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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie" Piero Piazzola, Bepi Falezza a cura di Anna Solati
fotografie di A. Scolari |
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Contrà Campilger
Contrà Campilger
Campilger o Campiglieri o Campilgeri, come viene pure nominata, è la contrada più orientale dell’alto territorio della frazione di San Bortolo delle Montagne, nel passato meglio conosciuto come “San Bartolomeo Todesco”, in quanto fu uno dei Tredici Comuni cimbri della Lessinia ed uno degli ultimi paesi in cui si esaurì l’uso del linguaggio taucias, tipico degli immigrati bavaro-tirolesi, insieme con Campofontana e con Giazza, dove, peraltro, è ancora parlato da qualcuno.
Essa si sviluppa sul modello classico delle contrade cimbre, cioè su un unico asse, con fabbricati (case e stalle) collegati uno all’altro e tutti rivolti a sud; è affrescata da alcuni dipinti murali di mano popolare, recentemente fatti oggetto di interventi di recupero e di restauro: un bel capitello architettonico, pure di fattura popolare, con un dipinto all’interno della nicchia che rappresenta San Giorgio e il drago e una meridiana, restaurati da Massimiliano Bertolazzi; una “Fuga in Egitto”, commissionata da Gugole Santi e famiglia, con una seconda meridiana.
Per il nome Campilger o Campiglieri si danno alcune spiegazioni: sembra si tratti di un diminutivo di “campi”, cioè «piccoli campi, campicelli» che potrebbe dunque derivare dal cimbro kémpljar, diminutivo di Kamp, col medesimo significato.
La contrada, ancora oggi, come nel lontano passato, insiste per una buona metà su territorio veronese (comune di Selva di Progno), e per l’altra parte, minore come superficie, su territorio vicentino (comune di Crespadoro). Tant’è che c’è un’abitazione, detta “La Casa de la Vesentina”, in cui la cucina e il focolare sono in territorio vicentino e il tavolo dove si mangia in territorio veronese. Pertanto correva il detto: «La polenta, in casa de la Vesentina, si cuoce sul Vicentino e si mangia sul Veronese».
Tale casa era segnalata ancora nel Trecento nei documenti scaligeri come uno dei confini importanti tra le due province di Vicenza e di Verona con queste parole «…si passa dietro la casa stessa, tagliando la stessa casa, o maso, dalla parte verso la città di Verona e di là discendendo direttamente fino al principio della valle della Gaiga... Dalla Valle della Gaiga si discende fino alla Valle dell’Orcho ... di lì poi fino al Cegno di S. Margarita…».
Anticamente la contrada era denominata Campileo e costituiva il confine dei beni dell’antico comune di Durlo, oggi frazione del comune di Crespadoro, confine che era costituito da un grosso macigno, cioè da un roccione che tuttora sorge a poca distanza della contrada e che era detto “Cengio di Santa Margherita”, o “Cengio della Chiesa”, perché rappresentava un termine naturale inamovibile dei possedimenti della chiesa di Durlo. Era uno dei tanti confini che si distribuivano lungo la “Via Vesentina”.
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