HOME - IN LESSINIA

In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Pèrgari

 

Contrà Pèrgari

 

Il nome della contrada è cimbro e deriva da pèrge che significa «montagna». Dunque, onestamente, gli abitanti non dovrebbero sentirsi offesi se si sentissero chiamare “montanari”. Contrada Pèrgari è ubicata sopra un ampio terrazzamento, sulla destra orografica del torrente Progno-Illasi, terrazzo naturale che le offre una panoramica straordinaria e un’ubicazione altrettanto fortunata e favorevole. Queste convergenze geografiche e ambientali l’hanno privilegiata all’occhio dell’uomo del passato che è venuto a sistemarvi le sue abitazioni fin dall’inizio del primo millennio e denota il passaggio da un insediamento di collina ad uno di tipologia montana. 

 

Senza alcun dubbio Pèrgari è una delle più antiche contrade del comune e vi si arriva imboccando il ponte, ai piedi del paese, e poi la strada che sale a Taioli e a Velo Veronese. La contrada si presenta con una serie di abitazioni e di edifici rurali, addossati uno all’altro, come d’altronde in tutte le contrade di vecchio stampo della Lessinia, disposti a corte, con porticati, alcune piccole aie, una torre colombara e un bellissimo arco d’ingresso, affiancato da una fontana coperta e da un capitello religioso sulla destra, con un’epigrafe che recita «REGINA DELLA PACE PREGA PER NOI. ANNO MARIANO 1988».

 

Contrada Pèrgari rimane una delle più belle e meglio conservate contrade della Lessinia, e, oltre ad avere forme architettoniche davvero insolite, custodisce alcuni tra i più bei dipinti murali di mano popolare, eseguiti dai cosiddetti “madonnari”. La cosiddetta “Casa delle colombare”, al centro della contrada, così chiamata perché fatta costruire da un certo “M. DOMINICO COLOMBARO FF / P. S. DEVOTIONE 1707”, come recita un cartiglio tra le due pitture della facciata, è un libro aperto sulla storia dei “madonnari”, tra i quali colui, forse il più celebre che ha dipinto in questa corte, che si chiamava Giosué Casella.

 

Peraltro l’affresco che più colpisce e che offre della contrada un segno distintivo su tante altre case della vallata è il riquadro sulla facciata interna della corte che effigia la Vergine attorniata da angeli nell’atto di consegnare la corona del Rosario a San Domenico, mentre il Bambino porge a Sant’Antonio una corona di fiori

 

.

 

Il riquadro in cui sono inscritte queste figure è sorvegliato da due angeli che suonano una tromba. Sopra l’immagine e tutt’intorno alla facciata, ad una trentina di centimetri dalla gronda, una sequenza di pietre, leggermente sporgenti dalla parete, divide il sottotetto dal resto dell’edificio ed in quella fascia sono aperti dei passaggi (bocarói), per alloggiare i colombi (donde il nome della corte), interrotti da gustosi piccoli affreschi che ritraggono colombi,  attrezzi agricoli e della pastorizia e arnesi per la lavorazione delle lane.