scàndole. C'era un vero e proprio artigianato montanaro in questo settore che produceva tali assicelle, per cui era chiamato scandolàr chi le preparava e le vendeva. È cognome veronese, ma per lo studioso Dante Olivieri, il cognome Scàndola potrebbe essere di origine veneziana e verrebbe da scàndola, un termine dei costruttori di navi e barche; la scàndola, in tal caso, si intende l'unione tra loro di due tavole di legno mediante gli incastri. Ma lo scàndolèr era anche il "custode della camera della galera" a Venezia. Scàndole è contrada di Boscochiesanuova e Scandolàra è contrada di Roveré Veronese. Spéri, Sperànza, Sperandìo. Cognomi di origine presumibilmente trevigiana o rodigina. Tutti e tre questi cognomi traggono origine dalla medesima radice; il primo è tronco, il secondo è quello classico, il terzo è composto dalle parole «spera» e «in Dio». La comune radice è sempre o la voce del verbo «sperare» o il sostantivo «speranza». E la Speranza, si dice, è l'ultima dea. Noi cattolici puntiamo tutto sulla tema della vita che si basa su queste tre" ruote": Fede, Speranza, Carità. StefanèlIi, Stèfani, Stefanìn, Stevanìn, Stevanoni, ecc. Tutti derivanti da un nome famoso della tradizione religiosa «Stefano», che deriva dal greco stèphanos e significa «corona». Il più venerato tra i santi che portarono questo nome è senza dubbio il protomartire (festa il 26 dicembre - la notte di fuoco dei divertimenti), lapidato dagli stessi suoi compagni con l'accusa di aver bestemmiato Dio e Mosè. Dieci papi adottarono questo nome e vari re e imperatori di Baviera, d'Inghilterra, di Polonia, di Serbia, e soprattutto di Ungheria. Gli ultimi tre cognomi, tra quelli citati sopra, sono diventati tali per il mutamento della lettera "f" in "v" (esempio: Stefanèlla, Stevanèlla).
T
Tanàra, proveniente sicuramente dall'omonima contrada di Selva di Progno e dalla valle in cui essa è ubicata, la «Val Tanàra». È altrettanto sicura la sua radice cimbrica, cioè antico-tedesca; è presente anche a Badia Calavena, a Illasi, a Lavagno e a Verona. Pare abbia la radice in un soprannome tedesco Tàner, derivato dal cimbro Tànne «abete», per indicare probabilmente una persona che anticamente lavorava le piante di abete, che noi chiamiamo in dialetto péssi. Tanàri è pure contrada di Boscochiesanuova e soprannome di una nota famiglia di Campofontana. Tebàldi (e anche Tibàldi, nel Vicentino), secondo Bongioanni, è cognome di origine germanico-antica, e cioè da Teutpàld o Teupàld che deriverebbe da teut, deut «popolo» e bald «baldo, ardito»; quindi «popolo ardito». Se, però, bald significa «bosco» come nel cimbro, allora il cognome si tradurrebbe con «popolo del bosco». San Teobaldo (festa il 1° luglio) è patrono di Alba e di Vicoforte in Piemonte. Tebaldi è contrada di Campofontana. Tibàldi e Tibaldìni sono cognomi di Crespadoro nel vicentino.Un san Teobaldo, francese, eremita, dopo un lungo ritiro in un eremo della Svevia (Germania nord-occidentale), venne sui Colli Berici di Vicenza a passare il resto della sua vita, naturalmente in un eremo. Tèzza. In Lessinia con la parola «tézza»k si indicano quegli edifici rurali, spesso isolati nei prati, ma anche inseriti nel contesto delle contrade, in cui nel passato, al piano terra, trovavano ricovero le mucche e, al piano superiore, invece, si teneva il fieno falciato durante