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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Grisi

 

Contrà Grisi

 

Contrada Grisi di Campofontana e i cognomi Griso e Pagan Griso, sempre del paese qui citato, avrebbero origine da una qualità fisica di un individuo che per primo si stabilì in quel posto e si costruì la casa: era persona con i “capelli brizzolati”. Peraltro, già alla fine dell’Ottocento, la contrada che per estensione di fabbricati è una delle più limitate, contava una trentina di famiglie con 130 abitanti stabili: i cognomi erano in prevalenza Griso, seguiti da Pagan Griso, da Furlani, da Pagani, Pozza, Zocca e da due famiglie Roncari e Casara; come si vede una contrada multietnica. Poi nel censimento del 1951 risultavano residenti 15 persone in tutto.

 

All’entrata in contrada, si nota un capitello incastonato nel muro di una stalla: fu commissionato da un sacerdote nativo della contrada, don Andrea Griso, che non fu mai parroco di Campofontana, ma invece fu chiamato a reggere, come economo, la parrocchia di Giazza in seguito alla morte di don Domenico Mercante. Don Andrea si adoperò, a fianco del nuovo parroco, don Giuseppe Gugole, a promuovere la costruzione della nuova chiesa, quella attuale.

 

Alla morte del parroco don Gugole gli succedette nella guida della parrocchia. L’edicola che appare sulla sua casa recita: GRISO ANDREAS / SACERDOS ET CHRISTOPHOS / FRATRES HANC / DEIPARAM UT / PRAESIDIUM SIBIPSIS ET SUIS / QUAM AMICISSIMUM HIC / POSUERE ANNO D. 1873.

 

Ma ciò che importa conoscere sugli abitanti di questo gruppo di case è un lascito del 1630, testato nel pieno periodo della pestilenza.

 

Un certo Cristiano del fu Domenico Casara Griso lascia «…alla chiesa sua di San Giorgio Cavalier di Christo, suo Avocato, di una pezza di terra prativa di campi quattro di misura, al di là dalla chiesa, di sua pertinenza del “campo della fontana”…, et questo per legato et per amor di Dio.». Questi campi erano stati ceduti in donazione alla parrocchia ancora due secoli prima dai parenti del Casara Griso, ma lui li aveva sfruttati fino a quando era sopraggiunta la paura della peste.

 

Fino ad oggi non era mai stato affrontato da alcun ricercatore il significato del termine Campofontana. Chi scrive, alla luce della scoperta di cui abbiamo scritto sopra, è in grado di confermare, considerati gli aspetti fisici del territorio che il toponimo “Campo fontana” si riferisce ai terreni testati, perché, ancora adesso, i prati in parola, denominati: “La Magraura”, sono patrimonio del beneficio parrocchiale e sono comunemente detti “i pré del prete” o “i campi de la fontanèla del prete”.