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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Alcenago

 

Alcenago

 

Alcenago? E chi l’ha mai sentito nominare? Quattro case, una chiesa, un campanile a cipolla, una strada che lo sfiora appena e poi prosegue, tutta curve, per l’alta Lessinia Occidentale; tutto qui. Però di lassù si  spazia su tutta la Valpantena e giù fino a Verona e alla sua pianura. Una chiesa, si diceva; ma quella di Alcenago è una chiesa tra le più antiche, storicamente, e tra le più gloriose della Lessinia. Vecchia tanto come quelle di Sant’Antonio Abate di Vestenavecchia, di San Moro sul Monte di San Moro, del monastero di Badia Calavena, di San Giovanni in Loffa a Sant’Anna d’Alfaedo, come la sua stessa chiesa matrice, quella giù in valle, in mezzo alla Valpantena, quella di Grezzana.

 

Superata Grezzana, ma senza passare per la superstrada, si arriva a circa mezzo chilometro dall’imbocco della strada per Bosco Chiesanuova, a Stallavena precisamente; si prende a sinistra e si sale ad Alcenago; due chilometri e tre curve. Dicevamo che è chiesa antica, della sua antichità però, esternamente non c’è più nulla. Dentro vi si venera San Clemente.

 

Alcenago è antico perché oltre al nome, che è di origine celtica, è ricordata nella famosa bolla pontificia “Piae postulatio voluntatis”, emanata a Viterbo da Papa Eugenio III nel 1145 che è il riconoscimento ufficiale di tutte le chiese dipendenti dalla Chiesa veronese e dei loro diritti.

 

Infatti, per Alcenago la bolla recita ...plebem de Greciana cum capellis et decinis et familiis;…curtem Alzenaghi et dimidiam partem Azagi… (il popolo di Grezzana con le cappelle, le decime e i suoi abitanti …la corte di Alcenago con mezza parte del territorio di Azzago…). La chiesa attuale è parrocchiale dal 1460, ma consacrata solo nella metà del secolo scorso, quando è stata ingrandita ed è stato costruito il campanile.

 

Internamente sopra il portale d’ingresso c’è un vecchio organo proveniente da Verona celato da una tela riproducente Santa Cecilia. Vi sono anche pregevoli quadri di cui alcuni restaurati recentemente.

 

 Di antico, come scrive il Simeoni, conserva due interessanti iscrizioni poste a destra e a sinistra sopra due porticine; una è del Settecento e parla della costruzione della cappella di San Clemente nel 1043; l’altra è preziosa, invece, per il suo aspetto paleografico; vi sono adoperati caratteri corsivi rustici che ricordano la consacrazione della prima chiesetta e del cimitero fatta dal vescovo suffraganeo Marco Cattaneo. 

 

Il patrono di Alcenago è San Clemente che fu un papa del I secolo. Egli per la prima volta affermò il primato del vescovo di Roma sugli altri vescovi. La leggenda lo vuole imprigionato da Sisinno, amico di Nerva, e fatto condannare ai lavori forzati, poi precipitato in mare con un’ancora appesa a collo.

 

Alcenago ne celebra la festa il 23 novembre, ma se essa viene a coincidere con uno dei giorni precedenti il mercoledì, viene anticipata alla domenica precedente.