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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Cracchi

 

Contrà Cracchi

 

Cracchi è una contrada di Bolca che ha avuto il suo periodo di fama e di spavento insieme, in quanto durante la guerra 1940-1945 fu sede del comando partigiano della brigata “Pasubio”, comandata dall’altrettanto famoso personaggio Marosin 1.

 

 Cracchi - portone della sede Brigata Pasubio

 

Non intendiamo entrare nel merito di quel particolare e talvolta amaro momento della storia lessinica degli anni Quaranta; invece, vogliamo cogliere un aspetto religioso e rilevarne la storia per una nostra memoria. Per raggiungere Cracchi bisogna salire la Valdalpone fino a Bolca, proseguire verso San Bortolo e, al primo bivio sul versante nord della Purga, girare a destra e scendere per un paio di chilometri, lungo la strada che conduce in val del Chiampo. La prima contrada che si incontra è Campo, poi si arriva a Cracchi.

 

Niente di straodinario, ma l’ambiente è magico e sincero. Né Bolca né Cracchi rientravano nell’area dei Cimbri; infatti, a un chilometro di distanza circa, si trovano le famose “do colone” che erano cioè il confine tra i Cimbri e i non Cimbri. Le “do colone”, come “colonette” e come termini di frontiera, erano presenti in loco ancora nel Cinquecento. Scopriamo per l’esattezza nei dati relativi al censimento delle strade cosiddette “comuni” che i rilevatori del Comune di Verona eseguirono nel Cinquecento, quanto segue: «Una via communis incipit ad confinia Progni ad quemdas columnas… et exit ad confinia vincentina…», che vuol dire: cioè «una strada comunale inizia in prossimità di talune colonne e va fuori ai confini vicentini».

 

Ma Bolca era terra cimbra? Bolca no, secondo quanto affermano gli studiosi di storia dei Cimbri, ma la parte settentrionale del territorio potrebbe essere considerata cimbra, perché Crespadoro e Durlo, con i quali anticamente confinava, lo erano. Si può ritenerla tale anche perché la parte settentrionale era organizzata in “colonelli”, cioè gruppi di contrade con toponimi, cognomi, tradizioni, metodi e sistemi di autogoverno propri dei Cimbri.

 

E infine, perché a Bolca, per andar incontro alle richieste delle contrade a nord, nei secoli andati fu richiesta l’assistenza spirituale di preti parlanti tedesco; e ancora, perché il famoso, già citato, “colonello di Volpiana” (contrada ai limiti col Vicentino) inoltrò una richiesta alla Curia per la costruzione in contrada Cracchi (che da esso dipendeva) di un oratorio, da intitolare a San Giovanni Nepomuceno; per favorire la presenza degli abitanti alle messe e alle altre funzioni religiose e per dispensare i sacramenti.

 

Che ne è dell’oratorio oggi? Da oltre un trentennio, un “Comitato pro Oratorio”, organizza ogni anno una manifestazione, una “sagra” per dirla in altre parole, con lo scopo di raccogliere fondi per finanziare i lavori di rifacimento del tetto, della soffittatura, del restauro delle statue e del coro, della riparazione delle finestre, di fare una nuova pavimentazione, un nuovo portale, un nuovo piazzaletto con le relative gradinate d’accesso.


 


1 Giuseppe Marozin (Vero). Controversa figura di comandante partigiano, operò nella valle di Chiampo e nella Val d’Alpone. In seguito ai rastrellamenti del settembre 1944 i resti della divisione si spostarono nel milanese.