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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie" Piero Piazzola, Bepi Falezza a cura di Anna Solati
fotografie di A. Scolari |
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Sprea
Sprea
Sprea è una frazione del comune di Badia Calavena, arroccata sui monti, e propriamente sulle falde del Monte Castéche, toponimo cimbro col significato di «strada del monte»; monte sul quale, ogni anno, allo scadere dell’ultima domenica di luglio si celebra una lunga e partecipatissima processione religiosa che ricorda la fine della terribile pestilenza del 1630/32.
Sprea, però, non è un qualsiasi paese di montagna privo di storia. Infatti, il nome di Sprea cum Progno appare già nei documenti intorno all’anno Mille e così pure alcuni suoi abitanti, citati con il loro cognome di allora, quali Anselmi, Vanzetti, Guatola, Ferrari, Vinco.
Sprea cum Progno, più tardi, si identificò nell’abitato di Sant’Andrea, paese ubicato sulla riva destra del “progno”, distrutto da un’inondazione e poi riedificato sull’altra sponda, dove sta attualmente. Poi quando anche il territorio di Badia Calavena entrò a far parte dei 13 Comuni Veronesi, il nuovo comune cimbro fu rubricato col nome di Sprea cum Progno. Del paese e della parrocchia di Sprea la storia dice poco, infatti gli studiosi del passato non se ne se ne sono occupati molto.
Un sacerdote, però, certo Bonifacio Sprea, morto a Illasi nel 1860, affermava che tra i benefattori della chiesa di Sprea andava fatto anche il suo nome, perché con testamento di sua mano aveva lasciato alla chiesa un dono di lire venete 97, in quanto — asseriva — a Sprea avevano avuto origine i suoi antenati che discendevano da un chiliarca, cioè da un colonnello d’armata, persona parente di una famiglia Sprea, ancora presente nel Brandeburgo. I capitani del Brandeburgo erano venuti a Verona nel Trecento in aiuto a Cangrande della Scala.
In uno studio su “La parrocchia di Badia Calavena”, Gianfrancesco Cieno scrive: «Sprea, giace a N.E. di Badia, sulle gradevoli alture, che guardano il superbo Bolca, fertili di squisiti fagioli e rape ed interessanti per magnifici putrefatti di fauna e flora che di quando in quando il piccone del montanaro scava da quei schistosi colli».
Ovviamente si riferisce ai famosi fossili di Bolca e dintorni e alla coltivazione delle rape, notissimo ortaggio, per cui andarono famosi gli abitanti di Sprea, tanto da esser bollati con il blasone di Ravàri da Sprea; rape e fagioli che costituirono l’alimento principe del noto contadino-buffone, Bertoldo, nativo peraltro di Roverè, come si dice.
Il paese di Sprea è diventato famoso nel corso del Novecento per la presenza di un parroco, don Luigi Zocca, che si dedicò all’erboristeria e alla farmacopea popolare tanto da richiamare malati e pazienti da tutta Italia e anche dall’Europa.
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