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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie" Piero Piazzola, Bepi Falezza a cura di Anna Solati
fotografie di A. Scolari |
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Malga Camporetratto
Malga Camporetratto
La malga di Camporetratto è situata sopra un lungo e ampio dosso nei pressi di altre due malghe in comune di Erbezzo, Peocio de Sora e Peocio de Soto, che sono state italianizzate con «Pidocchio di Sopra e di Sotto». Che cosa voglia dire «Peocio» lo chiediamo agli specialisti i quali citano documenti del 1420 in cui si trova scritto Campus a Piocchio; il toponimo dovrebbe avere le radici nell’antroponimica, cioè in un nome di persona. Nel Ferrarese è citato, ad esempio, un Pidocchi come cognome.
Camporetratto, invece, è già conosciuto come toponimo nel 1253, in un documento che riporta Campus Atractus, Campus Retractus e Campus Artractus; come si può intuire, esso deriva dal latino Campus (cioè superficie ampia di terreno) e dall’aggettivo retractus che significherebbe «terreno lavorato in profondità». Per spiegare cosa voglia dire un campo «retratto» bisognerebbe andar a chiederlo ai montanari che hanno “svegrato” terreni, che li hanno cioè bonificati per renderli coltivabili e fruttiferi; quelli sanno cosa vuol dire.
Cerchiamo, peraltro di spiegare l’operazione con un’espressione che abbia, se non altro, l'apparenza poetica. Probabilmente sono riflessioni che non valgono o varranno ben poco, specialmente per chi, come tanti lettori — e non è colpa loro — di queste cose non hanno esperienza alcuna, perché sono nati in un’epoca d’oro e non hanno provato la durezza maligna dello scòjo rabbioso, del cavare pietre per sostituirle con terra fertile; non hanno mai odorato l’acidità del fieno appena falciato; non hanno mai sentito il puzzo del sudore dei portatori di legna nel bosco; non hanno mai seguito le forsennate falcate dei segàti col fèro da fén, una dietro l’altra, incessanti e furiose, che incidevano il códego con delle bande laceranti come quelle della frusta sulla pelle nuda; non hanno mai odorato il profumo delle fette di polenta e lardo al mattino presto, là sul prato, quando la guazza, la rosà, smantella la notte e la ostenta nuda ai raggi del sole; non hanno… Abbiamo quasi perso il filo del discorso.
Torniamo allora a Camporetratto che rimane una delle più belle malghe della Lessinia; è a quota 1563, ha una superficie di ha 60 e può sopportare un carico di 80 bovini, ha il bàito, la casara, le porcilaie e una bella stalla per ricoverare gli animali.
La stalla, che porta la data del 1802, è imponente, con un ingresso architettonico più unico che raro; solenni le arcate a sesto acuto che sostengono il tetto in lastre; l’interno può ospitare tutti i bovini in carico e anche attrezzature per lavorare. È una delle poche malghe in Lessinia in grado di offrire ampio e sicuro riparo non solo alle persone, ma anche agli animali.
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