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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Malga Vallina

 

Malga Vallina di sotto

 

Nel territorio di Erbezzo insistono anche altre due malghe, rispettivamente Vallina di Sopra e Vallina di Sotto, a brevissima distanza una dall’altra. Il termine “vallina” con cui esse si identificano non ha altra derivazione che la parola “valle”. Per raggiungerle si segue sempre la strada battuta che da Erbezzo si dirige al Bivio del Pidocchio e poi verso Castelberto. Si sorpassa sulla sinistra Malga Spazzacamina e sulla destra Malga Darocchetto.

 

Al bivio, detto la Bocchetta della Vallina, a quota 1438, si stacca la strada che  raggiunge subito Vallina di Sotto (a quota 1463), che risale al 1893, data che si legge sotto il portico del lato Sud. Vallina di Sotto misura 76 ettari di cui 26 a bosco e porta un carico di 72 paghe. Del complesso di questa Malga fa anche parte la chiesetta qui illustrata dal maestro Falezza. Più avanti, si trova Malga Vallina di Sopra (a quota 1498) che si presenta come un’unica poderosa costruzione con una piccola stalla e il baito, essa è leggermente più piccola dell’altra perché è di ettari 68 di cui 21 a bosco e porta un carico di 76 paghe.

 

Anche nelle vicinanze di malga Vallina è possibile osservare il fenomeno delle «città nella roccia».

 

 

Sulla facciata della malga Vallina di Sotto è possibile osservare una scultura fatta collocare sul bàito dall’“Arte dei Formaggeri” in onore del loro santo protettore, san Mammaso (vedere anche il capitolo dedicato all’argomento).

 

 

Nel Settecento vi figurava come conduttore un contadino di Bosco Chiesanuova, certo Francesco Scandola, con vacche 68. Probabilmente Vallina di Sotto non fu registrata, oppure quell’anno non fu caricata di bovini.

 

Merita una parentesi il cognome Scandola, tipico di Bosco Chiesanuova, dove esiste anche la contrada Scandola; ma il cognome è frequente anche in altre parti della Lessinia. Chiaramente si rifà al luogo dove si fabbricavano le scàndole che erano speciali asticelle di legno, una specie di tegole, con cui si coprivano le case.