l'estate. È diventato un cognome, che deriverebbe da un antico termine cimbro della Lessinia, per un verso, e cioè da tèice che sta per «fienile» e che noi in dialetto lo chiamiamo tésa, i Padovani invece tézza, in Lessinia téda. Ma tutti si rifanno, per l'altro verso, al latino medievale tégia o ancora al più antico attégia. In Lessinia ci sono località col diminutivo Tézzele o Tèccele «piccolo fienile». Tomelléri, TomelIìni (e gli altri Tumeléro, Tumelléro, Tumoléro presenti nel Vicentino) sono cognomi di casa nostra, ma diffusi anche a Badia, Bovolone, Buttapietra, Cerea, Sommacampagna, Verona, Vigasio, Villafranca e Cerro. Rapelli li ritiene derivanti da un soprannome che nella Lessinia cimbra aveva la forma di Tzìmmeler, cioè «persona chiassosa, rumorosa» o forse meglio "persona che ama gli spari". Infatti, tùmmel significa «strepito, rumore»; tùmmalan «sparare, rimbombare» e tùmmel «schioppettata, detonazione». Per rendersi conto del cognome, varrebbe la pena, a questo proposito, di andare a vedere almeno una volta i famosi "Trombini" di San Bortolo delle Montagne o della nuova compagine dei "Pistonieri dell' Abbazia" di Badia Calavena, che veramente danno il senso del fragore, dello sparo rimbombante e che potrebbero chiamarsi comodamente tutti Tomelleri. Tomezzòli, Tomasétti, Tommàsi, si rifanno a un antico e famoso nome di persona della tradizione religiosa: Tommaso, dall'ebraico, che significa «gemello». Dei molti santi che portarono questo nome, i più venerati in Italia sono Tommaso apostolo (festa 21 dicembre) e Tommaso d'Aquino (festa 7 marzo). Dalla stessa radice sono derivati altri cognomi, come: Masi (Friuli), Tomàt, Tomàda, Tiomàtis e Matis (Piemonte). Tantissimi i personaggi della religione, della storia, dell'arte, della letteratura, delle scienze che ebbero questo nome che diventò, in alcuni casi, cognome. Ricordiamo: Tommaso Moro (santo) grande cancelliere d'Inghilterra; Giuseppe Tommasi di Lampedusa, autore del romanzo "Il gattopardo"; Niccolò Tommaseo, letterato e patriota, autore di vari dizionari della lingua italiana. Tosi, Toso, Tosoni, Tosàto, Tosèlli, Tosétto, cognomi veneti, secondo l'Olivieri derivano da Tusus, Tosus, Tosétus, nomi che hanno probabilmente la loro radice nel verbo latino tùndere «battere, percuotere, picchiare», forse per il fatto che i ragazzini, più di tutti, sono sempre stati soggetti ai castighi maneschi dei genitori. Nel dialetto vicentino le voci toso, tosàto, toséto sono equivalenti a «ragazzino, giovinetto, fanciullo, figlio». Ma Tosàto e tosatori, potrebbero derivare anche dal verbo «tosare», in riferimento a certe antichissime occupazioni, quelle appunto del parrucchiere e del tosatore di pecore. Turra, Turri, Turrìni, cognomi di casa nostra, hanno un'unica radice, secondo gli studiosi, in Ventura, che è la seconda parte del nome proprio «Bonaventura», soprannome, in verità. Altrettanto si dica di altri cognomi come Ventùri, Venturèlli, Venturìni, Venturèllo, che sono comuni anche in altre zone d'Italia, e altri come Turàtti, Turèlla, Turòssi, e, senza l'aferesi, Bottùra, Botturìni, Bontùro, ecc... Bonaventura è cognome di significato augurale ed era il secondo nome di Giovanni di Fidanza da Bagnorea, cioè san Bonaventura (festa il 14 luglio), che fu detto «Dottore serafico» e fu il massimo rappresentante del misticismo francescano.
