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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Squaranto

 

Contrà Squaranto

 

Contrada Squaranto e contrada Squarantello sono due nuclei abitati che prendono nome dal vajo omonimo, cioè il Vajo Squaranto. Sono sulla fiancata sinistra della lunga, stretta e precipitosa vallata che scende da San Giorgio, in alta Lessinia, e termina nei pressi di Montorio. Il termine “squaranto” deriverebbe dal cimbro, e per alcuni significa «precipizio», per altri, invece, «terreno sassoso, cumuli di sassi»; quest’ultimo etimo si rifarebbe al dialetto scarante «marogna». Più a nord, in testa alla vallata, troviamo anche Malga Squarantón.

 

Il toponimo è citato già in un documento del 1185 in cui si evidenzia un podere che è localizzato in un fondo A termino crucis de Squaranto. Si entra nel Vajo di Squaranto subito dopo il paese di Pigozzo; si procede fino a località Cafua; sotto la Sengia Rossa, si incontra un capitello incastonato nella roccia con l’immagine della Madonna poi, subito a nord la contrada Pissarotta; al bivio per Roveré e per Cerro ci sono i famosi antri nella roccia chiamati “Case delle fade”. 

 

La Casa delle Fade è una costruzione in muratura, sulla destra idrografica del Vajo di Squaranto, sospesa proprio nel bel mezzo di una roccia, in un anfratto roccioso e a strapiombo sul torrente che scorre ai suoi piedi. Non se ne conosce l’origine, ma sembra che si sia trattato di un posto d’osservazione, un avamposto armato.

 

Naturalmente l’insolita, quanto malsicura posizione del fortino, ha sollevato alcuni quesiti  tra cui quello di un’abitazione di quattro fade che tutte le mattine usavano recarsi nella vicina contrada. Non solo, ma di notte si avvicinavano alle abitazioni e se incontravano uomini li aggredivano con delle zampate sul petto oppure, se erano lontani, li bloccavano con il lancio di palle d’oro legate a delle cordicelle.

 

Ma per quale motivo tanto odio? Si dice che esse erano diventate nemiche degli uomini perché essi avevano carpito i loro segreti per fabbricare la ricotta, il formaggio e fare il nocino. Gli abitanti si stancarono di quegli strani e fastidiosi capricci e decisero di costringere le fade a lavare le lane nere delle pecore, che erano di scarso valore. Le confinarono alla sorgente della Regosse e intimarono loro di non farsi più vedere fino quando quella lana non fosse diventata bianca.

 

Ma le fade, che avevano poteri straordinari, ci riuscirono e da allora gli abitanti le accolsero nelle proprie case e godettero della loro collaborazione.