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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie" Piero Piazzola, Bepi Falezza a cura di Anna Solati
fotografie di A. Scolari |
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Malga Darrochetto
Malga Darrochetto
La Malga, che è a quota 1404, si trova lungo la strada che da Erbezzo, comune da cui dipende anche amministrativamente, conduce verso l’alta Lessinia centrale e precisamente al Bivio per il Pidocchio (m. 1568), passando prima da Malga Malfatta.
Al Pidocchio s’innesta la rotabile che conduce prima a Malga Lessinia poi a Castelberto e alla Podestaria. Lungo il percorso s’incontrano sulla sinistra le malghe Campedello, Spazzacamina, Stocchera e Modo. Restano invece sulla destra le malghe Vallina di Sotto, Vallina di Sopra e, ultima, malga Modetto. Il nome della malga Darochéto o l’italianizzato Darrochetto, come del resto anche quello della vicina malga Darocon e dell’altra di Roccopiano, sembrano derivare da una degenerazione del nome comune «rocco».
Probabilmente un antico proprietario con questo nome avrà posseduto questi pascoli con malga. Ma questa denominazione non è sicura perché per Darocon, per esempio, si formulano altre ipotesi e storiche anche queste. La forma della malga è piuttosto insolita a “T” ed è forse il risultato di un restauro e allargamento di una costruzione più antica. Lo si nota dalla vecchia porta ad arco che ora è murata. Nel baito c’è una parte centrale longitudinale che serviva come logo del fogo, sul lato Est si trova il logo del late, su quello Ovest una piccola stalla.
Alla fine del Settecento, quando per conto dell’”Arte dei Formaggeri” di Verona fu compiuto il già citato studio quantitativo sui bovini che alpeggiavano nei Lessini, in quel di Darochéto, detto Darocco inferiore, i bovini erano 34 di proprietà di 3 allevatori. Dunque, la malga in parola era di piccole dimensioni anche allora, rispetto a tante altre malghe che contavano tra le 70 e le 100 “paghe”. L’indagine riferisce anche i cognomi dei contadini che nel 1777 “caricavano” le due montagne di Deroco di Sopra e di Deroco di Sotto.
Essi erano: Agostin Scandola con 28 vacche compreso il toro, Vital Falci con undici vacche, Stefano Scandola con 5. In Deroco di Sotto, invece, caricavano Gregorio e Giacomo Scandola, rispettivamente con 15 e 10 vacche e Antonio Vallenar con 9. Gli Scandola erano di Bosco Chiesanuova, il Vallenar di Sant’Anna e il Falci (probabilmente Falzi) di San Francesco di Roveré.
Nei pressi della malga si trovano tre grossi faggi secolari, alti 20 metri circa e si vede uno dei classici esempi delle cosiddette “Città di roccia” che in Lessinia sono numerose e costituiscono uno dei motivi di curiosità e di analisi del suo paesaggio e richiamano studiosi, escursionisti ma anche semplici turisti ad ammirarne le più singolari forme della natura. I classici prototipi si trovano a Camposilvano nel famoso “fungo” e nelle stesse colonne della “Valle delle Sfingi”e, infine, negli stupendi banchi tabulari di Malga Branchetto.
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