V
Vaccàro, Vaccàri, Vaccamòzza/i. A prima vista questi cognomi veneti, non si esisterebbe a ricondurli al nome del bovino, la "vacca". Ma non è proprio del tutto così. Secondo il Bongioanni risalirebbero alla parola latina Gualcàrius, derivato dallongobardo Walchàri, Walcàr, che significa «esercito straniero», cioè da wala «straniero» e hari «esercito». È un'ipotesi, però, da prendersi con le pinze. Vaccamòzza sarebbe composto da vacca (il bovino) e mozza "tagliata, troncata (forse) uccisa" , spiegazione che, però, ha poco senso. Si tratta di quei cognomi strani, curiosi, quasi tutti derivati da soprannomi, come per esempio: Scalzavacca, Scanavacca, Pelacani, Brusasorzi, Pesamosche, Cacciavillani, Cagabissi, Brusaporco, Basadone, tutti veneti. Valcasara, è una contrada di Selva di Progno, frazione di San Bortolo delle Montagne. Ma è anche un cognome. Il significato è chiaro: una valle e una casara, il luogo cioè dove si conserva il formaggio per la stagionatura. Valdegamberi, è cognome ed anche toponimo di una valle a sud di Badia Calavena. In un documento del Cinquecento si trova il toponimo Vallis Cancrorum che gli etimologisti traducono in Val dei Gamberi. Tale valle si chiamerebbe così per l’abbondanza dei gamberi che in passato si pescavano lungo il corso del torrente che la percorre. A Badia, peraltro, sono più di una le località che sembrano avere un nome ricavato da un casato del posto: così, dopo Valdegamberi, ci sono Val Casara, Val Tajoli, Val Tanara, Val dei Rugolotti, Val dei Damati. Verzìni, quasi sicuramente, come i cognomi Vérza, Verzé, è cognome, al diminutivo vezzeggiativo, derivato proprio dal noto ortaggio, la «verza» , o cavolo-verza o anche cavolo verzotto. L'origine del cognome è di marca basso-trentina e/o vicentina. Vìnco. Per questo cognome diffuso a Boscochiesanuova e in altri paesi della Lessinia, occorre chiamare in aiuto il Rapelli. A suo parere deriva dal tredicicomunigiano (leggi: cimbro) vink, cioè «fringuello», quell'uccellino che noi conosciamo meglio con i dialettali fìnco, franguèl. Vinco è cognome presente in molti comuni della nostra provincia ed è antico. In un documento del 1398 si cita "Nicolò Mercanti detto Vinco della Frizolana dove Frizolana sta per Chiesanuova. A Bosco c'è la contrada Vinco o Vinchi; a San Bortolo delle Montagne due contrade Venchi.
Z
ZambeIlàn, ZambèlIi, ZamberIàn, Zamboni, Zandomeneghi, Zancàrli, Zannoni, Zannini, Zambonini, Zamperlon, Zamperlini, Zampieri, Zampini, Zandonà, Zanderìgo, Zandrìni, Zanìni, Zaninèlli, Zanon, Zanoncini, Zanòtto, Zansàvio, ecc., sono cognomi che hanno tutti indistintamente un'unica radice per quanto riguarda la prima parte del cognome, cioè Zan o Zam, che è il nome proprio «Giovanni» e che in ebraico significa «Gèova è Dio» (vedi la Bibbia). Il nome Giovanni, a seconda del luogo e del dialetto di una determinata area, si è via via deturpato in Gianni; Giani; Zannz; Zani, Zan. La seconda parte dei cognomi surriferiti, invece, ha una sua specifica spiegazione individuale. Per esempio nei cognomi Zambelli, Zamboni, Zambonini, Zanini, ZaninèIli, i suffissi sono rintracciabili nelle parole belli, buoni e nei diminutivi Giovanninz; Giovaninelli. ZambeIlàn è il deteriorato di Zambelli. Zandonà contiene l'aggettivo «donato». Zamperlàn, Zamberlàn, Zamperlini hanno un suffisso che probabilmente si rifà a ciampèrla che vuol dire «donnicciola, piccola donna», ma qualche etimologista non disdegna di farli derivare da zambèrla cioè«"focaccia, ciambella». Zamperlon, invece, può essere vicino al termine dialettale perlon «ciampicone, claudicante». Zamperlìni