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In Lessinia tra malghe, contrade e "memorie"

Piero Piazzola, Bepi Falezza

a cura di Anna Solati

 

fotografie di A. Scolari

SAN MARTINO B.A.

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Oratori in Lessinia

 

Per cominciare sarà bene anzitutto specificare cosa significhi “oratorio”. Lanfranco Franzoni, che ha compiuto un’indagine in Lessinia sull’argomento, afferma che «…la differenza tra cappella e capitello a struttura architettonica consiste essenzialmente nel loro diverso modo di porsi di fronte al viandante: la cappella isola con una porta il suo spazio interno; il capitello, invece, chiuso soltanto da un cancello, ne permette la fruizione». Pertanto, “cappella” è sinonimo di “oratorio”; dentro l’oratorio si può pregare, inginocchiarsi, assistere a funzioni religiose. Nei capitelli, no, si resta fuori.

 

Nei secoli XVI e XVII sorgono sui Lessini, per iniziativa privata, delle vere e proprie cappelle con spazio interno fruibile, come la “Cappella grande “ di Valdiporro del 1532; poi la cappella eretta nel 1662 in contrada Gonzi di Cerro per iniziativa di Baltasar de Prati; e, infine, la splendida cappella di San Rocco, del 1576, a Garzon di Velo. Un ennesimo oratorio caratteristico è quello presso contrada Aglio di Bosco Chiesanuova, eretto nel 1837, sormontato da una croce in ferro recante questa scritta: OPERA DEL TAGLIAPIETRE SIMONE/A 18 CORBELLARI DI CAMPOFONTANA 37/COLLEGA AL SOSTENIMENTO DELLA SPESA.

 

Un oratorio, con una struttura eccezionalmente complessa, è quello di contrada Manarini di Erbezzo, datato 1857, di impianto ottagonale, coronato da un timpano molto ribassato, sovrapposto ad un fregio con epigrafe. La lunga epigrafe recita: QUESTA LAPIDE DI MEMORIA ONORARIA DIRÀ AI PRESENTI ED AI POSTERI CHE CELESTE MORANDINI PADRE DI GERMANO CHE PERDETTE D’ANNI XXIII CONSOLÒ IL SUO SPIRITO ERIGENDO QUESTA CAPPELLA ALLA B.V. DEL CARAVAGGIO DESIDERIO DEL SUO MORIENTE FIGLIOLO. O VOI CHE PASSATE E LEGGETE PREGATE OGNI BENE E AL FIGLIO E AL PADRE. AN MDCCCLVII.

 

Un capitello-oratorio, con facciata a capanna e grande porta ad arco, si trova a San Francesco di Roveré con una copertura di spessore notevole, costruito da GROSSULE GIUSEPPE BOSCO MARIA E FIGLI A.D.1896. e con un’iscrizione anche sull’architrave. Sulla strada per Alcenago, invece, s’incontra un altro bell’oratorio in cui le proporzioni tradizionali tra i pilastri di facciata e le basi sono discordanti: è stato eretto nel 1901 con un’indulgenza straordinaria concessa dal Cardinale Bacilieri.

 

Un oratorio massiccio, più chiesa che oratorio, si trova lungo la strada che da Maregge scende alle contrade Brutti e Merli: in quest’ultima, appunto, c’è la chiesetta di Sant’Anna, detta dei Merli, citata anche nelle visite pastorali.

 

Sempre in quel di Bosco, ma a settentrione, tra le contrade Falzo e Lesi, si trova un oratorio tra i più eloquenti, detto di “San Rocco o di Scalon”, del 1837, il cui interno è stupendamente affrescato con immagini che raffigurano San Lorenzo, Santa Teresa, San Giovanni Battista, San Simone, Sant’Antonio da Padova, San Pietro apostolo e San Giuseppe, distribuiti lungo le pareti, e nella pala dell’altare.

 

Il soffitto, invece, ospita Santa Barbara con due cherubini che mostrano il libro e la palma del martirio della santa. L’altare, infine, accoglie le immagini a tutto tondo dei santi Vitale e Rocco e della Vergine. Completano la scenografia simboli floreali e altri motivi religiosi che, prima Carlo Caporal da solo, poi in coppia con Giuseppe Rama, hanno illustrato in tutti i particolari  artistici e storici.

 

È stato costruito per volere dei fratelli Massella per proteggersi dal morbo asiatico.

 

Un altro bell’oratorio si incontra poi per andare a Grietz, in quel di Valdiporro, dedicata a Sant’Antonio e a San Valentino, è del 1823.

 

Andiamo a Velo Veronese per un rapido elenco di oratori in quel territorio. Sulla strada provinciale che sale da Mezzane a Conca dei Parpari, in località Viaverde, si passa davanti alla chiesetta del 1857 che funge anche da monumento e reca una lapide dei caduti della Grande Guerra e la scritta sullo stipite NVIAE VIRIDIS NICAOLAE FECERE MDCCCLVII. Lungo la mulattiera che sale da Velo per Crudar si arriva in contrada Menarèche (toponimo cimbro autentico che significa «dosso del falciatore») con una cappellina dedicata alla Vergine. Un capitello, ma non proprio oratorio, di buone proporzioni, con una stupenda scultura raffigurante una “Crocifissione”, al suo interno, è ubicato sul dosso a sud del paese. Non si può lasciar Velo senza fare almeno un cenno all’eccezionale chiesetta-oratorio di contrada Recce (o Retz), dedicata a Sant’Antonio,di cui si è già detto in altra parte e, infine, la chiesetta sul Monte Purga, del 1854, pure fatta costruire dal parroco don Gio Batta Castagna di Azzarino.

 

Ci trasferiamo poi, ma solo per un cenno veloce, in Lessinia orientale, a Campofontana precisamente, dove troveremo un oratorio dedicato a San Rocco fatto costruire nel 1634, l’anno dopo la peste; a San Bortolo delle Montagne, un altro oratorio, del primo Seicento, dedicato alla SS. Trinità, ora sede morale del “Trombini”del luogo, fatto costruire dal parroco di allora, don Matteo Bernardi; e, per concludere, lo stupendo, antico e splendido oratorio dedicato a Sant’Antonio Abate, sul monte omonimo in prossimità di Vestenavecchia.

 

Oratorio di Zivelongo

 

Oratorio di San Rocco Campofontana

 

Oratorio di San Rocco e San Valentino Valdiporro

 

Oratorio di Sant'Anna ai Merli