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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

Sant'Anna d'Alfaedo

Malga Fanta

 

Malga Fanta

 

Le Malghe in zona di Sant’Anna sono sempre state poche; infatti, anche nell’ultima ricerca della Regione Veneto a Sant’Anna sono state rilevate solo le malghe Fanta, Preta di Sotto, Preta di Sopra, Pealda Bassa, Castiverio e Pietà. Per quanto riguarda Malga Fanta, nell’agosto 1777, quando l’ “Arte dei Formaggeri” di Verona, incaricò l’ “Officio di Sanità” di eseguire un’indagine sul carico di bestiame delle Montagne del Veronese, nella Malga Fanta, pascolavano 34 vacche di Giacomo Lavarin, 59 di Matteo Benedetti e 9 di Giuseppe Castelli, tutti di Sant’Anna d’Alfaedo.

 

La Malga Fanta che, secondo gli esperti, dovrebbe trarre origine da un nome o da un cognome come Fante oppure da una località del padovano che si chiama appunto Fante, è ubicata a quota 1496, quasi al confine del territorio di Sant’Anna con il Trentino, nei dintorni del Corno d’Aquilio (m 1545). Misura 53 ettari di superficie, di cui 6 solo a bosco, e consente un carico di 66 bovini. Il corpo degli edifici comprende il bàito e un paio di porcilaie.

 

All’escursionista essa si presenta adagiata sulla spianata di un largo dosso, coronata da una grande pozza per il bestiame. Il dosso è chiamato, più dettagliatamente, altipiano della Preta, per la presenza in loco della famosa spluga.

 

  A poca distanza dalla malga, nei pressi del Bus del Termine (buco del confine), s’incontra un altro inghiottitoio, oggi recintato da lastre, e profondo 28 metri. Poi, a sud ovest della Spluga vera e propria, si apre la grande Grotta del Ciabattino, famosa per il fenomeno delle fumate che fuoriescono dall’interno della sua cavità durante l’estate; l’effetto si spiega con la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno della grotta. Il vapore acqueo dell’esterno, in pratica, si condensa quando entra in contatto con l’atmosfera interna della grotta, che è più fredda.

 

La spiegazione del nome della grotta si trova in una leggenda in cui si racconta di un covo di streghe che dimoravano proprio dentro la caverna, e di un povero ciabattino che andava a pascolare il suo gregge nei dintorni della grotta. Il ciabattino, per un’imperscrutabile vendetta delle streghe, fu trasformato in una stalattite, mentre le sue pecore diventarono le famose nuvolette bianche delle “fumate” che escono dall’antro.