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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Carcereri

 

Contrà Carcereri

 

La contrada Carcereri si trova a nord-est di Cerro lungo la strada che scende nel Vajo di Squaranto per poi risalire a Roveré e a Velo, per un verso, oppure scendere lungo lo Squaranto fino a Montorio e a Verona. Prima di staccarsi dai pendii e precipitare a valle, la strada va a toccare contrada Carcereri, poi le contrade Gonzi e Gonzoni. Carcereri probabilmente è il nucleo più antico e se ne trova testimonianza nel 1407, data scolpita sopra un arco d’ingresso alla corte.

 

Gianni Rapelli, che citiamo spesso per i suoi studi sull’onomastica lessinica, ritiene che il cognome “Carcereri”, che è anche toponimo, si sia foggiato sul veronese carzarér «calzolaio», dal quale sarebbero derivati gli altri Calzareri, Calciareri, Calcereri. M. Delibori, invece, ha raccolto un’altra versione: esso deriverebbe da “Calcereri”, il luogo dove cioè si cuoceva la calce con le calcàre. Perché i resti di una calcàra si trovano ancora  in un bosco vicino alla contrada, ma di poste di calcàra una volta ve n’erano  parecchie.

 

Dalla contrada sarebbe partito il padre missionario camilliano ed esploratore dell’Africa centrale, padre Stanislao Carcereri (1840 – 1899). Altro cerrese illustre, pure lui sacerdote ed esploratore delle regioni dell’alto Nilo in terra d’Africa, fu don Angelo Vinco, la cui casa natale è tuttora visibile in contrada Lavel, non molto distante da Carcereri. Infine, originario da Cerro, più precisamente della contrada Ruboli, sembra essere stato il famoso Bartolomeo Rubele, detto “Il leone della Valpantena”, cui è intitolato a Verona un Lungadige. Durante la piena dell’Adige del 1757 avrebbe salvato ben cinque persone gettandosi coraggiosamente nel fiume. Sulla sua casa natale c’è una lapide che ricorda quel gesto. Ma Cerro Veronese è stato anche uno di quei paesi della Lessinia che sfruttarono commercialmente il ghiaccio naturale con le “giassàre, di cui la più bella e ben curata è appunto quella di contrada Carcereri, oggi «Museo Ergologico».