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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

San'Anna d'Alfaedo

 

 

Niente da spiegare sulla prima parte del toponimo “Sant’Anna”, invece sulla seconda componente, “d’Alfaedo”, una prima ipotesi è quella che il nome si riallacci addirittura alla prima lettera dell’alfabeto greco: “alfa”, come per dire che essa fu la prima, la principale, l’origine della Lessinia.

 

E’ fuori dubbio che esso sia stato fin dall’antichità un luogo fondamentale, un capoluogo o centro importante dell’alta Lessinia. Fuori di dubbio è anche il fatto che a Sant’Anna, come in altre località dell’altipiano, avesse stabile residenza un Vicario, un Giudice, cioè una persona incaricata dai soggetti politici superiori di definire le vertenze, di amministrare la giustizia e a gestire il potere.

 

Alfaedo, però, sembra essere anche di chiara derivazione veneta dal termine «Faedo, Fae o Faè», un toponimo che indica «faggio, faggeta, terra di boschi di faggio», il «fo» dei Veneti. Poiché le vecchie tradizioni tendono a conservarsi ancora adesso, i vicini abitanti di Cerna, Prun, Giare individuano ancora l’antico toponimo “Fae” quando dichiarano di andare a Sant’Anna.

 

Il territorio che andò con questo nome comprendeva la parrocchia attuale, ma non le contermini comunità di Cona, Ronconi e Ceredo. Come per il resto della Lessinia anche per questa zona i primi insediamenti stabili, documentati dalla Regula Faeti, una pergamena del 1246, risalgono al Medioevo.

A cominciare dal 1325 si trova traccia storica di un piccolo comune formato da Cona, Alfaedo e Ceredo. Solo nella metà del secolo XV spunta quello di Sant’Anna.

 

La zona circostante è importante dal punto di vista dei reperti paleontologici, dei quali si possono vedere diversi importanti esemplari nel locale Museo di Storia Naturale,  dove ne sono esposti alcuni risalenti a 70 milioni di anni fa; in particolare si può osservare uno splendido esemplare di squalo fossile munito di dentatura e di vertebre che è una testimonianza del primitivo ambiente marino della zona. Fin dal paleolitico inferiore (350-100.000 anni fa) l’uomo era presente nella zona per cui vi si trovano in gran quantità anche selci lavorate e sono segnalate le svariate caverne del neolitico: in contrada Campostrin è stata trovata un’officina litica, sui Monti Loffa e Guaite e al Ponte di Veja castellieri, capanne e oggetti dell’epoca neolitica, del bronzo e del ferro  a Monte San Giovanni, Le Guaite, Ca’ del Per, Monte Tesoro…. Numerose sono anche le testimonianze di epoca romana e alto medievale.

 

Anche la tradizione religiosa è antica e la chiesa romanica di San Giovanni in Loffa risale al 1000 e fu la prima parrocchia della Lessinia.

 

Sant’Anna, a parte la sua storia, va famosa nel mondo per le sue formazioni di Scaglia rossa, meglio conosciuta come: “Pietra di Prun”. Si tratta di stratificazioni formate da una settantina di strati orizzontali dello spessore che va dai 2 ai 30 centimetri, ognuno è separato da argilla e ha un suo nome specifico.

 

La zona e i suoi dintorni vanno famosi per l’architettura. Il lastame di Prun ha permesso agli abitanti di costruire una tipologia di case e di edifici rurali che sono oggetto di ammirazione e modello costruttivo per tutto il mondo.

Infine bisogna aggiungere che il territorio si estende a nord, sui cosiddetti alti pascoli della Lessinia, dominati dal Corno d’Aquilio. Nei dintorni fanno capolino le malghe e le diverse voragini naturali, una delle quali, la “Spluga della Preta”, la più profonda del Veneto (900 metri), è stata oggetto di molte spedizioni speleologiche. Questa zona è anche la più ricca di voragini naturali, infatti oltre alla già citata “Spluga della Preta” si trovano la “Grotta del Ciabattino”, la “Spluga Fanta”, la “Grotta Morava”, il “Coal del Campone”, la “Spluga del Figarol”, la grotta di “Lorenzo Bertola” e l’”Inghiottitoio della Marciora”.