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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

SAN MARTINO B.A.

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Madonna della Lobbia

 

 

Lanfranco Franzoni, a proposito della statua incompiuta della “Madonna della Lobbia”, scrive «Alta cm 112, larga cm 68. Lo spessore è di cm 25. L’opera sembra condotta in adesione a severi principi di sintesi plastica: la Vergine, col manto che le crea una nicchia attorno al capo, siede tenendo il Figlio sulle ginocchia; né tuttavia sono rese in alcun modo le gambe e le braccia. La testa è leggermente inclinata dalla stessa parte ove ricade la testa di Cristo, che è realizzata con intendimento realistico, mentre il corpo appena affiora con poche linee dalla superficie della pietra. Arte e religiosità si esprimono qui mediante segni essenziali che raggiungono un intenso potere comunicativo.»

 

C’ è una Madonna che non ha titolo, / un capitello senza nome,  / una “Pietà “ senza colonnato; / un capitello che i silenzi montani  / trasformano in concerto. Solo la faggeta diventa chiesa, / e il sentimento tra le malghe / diviene cattedrale. / Madonna “cimbra”, / l’amore, l’amicizia / le ho ritrovate sotto il tuo manto,/  fredda pietra. / Madonna del muschio rosso / come sindone di vita…/ un colore, / un grazie.   (C. Caporal).

 

Voci locali giudicano quest’opera un tentativo, poi abbandonato, di creare l’immagine per l’altare dell’Addolorata, eretto nella chiesa di Campofontana nel 1837. Vediamo di indagare su questa ipotesi.

 

Sempre il Franzoni, nella catalogazione delle immagini della scultura popolare della Lessinia, di cui già abbiamo fatto cenno, ha lasciato scritto che la statua dell’Addolorata nella chiesa di Campofontana è in pietra dipinta; sulla base porta scritto: B(eata) V(ergine) A(ddolorata) 1870.

E don Angelo Zordan, oggi sacerdote a riposo, che è stato parroco di San Bortolo e di Campofontana fino a pochi anni fa, testimonia che durante gli ultimi lavori di consolidamento degli altari di San Rocco e dell’Addolorata, appunto, la statua della Madonna è stata rimossa e restaurata. La statua è in pietra dipinta. Ma chi ne sarà stato l’autore? Un lapicida del posto, sicuramente, ma chi?

 

Tra le varie supposizioni, per tentar di capire chi sia stato l’autore, lo scultore, della “Madonna della Lobbia”, la più comune, la più conosciuta, racconta che un parroco di Campofontana — ma non sappiamo se si tratta di don Valentino Fainelli o di quei preti che ressero la parrocchia nel periodo che va dalla decisione di abbattere la chiesa del Seicento fino al momento della sua ultimazione e inaugurazione (dal 1750 al 1870), commissionò ad uno scultore locale  l’incarico di scolpire un’immagine dell’Addolorata, o “Madonna dei Sette Dolori”, per essere più precisi, perché la statua, oggi nell’omonimo altare, porta sul petto il caratteristico cuore trafitto da sette spade.

 

Lo scultore, di cui non si conosce il nome — siamo sempre nel “si dice” — si sarebbe recato nei pressi della Malga Lobbia di Sotto, avrebbe individuato un blocco di roccia, poggiato su un grosso macigno, rotolato dal monte; la sagoma naturale del blocco gli avrebbe già facilitato l’idea di poter trasferire in scultura le fattezze della statua in questione.

 

Messosi con impegno al lavoro, ad un certo punto si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto: battendo, cioè, col martello e con lo scalpello sul blocco, avrebbe avuto l’impressione che la pietra non fosse proprio integra, tutta d’un pezzo cioè, ma difettosa, incrinata. Per cui avrebbe  abbandonato sul posto l’abbozzo già in fase avanzata di realizzazione. Con tale decisione, quel personaggio, ci ha lasciato, casualmente e inconsapevolmente, uno dei più affascinanti prodotti scultorei popolari della Lessinia. Oggi è diventato il simbolo della Lessinia cimbra.