potrebbe contenere il diminutivo di Piero, «Pierino». Zanderìgo sarebbe composto di «Giovanni» e «Arrigo, Enrico». Zandrìni si coniuga con «Andrea». Zanàrdi con «Nardo, Leonardo». Zanon e Zanotto sono peggiorativi di Giovanni, cioè «Giovannonne». Zansavi, infine, chiarisce la saggezza della persona. Ciò che conta, per finire, è la prima parte del cognome, Giovanni. Si pensi che oltre 200 santi ebbero questo nome. Zanchétta, Zenàri, Zenàro, Zendrìni, Zenoni. Tutti questi cognomi non hanno radici comuni. A un primo esame apparirebbe che si possano collegare al nome proprio «Zeno». Non è così. Zanchétta, per esempio, lo si fa derivare dal termine dialettale sànco, zànco col significato di «mancino». Zenàri e Zenàro avrebbero la radice in un'altra parola dialettale: zènero, zèneri, cioè «gènero, gèneri», termine con cui vengono popolarmente indicati dai genitori gli uomini che hanno sposata una loro figlia. Zendrìni, per qualche studioso, farebbe capo al nome di «Alessandro»; qualche altro esperto, invece, lo collega ancora a «genero». Zenoni viene da «Zeno». Zocca, Zocatella, Zocatelli, Zoccatelli, sono cognomi che derivano dal dialettale soca «ceppo, ceppaia». Il soprannome potrebbe essere stato attribuito a una persona robusta, solida, resistente. A Campofontana e a San Bortolo delle Montagne vi sono due contrade Zocco e Zocca. A Sprea ricordiamo la bella figura del parroco erborista don Luigi Zocca, nativo di Bussolengo. Zòrzi, cognome che fa capo sicuramente al nome «Giorgio», che equivale al latino Agricola, cioè «coltivatore, contadino». Così come Zorzàto, Zorzàni, ZorzanèlIo, Giòrio, Giòra, Giuriòla, Giuràto e addirittura i vari Zit, Ziz, Zot, Zotti, Zus, ecc., friulani. Di san Giorgio (festa il 13 febbraio o il 23 giugno?) si hanno poche notizie certe, tanto che la Chiesa, recentemente, ha tolto il suo nome, la sua festa e la sua venerazione dal calendario. Comunque fu un "santo" di grande portata nel passato, soprattutto nell'Europa settentrionale. Famosa la lunga sequela dei re d'Inghilterra. Un importante pittore con questo nome fu Giorgio Barbarelli, detto "il Giorgione", di Castelfranco Veneto, fu uno dei più insigni pittori del Quattro/Cinquecento. Zùmerle. Cognome diffuso a Badia Calavena, Illasi, Lavagno, Negrar, Roveré Veronese, San Giovanni Lupatoto. Xùmerle, invece, è attestato a Verona e a Villafranca. Secondo Rapelli, il primo cognome, importato dall'area cimbra della Lessinia, rispecchierebbe il soprannome Zòmper che significa «persona che brontola, che mormora», dall'antico tedesco summen «ronzare». Il secondo cognome, sarebbe un diminutivo di Zùmmer, cimbro pure esso, e variante di Zòmper. Simile a Zòmper è Zòmer di Caprino Veronese, di Verona, di Ala e di Rovereto. Ha lo stesso significato, cioè ronzare. Zusi e Zussi, fanno capo, anche loro al nome proprio di «Giorgio». Per inciso, se c'è nel comune un Giorgio Zusi, il suo cognome è un doppione di «Giorgio». Questi cognomi quasi sicuramente sono di origine friulana più che veneta vera e propria. Nel Veneto riscontriamo un «Giorgio» che si è trasformato in Zorze, dal quale sarebbero scaturiti i cognomi friulani Zorz, Zus, Zut, Zuz, Zuzzi e ancora Zit, Ziz, Zizut, Zot, Zotti, ecc ... Come nota in margine varrà la pena di ricordare che in Italia vi sono ben 32 paesi di una certa importanza demografica e storico-geografica che hanno la denominazione "San Giorgio ... "; pochissimi nel meridione, tantissimi nel settentrione. Ciò starebbe a dimostrare quanta e quale fosse nel passato le venerazione per questo santo.
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