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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

 

 

Contrà Vanti

 

Contrà Vanti

 

Il maestro Falezza ha inteso rendere atto di riverenza a questa “colonnetta” inserendo nel disegno anche il gruppo scultoreo classico di questa tipologia: la “Madonna col Bambino”. In realtà, però, la “colonnetta” è vuota internamente; qualcuno, nel passato, se n’è appropriato, oppure la “tavoletta” è finita in qualche discarica. È risaputo, infatti, che nelle “colonnette” con tabernacolo, o nicchia, che ospitavano “tavolette” in tufo, come questa del Bivio per Vanti, la scultura veniva inserita nell’incavo solo in occasione di celebrazioni religiose speciali, come le Rogazioni, per esempio.

 

Diversamente venivano custodite in casa del committente. Questa “colonnetta”, dopo la “Stele del Campe” , che è del 1498,  è uno degli esemplari più antichi nel territorio di Roveré infatti porta questi dati: «1530» e «AD 19 MAZZO» (marzo, ovviamente).

 

Il bivio apre la strada per contrada Vanti che si trova a un  centinaio di metri. La contrada è nominata già nel tardo Cinquecento e il toponimo sembra derivare da want oppure bant, cioè «parete rocciosa, roccia»; qualcuno la fa derivare anche dal termine pfant con significato di «pagamento di tasse». A sostegno di quest’ultima tesi, gli studiosi affermano che una delle case in contrada, anticamente, era una prigione; e in effetti esiste un edificio, addirittura a quattro piani, che la voce popolare dice essere stata sede di un colonello della montagna, prigione per bricconi e luogo dove si esigevano le imposte.

 

Lo stupendo portale di ingresso di questa casa presenta una lapide e lo stemma di don Cristiano Scardoni con la scritta «C.S.P.F.F. MDCCLXVI». La lapide, invece, reca l’epigrafe: DIRUTAM DOMUM ANTIQUAE FAMILIAE DE VANTIS CHRISTIANUS SCARDONIS DE VANTIS PAR.US ALPHA.TI ERREXIT A.D. MDCCCV. (Cristiano Scardoni di Vanti, parroco di Alfaedo, fece ricostruire la casa diroccata dell’antica famiglia dei Vanti, nell’anno del Signore 1805).

 

Da contrada Vanti prendendo una strada che attraversa un bosco e poi si dirige a mattina, si va incontro a contrada Pazzocco, il cui toponimo potrebbe derivare dal cognome cimbro pazzhôach, da baz e hôch, «luogo alto», cioè «altissimo»; la contrada però è sprofondata in una valle in mezzo ai boschi. Probabilmente, come affermano gli specialisti in materia, con questo toponimo potrebbe essere stato rinnovato il nome del paese di origine dei due “gastaldioni”, Olderico di Altissimo e Olderico dell’episcopato vicentino, che  condussero i primi coloni tedeschi in Lessinia.