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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

Vaggimal

 

 

 

Vaggimal

 

Nel territorio di Sant’Anna d’Alfaedo, prendiamo come esempio Vaggimal per valutare un aspetto dell’architettura popolare della Lessinia, quello legato all’utilizzazione dell’acqua.

A Vaggimal — contrada tra le più settentrionali — si scopre il tipico esemplare di villaggio, sempre di pietra, con corti lastricate e recintate anch’esse di pietra. Interessante è l’abitazione del quattro-cinquecento che viene mostrata.

Poco lontano c’è una stupenda fontana-lavatoio, in lastre pure essa, recentemente restaurata e lì vicino pollai, porcilaie, depositi, tutti in lastre cosiddette a “coltello”.  

Nella chiesa, costruita nel 1836 si trova una notevole statua lignea di San Rocco. In tutta la Lessinia si notano contrade ed edifici di grande interesse architettonico popolare che passano sotto il nome di “tesa cimbra”, ma a «Sant’Anna d’Alfaedo, c’è un patrimonio architettonico unico nel suo genere, da conoscere e da riscoprire», recita un intervento di Renzo Antolini, sindaco emerito di quel comune.

 

Probabilmente, una più attenta riscoperta delle sue contrade, una più puntuale rivisitazione delle sue numerose grotte, uno sfruttamento più industrializzato dei suoi giacimenti di “Pietra di Prun”, il godimento delle sue belle malghe, l’esplorazione delle sue numerose testimonianze preistoriche, hanno contribuito a realizzare una delle più interessanti e frequentate stazioni di studio e di analisi del territorio, che conserva un indiscutibile primato nell’edificazione, esempio per tutta Italia, per tutta l’Europa. Tanto che numerosi sono gli architetti e gli urbanisti che vengono a Sant’Anna e dintorni a prendere aspetti, campioni e archetipi costruttivi.

 

Altre immagini di contrade locali sono, dunque, necessarie e fondamentali per rivelare scorci di questo patrimonio: ne citiamo qualcuna solo per dar contenuto a quanto è stato detto più sopra. Una corte in contrada Zivelongo, che era composta da un’ampia aia lastricata di pietra di Prun, con una schiera di case affacciate a mezzogiorno, un elegante e rustico porticato, in parte crollato e il resto tamponato, finestre a sguancio, torre colombaia con decorazioni naturalistiche sotto gronda tutto questo è ormai invaso dalle erbacce e quasi fatiscente; le case-torri di Gorgusello, tutte in pietra, con solai in legno e lastame, il tetto in lastre di pietra, sostenuto da capriate in legno; a Cerna, corti concatenate l’una all’altra e delimitate da grandi lastre in piedi e pavimentate da altri lastroni; fontane completamente in lastre, che danno l’impressione che l’acqua sgorghi perennemente più fresca e più pura.