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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

Selva di Progno

 

 

In un documento del parroco di Campofontana, don Valentino Fainelli (metà del Settecento) compare la citazione, di carattere personale, relativa alla chiesa di Selva di Progno; in tale scritto egli afferma …d’aver potuto intendere e conoscere… che presso la Cancelleria Vescovile di Verona, ai suoi tempi, esisteva un manoscritto risalente all’anno 804 nel quale il cancelliere di allora avrebbe registrato… un legato fatto da un certo Melchior Rauglier ...della parrocchia di San Nicolò di Roveré di Velo… a favore della cappella di San Giorgio di Campofontana e della chiesa di Selva di Progno. Il legato, secondo don Fanelli, fu riveduto dal vescovo di Verona Rottaldo, quindi, …approvato e accettato dal Rev.mo Capitolo dei canonici di essa Città… Se tale documento, ora scomparso, fosse vero, retrodaterebbe la nascita delle due parrocchie di circa mille anni.

 

Carlo Cipolla, però non concordava sulla veridicità del documento e scriveva: «...egualmente credo che riposino su meri equivoci le notizie che si raccolgono da un Quinternetto di Campofontana, scritto dal parroco Valentino Fanelli (1744-1752)». La tradizione orale riferisce che la parrocchia di Selva di Progno fu consacrata da papa Lucio III quando andò a visitare il monastero sul Monte San Pietro, ma anche la visita è in dubbio sul piano storico.

 

La prima citazione storica del toponimo “Progno”, però inteso come Sant’Andrea, forse si trova in un documento del 13 dicembre 1160: «…stando nella chiesa di S. Andrea, l’abate Rodolfo, che governò il monastero dal 1159 al 1178 e che poi pose mano alla costruzione del nuovo edificio monastico, sottoscrisse la cessione di due casali che si trovavano in Cusignano, contrada dove abitano Vituzo e Olivero…».

 

Sempre il Cipolla parla dell’esistenza di Selva di Progno solo dalla prima metà del Trecento, quando segnala nei documenti i possedimenti scaligeri in questa zona ed azzarda l’ipotesi che il toponimo “Progno” sia derivato dal nome comune “progno” dato al torrente che passa poi per la frazione di Sant’Andrea e scende lungo la Val d’Illasi.

 

Scrive infatti a proposito del nome del vicino paese di Sant’Andrea: «Sant’Andrea era forse l’estremo punto a cui giungeva la popolazione italiana in quella valle. Al di sopra, il nome Selva può ben indicare che non c’erano che selve … Se è vero che il nome Progno designava la borgata di S. Andrea, allora si spiega la denominazione Selva di Progno, indicante la Selva che si estendeva al di là del luogo abitato. Fra quei due nomi corre forse la medesima relazione che intercede tra Velo e Roveré…».

 

Una riflessione: “progno” noi preferiremmo scriverlo con la lettera minuscola; non concordiamo infatti con quanti storici e studiosi lo scrivono con la lettera maiuscola. Personalmente nella dicitura “Selva di Progno” ravviserei la foresta che si è sviluppata lungo il corso del torrente e, che per esteso, poi è diventata la comunità di Selva di Progno. Il nome proprio è derivato dal nome comune “progno” e glielo hanno attribuito, sicuramente tanti secoli fa, i boscaioli e i carbonai di allora che si stabilirono per comodità di lavoro giù sul fondo della vallata, sugli argini del torrente, dove si costruirono case e capanne e svilupparono così un centro abitato dentro la foresta o “selva”, proprio su quei terrazzamenti che il “progno” aveva lasciati scoperti con i suoi straripamenti. Sopra uno di quei terrazzamenti, quello di mattina che è più ampio, sono sorte e cresciute le contrade Vanti, Mori, Anselmi, Piazzoli, Belvedere, Gònzeri, Cisamoli e Trettene.

 

Ancora nel 1387, Selva di Progno, era in unione amministrativa con la Frizzolana, ma già ai primi del quattrocento era il VI comune del “Vicariato”. Nel 1407, Verità di Verità, compra dal comune di Verona, vasti possedimenti in quel di San Bortolo, di Campofontana e anche di Selva di Progno, con particolare riguardo alla parte settentrionale della vallata dove sono insediati mulini e segherie; non compaiono, invece, case e terreni della località in quanto era riconosciuta legalmente come “comunità autonoma”.

 

Come avvenne per gli altri paesi del comprensorio, anche Selva di Progno, in comunanza di propositi con gli altri XII Comuni Cimbri già costituiti, ottenne esenzioni sui dazi e imposizioni fiscali.

La parrocchia era stata istituita nel 1500, ma la chiesa è molto più antica, la più antica di tutte le altre tre chiese parrocchiali.

 

La popolazione, ancora nel pieno del Settecento, viveva del taglio del legname, della produzione del carbone e dell’allevamento dei bovini. Una “professione” di puro tornaconto era quella del contrabbando.

 

A Selva di Progno si ricorda una sosta dell’imperatore Massimiliano d’Austria e, più tardi, del re Vittorio Emanuele III.