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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Retz

 

Contrà Retz

 

Scrive Carlo Caporal, che di arte popolare è uno dei massimi intenditori, che i santi patroni più comuni in Lessinia sono San Marco, perché patrono della Repubblica di Venezia, San Biagio contro le malattie della gola, Sant’Antonio Abate a protezione degli animali da cortile, Santa Margherita e San Giorgio contro il demonio e i mostri del male, San Carlo Borromeo contro le fade e le streghe, i santi Rocco e Sebastiano contro le malattie infettive, Sant’Antonio da Padova e e San Valentino per gli animali in genere.

 

A loro, principalmente, ma anche ad altri santi sono dedicati chiese, altari, capitelli, oratori in Lessinia tutta. Oratori e capitelli architettonici cominciarono ad essere innalzati nel tardo Seicento e scomparvero le “colonnette”. Uno di tali oratori si trova in contrada Retz, di Velo, detta anche Recce, ed è dedicato appunto a Sant’Antonio da Padova.

 

Retz – Oratorio Sant’Antonio

 

Lo si incontra salendo da Selva di Progno, lungo la provinciale, diretti a Velo Veronese; superate le contrade Scrivazzi, Corrè, Colper, Fontani, ma prima di arrivare a Valle, su una curva a tutto sesto compare l’oratorio in parola. La contrada sta tutta alla sua sinistra, poche case in tutto, alcune anche in abbandono o diroccate addirittura, altre in fase di restauro. La chiesetta è stata costruita nel 1670 su commissione del reverendo don Ferrari Retz, erede di un Ferrari Retz del secolo precedente che l’aveva voluta. E’ coperta con lastre di pietra e sormontata da un campaniletto.

 

Notizie storiche si ricavano dalla visita pastorale del vescovo di Verona, Giovani Sebastiano II, nipote di Giovanni Sebastiano I avvenuta nel 1671. Essa iniziò da Alcenago, si sviluppò in tutta la Lessinia e il giorno 7 luglio arrivò a Velo Veronese. Dopo le normali verifiche connesse alla visitazione della chiesa parrocchiale, il vescovo si recò a visitare anche i cosiddetti oratori, tra i quali quello di Sant’Antonio del Retz. E trovò che era nuovo, fatto costruire dal Ferrari, ma ancora non aveva ottenuto l’autorizzazione a celebrare.

 

Ordinò alcuni oggetti come suppellettili da comprare per renderlo più funzionale e constatò che aveva un unico altare portatile (cioè con pietra sacra spostabile) ma ben tenuto, un calice, una pianeta e le cose necessarie per le celebrazioni.

 

Comandò che si eleggessero due persone con l’incarico della manutenzione del fabbricato e delle cose sacre e, infine, diede autorizzazione a celebrare.