Acquagrossa. Foto A. Scolari - 2007
Scheda storica - Arch. Sergio Spiazzi.
La corte dell 'Acquagrossa si trova al centro del grande terrazzamento ghiaioso, calcolabile in 550 campi, ad ovest di Campalto e si raggiunge prendendo la strada vicinale che porta dritta verso la corte, scavalcando diversi fossati derivanti dalla Rosella.
La grande costruzione, detta
dell'Acqua Grossa Zenobio, come la ritroviamo nella mappa del 1771 di Antonio
Schiavi, in origine doveva far parte della "Campanea Minor" di Verona,
come gran parte del sanmartinese. Acquistata dai Cermisoni nel 1422 -era fino
allora proprietà dei Guarienti -, costituiva parte del territorio delle
cosiddette Fattorie Scaligere.
La Fossa di Campalto,
costruita alla fine del XII secolo, serviva, come il Fiumicello per Campo Marzo,
a rendere fertile un territorio come quello di Campalto, sopraelevato rispetto
alI'Antanello e al Carpenedo (ora scomparso in quanto assorbito dalla rete
idrica artificiale) e che segnava uno dei primi tentativi di bonifica dell'agro
pubblico della città di Verona.
Nella mappa di Antonio
Schiavi troviamo sia I'Acquagrossa che l'Acquapiccola, proprietà degli Zenobio,
riferite rispettivamente alla corte che stiamo trattando e agli edifici a
sud-ovest di Campalto. Toponimi che stanno ad indicare la quantità d'acqua
derivata dall'attuale Rosella, ovvero l'antica Fossa di Campalto.
L'edificio è costituito da
un corpo centrale, molto grande e imponente, costruito per contenere diverse
famiglie contadine, con abitazioni a più piani e a schiera, comunicanti a una
parte rusticale che diventa parte integrante dell'abitazione; una specie di casa
globale, dove gli uomini e le donne dividono lo spazio con gli animali, gli
attrezzi da lavoro e le derrate alimentari, e dove il padrone concerta e
controlla, in una specie di caserma agricola, i suoi lavoratori.
Dalla lettura della struttura
interna, dove troviamo una serie di pilastri in mattoni disposti in modo
regolare, doveva essere un gran fienile, ristrutturato e adattato in seguito
anche ad abitazione.
Ai lati del grande edificio
troviamo addossate altre costruzioni abitative di altezza inferiore,
Gli Zenobio (o Zenobrio)
succedono ai Cermisoni e forse sono loro a costruire la lavorenzia Acquagrossa,
allora chiamata appunto Zenobio. Nel catasto napoleonico del 1816, il grande
edificio dell'Acquagrossa è proprietà di Zenobio Alvise q .m Carlo ed è
definito come casa e corte ad uso di fienile.
Nel catasto austriaco del
1848, la corte dell 'Acquagrossa è intestata al conte Giovanni Battista
Albrizzi insieme con il fondo di 438,99 pertiche metriche, pari a circa 130
campi.
L'Albrizzi
eredita la proprietà per matrimonio, sposando nel 1783 Alba, figlia di Carlo,
la quale, morendo nel 1837, lascia i possedimenti al marito.
In una mappa del 1865 è
dimostrata la possessione dell 'Acquagrossa divisa nei vari appezzamenti con
tutta la rete dei canali derivante dalla Rosella, manufatti, chiaviche, navette,
per un totale di 351,64 pertiche metriche e con una rendita di 2490,38 lire. I
fondi individuati sono tredici di cui diversi sono chiamati con il numero di
campi che li costituiscono, mentre tutti gli appezzamenti sono a prato
adacquatorio. Partendo dal casamento edilizio troviamo la prima pezza, chiamata
Dossi, seguita dalle Bozzole di Sotto, le Bozzole di Sopra, i Cinque Campi della
Mandria, la Falza, la Mandria, i Sedici, i Cinque, i Dieci, la Maccia del Cane,
i Venti, i Cinque del Baratin, il Baratin.