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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Campanari

 

Contrà Campanari

 

Non ricordiamo più dove l’abbiamo letta, ma da qualche parte di sicuro, che la contrada Campanari si chiama così perché fin dal lontano passato una sua famiglia aveva il compito di suonare le campane della chiesa di San Pietro sul Monte di Badia Calavena, facevano cioè i “campanari”.

 

Contrada Campanari è proprio a due passi dalla chiesa, che una volta era il monastero dei Benedettini, ricostruita in seguito al terremoto del 1891 che aveva distrutto completamente l’intero edificio con annessi locali. Qualche anno fa un gruppo di volontari della zona si è rimboccato le maniche e ha restaurato e riportato agli antichi splendori l’intero complesso, campanile compreso.

 

Per arrivare a Contrà Campanari, aggrappata alle rive scoscese del monte di San Pietro, oggi bisogna raggiungere anzitutto la Piazza di Badia Calavena, dirigersi subito a sinistra, a lato della parrocchiale, salire per circa un chilometro lungo la strada che porta alla cosiddetta “Collina”, e all’incrocio con il capitello, detto dei Perini, si gira a sinistra — attenzione perché la strada è stretta — si sale fino a contrada Nicaloi e poi ai Campanari che è localizzata proprio sopra il colle e le case distano dalla chiesa di San Pietro circa duecento metri da percorrere a piedi.

 

Ogni anno, nel lontano passato, si svolgeva una processione comunitaria alla chiesa di San Pietro. La testimonianza ci viene da un verbale di visita pastorale del vescovo di Verona, Sebastiano Pisani I, del 6 agosto 1657, che informa di una lamentela della popolazione contro il nuovo parroco. Il procuratore della comunità si era rivolto al vescovo lamentando che il loro parroco «…ha levato tutte le devozioni ch’anno il Comune, non volendo far le processioni solite…», tra le quali anche quella che doveva svolgersi sul Monte di San Pietro. Il vescovo, perentoriamente, ordinò che «…si facci la processione solita per devotione del Comune nei giorni prescritti…dalla Parochiale alla Chiesa di san Pietro secondo l’uso…».

 

Poi, col passar del tempo, la processione cadde nell’oblio fino a qualche anno fa, quando un gruppo di volontari, parroco in testa, ha voluto ripristinare l’antica consuetudine e da allora, ogni anno, nell’ultima domenica di maggio, occasione speciale per celebrare la chiusura del mese dedicato alla Madonna, un corteo di gente sale a piedi sul Monte omonimo, mentre anziani e persone con difficoltà di deambulazione vengono fatti salire fino al tempio col pulmino del comune.

 

«Ma una volta — racconta Gian Paolo Prealta di Tregnago — mio nonno mi raccontò che l’antico percorso per raggiungere Monte San Pietro e poi la località Collina, tra Badia e Castelvero, partiva dalla Val dei Damati e seguiva grosso modo il ruscello. Nella Val Damati, circa 150 anmi fa, c’erano delle abitazioni e un’osteria dove i passanti si fermavano a ristorarsi».