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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

SAN MARTINO B.A.

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San Pietro o.. papa Lucio III?

Tra la Val dei Gambari, a nord, e la Val dei Damati, a sud, sui cui fianchi si è insediato il paese di Badia Calavena, si erge maestoso un monte che è chiamato “Monte di San Pietro”, sulla sua sommità un campanile e una chiesa dominano la vallata. La chiesa, dedicata a San Pietro apostolo, crollata col terremoto del 1892, fu ricostruita nel Novecento sulle rovine di un’altra, che faceva corpo con il monastero benedettino, a detta degli storici. Il monastero era stato edificato da certi monaci tedeschi sui resti di un castello fatto erigere dal vescovo di Verona, Salterio, nel 1040, come ricovero per la gente dei monti e come luogo di difesa contro le invasioni. Esso assurse a grande prestigio anche per le donazioni che gli fecero pontefici, re, imperatori e gli stessi vescovi di Verona. Aveva anche possedimenti vastissimi e raccoglieva cospicue rendite.

 

Sul fianco destro della navata, ma prima doveva trovarsi sopra l’altare maggiore della chiesa, si può vedere ancora adesso una lapide con la seguente epigrafe: PETRA ALTARIS / QUOD DICITUR / A LUCIO P.P. TERTIO SACRATUM (pietra dell’altare che si dice consacrata da papa Lucio III). La storia — ma gli storici al proposito sono dubbiosi — dice che il pontefice Lucio III nel 1184 fu costretto a fuggire da Roma a causa di liti e tafferugli scoppiati tra famiglie potenti, ognuna delle quali voleva tirare il papa dalla propria parte, trovò rifugio a Verona presso il vescovo Ognibene Nogarola e vi morì poco dopo (22 luglio 1184)  ed è sepolto in cattedrale. Però sembra che durante il periodo in cui rimase a Verona abbia compiuto visite straordinarie a destra e a sinistra. Tant’è che una la compì anche a Badia Calavena dove salì sul Monte di San Pietro, allora chiamato San Pietro in Nemore o in Silvis e fu ospite dei monaci.

 

Addirittura sembrerebbe che egli avesse aggredita la dura salita alla cima del monte a piedi e che del suo passaggio siano rimaste tracce in un sentiero ripidissimo che parte dalla chiesa di Badia e affronta il percorso in verticale, quasi una scalata. A metà montagna c’è un bel capitello, detto “di Lucio III” che documenterebbe un momento di sosta del papa.

 

Come accade in simili occasioni, avrebbero approfittato per ricevere una visita tanto importante anche altre località contermini, come, per esempio, Campiano di Tramigna, nella Val di Cajan, dove il Papa, si sarebbe fermato a riposare e a dissetarsi a una sorgente intermittente che da allora ha preso il nome di “Fontana del Papa”.

 

Alla fine del Trecento sul Monte, nel vecchio monastero, c’era ancora solamente un frate che ben presto, però, scese anche lui ad alloggiare nel nuovo monastero fatto costruire nelle vicinanze della chiesa parrocchiale dall’abate Maffeo Maffei.

 

Sulla destra della navata, sopra un altare dedicato al patrono  San Pietro, vi è una statua in legno che ha suscitato qualche perplessità negli storici del passato. Gianni Faè, da competente studioso delle cose di Badia e della Lessinia, quale era, in una sua pubblicazione degli anni Cinquanta del secolo passato sosteneva che essa raffigurava Papa Lucio III. Ma la statua tiene in mano un mazzo di chiavi, segno inequivocabile che si tratta di San Pietro e non di Lucio III.

 

La statua ha avuto una sua straordinaria vicenda. Il parroco di Badia degli anni Cinquanta, don Ermenegildo Lucchi, di cara memoria, considerato che si trattava di una scultura in legno di pioppo, quindi di scarso valore perché di una essenza molto deperibile, e visto che lassù sul monte, anno dopo anno, sparivano continuamente dalla chiesa suppellettili e materiale d’ogni tipo, in dotazione al tempio, pensò bene di farne omaggio a mons. Olivati, canonico della Curia. Mons. Olivati, dal canto suo, la cedette alla Curia che la sistemò provvisoriamente presso il Seminario vescovile della città.

 

Un restauratore di Verona, ebbe poi l’incarico da mons. Olivati di rimetterla a posto. Il restauratore, una volta stabilito che essa era di stile romanico, di forme proporzionate, ne stabilì anche l’identità: si trattava effettivamente di San Pietro in Cattedra che con una mano benedice e nell’altra tiene in mano le chiavi dell’aldilà  con una iscrizione che recita: CREDO IN DEUM PATREM OMNIPOTENTEM CREATOREM COELI ET TERRAE.

 

Oggi la statua, grazie all’interessamento e alle premure di don Benini, attuale parroco di Badia, ha fatto ritorno trionfalmente a Badia ed ha trovato collocazione sul vecchio pergamo della chiesa.