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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie" Piero Piazzola, Bepi Falezza a cura di Anna Solati
fotografie di A. Scolari |
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Contrà Menegazzi
Contrà Menegazzi
Erbezzo può essere definito, per eccellenza, come il “Paese di pietra”, perché in tutta la Lessinia è il centro montano che meglio di tutti e più di tutti gli altri ha saputo conservare, utilizzare e far impiegare ancora nelle costruzioni civili e rurali l’antica arte dei tetti in pietra, e curare così un particolare architettonico che in altre località è caduto in dimenticanza ed evitato per vari motivi, non sempre accettabili.
Ma, per altro verso, è anche l’unico paese dell’intera area cimbra veronese che meno di tutti ha saputo conservare toponimi, cognomi e tradizioni, tipici della civiltà dei Cimbri.
Infatti, l’area di influsso cimbro si concluse nel famoso Vajo della Marciora, immediatamente ad ovest del paese; fino a quella linea di confine si rinvengono ancora toponimi, cognomi, storie dell’immaginario, qualche festa tradizionale antica, ma in numero molto limitato. Al di là solo qualche toponimo e qualche cognome, ovviamente importato.
Il turista, l’escursionista, ma anche il semplice curioso di cose della montagna veronese, se vuole conoscere meglio il territorio, parte da Erbezzo capoluogo con uno dei tanti itinerari, e tutti interessanti, che puntano decisamente a nord, verso l’alta Lessinia. Prima, però, nella parte più a sud, non può non passare attraverso contrade che un tempo furono borghi fiorenti, e “montagne” tra le più richieste per il pascolo estivo. Ad un certo punto, dunque, dopo le ultime contrade, Fagioli, Menegazzi, Strozzi e, un po’ più in basso, Valbusi, si passa da un territorio abitato a quello tipicamente lessinico: le cosiddette “montagne” della monticazione, dell’alpeggio.
Lasciamo le ultime contrade a nord di Erbezzo, quasi tutte sullo stesso parallelo, per inoltrarci nella faggeta: ecco subito contrada Menegazzi (a quota 1113) e il primo edificio della contrada è proprio il baito che il maestro Falezza illustra nella sua acquatinta. Vi si trovano anche stalle con i bocaroi per arieggiarle, interessanti portali, albi in rosso ammonitico e una croce in pietra del 1687.
Delle altre contrade in questione le notizie sono poche. Della contrada Fagioli si ricorda un famoso personaggio della storia dei Cimbri: il sacerdote, geografo e paleontologo, Gregorio Piccoli, che ci lasciò accurate carte topografiche da lui compilate, a proposito degli insediamenti dei Cimbri in Veneto, ed indicò numerosi siti paleontologici con i relativi fossili marini che in essi si rinvengono.
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