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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Melghe Buse de sora e de sotto

 

 

Velo Veronese è uno dei comuni più poveri per quanto riguarda il patrimonio di “montagne” per l’alpeggio, infatti possiede soltanto le “montagne” Monticello di Sopra, Bellocca, Tezze dei Nòrderi, Sengio Rosso, Sentàl, Buse di Sopra e Buse di Sotto, e sono tutte a quote molto basse rispetto a quelle dei comuni più a nord e ad occidente.

 

Fatta eccezione per questa “montagna” che stiamo descrivendo e che può essere caricata con una settantina di bovini, le altre sono tutte inferiori alle cinquanta unità di carico.

 

Buse di Sopra e Buse di Sotto si chiamano così probabilmente — e quasi sicuramente — perché il loro suolo ha una conformazione tale da sembrare che si siano formate in un'incavatura, in una buca; da cui il termine dialettale busa. Buse di Sopra è a quota 1310 ed ha una superficie di ettari 47 di cui 4 a bosco; Buse di Sotto, invece, misura 32 ettari, di cui 4 a bosco e 7 a prato falciabile. Buse di Sopra ha il baito, Buse di Sotto ha solo una casara e altri edifici.

 

Il termine buse poi sta a indicare la valle in cui si possono ammirare le famosissime “Sfingi”, vale a dire quei massi emergenti di roccia, in calcare Rosso ammonitico ed oolite di San Vigilio, scientificamente detti “monoliti carsici”, che caratterizzano la cosiddetta “Valle delle Sfingi”; valle che, nel passato della gente della Lessinia, è sempre stata chiamata “Vajo delle buse”, perché “sfingi” è termine sconosciuto nella parlata veronese della montagna. La Malga Buse di Sotto, che per la verità è più contrada che malga, sembra essersi inserita perfettamente nell’ambiente e in quel paesaggio particolare.

 

Non si può entrare subito nella Valle delle Sfingi senza prima non aver dato un’occhiata, magari solo dalla bocca, al poderoso Covolo di Camposilvano. Il Covolo, profondo un’ottantina di metri, è un enorme pozzo naturale formato dal crollo di una parete superiore. Originariamente era un’enorme grotta formatasi dall’erosione dell’acqua sul calcare; deterioramento che ha provocato la caduta della volta.

 

Diversa invece la formazione delle colonne del Vajo delle Buse, cioè delle cosiddette “Sfingi”; di esse se ne parla in altra parte di queste indagini. Piuttosto si preferisce invitare a visitare un’altra caratteristica della Lessinia dei tempi andati: nel giro di qualche centinaio di metri s’incontra un relitto di quella che fu un’antica strada su cui transitavano armenti e mandrie, cavalli e uomini, ancora delimitata da lastroni di pietra infitti nel suolo: la “Strada cavallara”.