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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Malga Gaibana

 

Malga Gaibana

 

Dirimpetto a Castel Malera si erge un altro monte con la denominazione “castel”, che probabilmente si rifà al castrum latino, cioè ad un luogo elevato e di difesa; si tratta del Castel Gaibana (m 1806, il punto culminante), da cui prende nome anche la Montagna Gaibana o, meglio, la malga o Baito Galbana, come è detto in termini dialettali, che è ubicata a quota 1588. Il toponimo Galbana, tale e quale si pronuncia nella parlata del montanaro, è citato dal Cappelletti ed è già nominato nel Quattrocento come Caibana e Gaibana. Si tratterebbe di un termine derivato dal latino cavea cioè «cavità» da cui si sarebbe ricavato anche «gabbia». Le Ghebbie e le Ghebbiole, piccole montagne di Bosco Chiesanuova, avrebbero avuto la stessa origine.

 

A quota m 1792, presso lo chalet del Rifugio San Giorgio, quindi poco lontana dal baito, arriva la funivia per gli amanti dello sci.

 

La malga Gaibana è tutta decentrata ad ovest, rispetto alla conca dove attualmente sorge il villaggio turistico invernale, meglio noto come Conca San Giorgio, lungo la strada che collega le malghe della conca (Campolevà di Sotto, Campegno) con Bocca Gaibana e poi più avanti con la Podestaria.

 

Il baito è datato 1888; lo affiancano una casara e alcuni porcili. Ha una superficie di 118 ettari, di cui 10 sono a prato e può sostenere un carico di 129 bovini. Assieme a Malga San Giorgio, alle tre Scortighere, ai due Parpari, a Gasparine davanti, a Campegno, a Lago Boaro e a Bazerna, è una malga tra le più grosse. La maggiore resta, comunque, Lago Boaro che da sola sostiene un carico di 210 paghe.

 

Alla fine del Settecento Gaibana era coperta da 20 vacche di Giovanni Andrea Anselmi, da altre 42 di Francesco Pozza e dalle 54 del Marchese Capra.

 

Lungo la mulattiera che conduce alla malga si incontra una croce in pietra con un’epigrafe che ricorda un triste fatto accaduto nel 1919: maneggiando una granata inesplosa della Grande Guerra morirono Leone Pezzo e Giovanni Maso.