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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie" Piero Piazzola, Bepi Falezza a cura di Anna Solati
fotografie di A. Scolari |
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Tregnago
Tregnago, affonda le sue radici storiche nell’epoca romana. Già nel 148 a.C. Roma diede il via alla costruzione della strada consolare Postumia che univa il Mar Tirreno al Mar Adriatico: Genova con Aquileia.
Da noi la Postumia scorre tra Verona e Vicenza, ai piedi delle colline della Lessinia e passa davanti allo sbocco delle varie vallate (Val Pantena, Val di Mezzane, Val d’Illasi, Val d’Alpone). Il passaggio dell’arteria comportò la costituzione di capisaldi militari che dovevano garantirne la viabilità. All’imbocco della nostra Val d’Illasi, la Postumia ha lasciato come testimonianza, un suo segno: il nome ai paesi di Colognola (Coloniola, cioè piccola colonia) e Caldiero (Calidarium, cioè luogo caldo, per le sue acque termali).
Per di più, la Postumia, fin dai primi tempi costituì il cosiddetto “decumano massimo”, cioè la strada principale, intesa come linea di partenza di strade dirette a nord e a sud, che invece erano dette “cardi” (cardini); la Via Cara è appunto un cardo. Dentro questi confini si assegnavano i terreni agli eventuali occupanti. Dunque, nel 148 a C. inizia la storia di questa via. Più saliamo lungo la valle e più troviamo documenti romani: sopratuitto a Cellore (da cellulae = piccoli magazzini) e a Tregnago.
Gli studiosi di toponomastica affermano che il nome Tregnago dato al paese derivi da un certo romano di nome Ternio che qui ebbe la sua azienda. Altri, invece, sostengono che esso derivi dalla parola Terminiacus, cioè «posto di confine». Sta di fatto che i documenti, tra il Mille e il Milleduecento, lo trascrivono rispettivamente con i nomi di Tergnago, Taureniaco, Targnago, Tragnago, Treniaco, Tarniaco, Trerniaco, Tarnaco.
Sul crinale dei monti, a sera di Tregnago, corre la famosa Via Cara o Via Vacàra; mentre su quelli di mattina transita l’altrettanto famosa Strada di Messer Can, fatta costruire da Cansignorio soprattutto per scopi militari. Essa parte da San Felice di Cazzano e arriva a Campofontana camminando sul crinale della catena collinare.
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