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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

Cappella Fasani

 

 

 

Cappella Fasani

 

Chi sale con l’auto, diretto alle quote più alte del territorio — meglio denominarle “malghe” —, percorre la provinciale e, dopo contrada Corso, dalla quale si può ammirare in tutta la sua grandezza il Ponte di Veja, incrocia Cappella Fasani, così designata per l’antico oratorio che insiste ai margini della strada. Da quella località, sulla sinistra, si stacca un’altra antica strada che conduce a Fasani di Sopra, a San Pietro, alle contrade Staffor, Morandini, Spinelli, Vaccamozzi per andar a sbucare in località Villa, nei pressi di contrada Franciosi, sulla provinciale, detta “Trasversale alta della Lessinia”.

Abbiamo tracciato questo itinerario per mettere in evidenza anche un particolare aspetto dell’architettura popolare religiosa, per il momento di Erbezzo, ma poi di tutta la Lessinia. Infatti, percorrendo questa strada secondaria che abbiamo appena delineata, incontriamo tre splendidi esemplari di costruzioni religiose, i cosiddetti “oratori”: quelli della zona interessata sono Cappella Fasani, Chiesa di San Pietro, oratorio di contrada Manarini; nella parte inferiore del territorio si trova l’antico oratorio di contrada Costamora.

Cappella Fasani è del 1861, ha pianta quadrata, un portale ad arco, tetto a lastre sormontato da una cuspide con croce in ferro con originali bracci a raggiera, ed è dedicata a MARIA MATER DE LE GRAZIE A.D. 1862. La statua della Vergine è in pietra bianca, collocata in una nicchia di marmo rosso. L’altarino interno è sostenuto da due piccole statue, che gli studiosi chiamano “telamoni”, anch’esse in marmo rosso, che raffigurano personaggi grotteschi, opera di lapicidi locali.

 

 

L’altare fu costruito nel 1865 dai fratelli Segala, come testimonia la scritta posta sul retro.

 

Il toponimo “Fasani” sembra derivare da phasianus = fagiano. Poi, poco prima della contrada Staffor, si incontra San Pietro, eretto nel tra il 1788 e il 1801 su istanza di un certo Gregorio Morandini e degli abitanti delle contrade vicine per permettere loro di assistere più frequentemente la messa.

La chiesetta è in pietra con facciata a capanna. Il campanile porta sulla chiave di volta la data 1801 con le iniziali “PFM”. La campana è decorata con le immagini dei santi Pietro e Paolo e dell’Addolorata.  Sul lato destro, nel 1832, venne aggiunta la sacrestia che è preceduta da un piccolo porticato sopraelevato. Davanti ad esso è posta una croce scolpita sormontata a sua volta da una piccola croce di ferro. Al centro vi è una nicchia con una statuetta di San Pietro e la scritta: “Anno 1694”.

 

In contrada Manarini, infine, c’è un altro bell’esemplare di oratorio, a pianta ottagonale, insolito come edificio religioso, datato 1857, e dedicato alla Beata Vergine di Caravaggio. Dietro l’entrata ad arco, si trova un altorilievo che rappresenta la Madonna di Caravaggio ed altre pitture simboliche. Sulle pareti della piccola cappella si trovano scolpiti altri simboli. Un epigrafe sopra l’arco di entrata spiega il motivo della costruzione votiva dedicata a consolare Celeste Morandini per la perdita del figlio Germano, morto a 23 anni.

Dietro la cappella c’è il baito della contrada, e notevole è, sulla parete di una casa, una piccola edicola senza data che contiene l’immagine di Sant’Antonio.