Contrada San Rocco - Oratorio. 24/01/2004 - Foto A. Scolari
Scheda storica, Dott. Roberto Alloro
L’oratorio di San Rocco in contrada San Rocco a Marcellise
L’oratorio sorge lungo la strada provinciale che da Marcellise conduce a San Briccio di Lavagno, in prossimità dell’angolo sud-orientale del complesso di proprietà della famiglia comitale Zamboni-Montanari. L’edificio, di pianta rettagolare con asse longitudinale disposto in direzione sud-nord e facciata rivolta a meridione, si affaccia direttamente sul vecchio sedime della strada pubblica, in ottemperanza alle disposizioni ecclesiastiche in materia di oratori privati ad uso pubblico. Il prospetto è ripartito verticalmente in tre riquadri ed è sovrastato da un timpano triangolare al centro del quale sta uno stemma nobiliare in pietra lavorato a tutto tondo.
Sopra la porta d’ingresso, anch’essa sormontata da un timpano di forma triangolare, si trova un’ampia finestra rettangolare. Il fianco occidentale, prospiciente il cortile della villa, è dipinto a strisce orizzontali gialle e rosso mattone. Lungo questo muro perimetrale, nella porzione corrispondente alla sacrestia, è inserito un finto portale con pilastri e capitelli fitoformi che circoscrive la porta di accesso alla sacrestia ed una finestra quadrata. Lo spazio interno è diviso in due parti: l’oratorio e la sacrestia, separati da una parete cui è addossato l’unico altare, ai lati del quale si trovano le aperture che mettono in comunicazione i due ambienti. La bipartizione interna tra oratorio e sacrestia si riflette con maggiore evidenza sulla struttura esterna dell’edificio, che presenta due corpi di altezza diversa: maggiore per l’oratorio, minore per la sacrestia. La differenza di quota, che corrisponde internamente all’altezza della volta a botte dell’oratorio, è dissimulata sul lato ovest da quattro pinnacoli di gusto moresco. Il complesso decorativo costituito dal finto portale e dai pinnacoli conferisce al fianco della sacrestia l’aspetto di una facciata monumentale. Sul tetto del corpo di fabbrica dell’oratorio, in corrispondenza dello spigolo nord-occidentale, il piccolo campanile riprende le linee dei pinnacoli.
Notizie storiche
Le prime notizie sull’oratorio sono fornite dalla relazione della visita pastorale effettuata a Marcellise dal vescovo Sebastiano Pisani nel 1657, quando proprietario era il marchese e patrizio veneto Bernardino Gherardini. Il presule trovò l’oratorio in buone condizioni ma riscontrò anche alcuni problemi che ordinò di risolvere in breve tempo, come provvedere le suppellettili necessarie per la celebrazione delle messe, esporre l’autorizzazione pontificia e chiudere la porta che dalla casa immetteva nell’oratorio.
Dalla relazione della visita pastorale del vescovo Gian Francesco Barbarigo nel 1707 apprendiamo che nell’oratorio si celebrava la santa messa ogni domenica, con prescrizione di farla dopo quella che si teneva nella chiesa parrocchiale e suonando la campana. Si hanno inoltre i primi cenni alle numerose reliquie tuttora conservate nell’oratorio. Altre novità sono contenute nella relazione della visita successiva, che risale al 1763, quando era vescovo Nicolò A. Giustiniani:
vengono citati il quadro sull’altare e un confessionile utilizzato di tanto in tanto con licenza del parroco. Alla metà del Settecento, secondo quanto riportano i registri conservati nell’archivio parrocchiale, era consuetudine che il parroco di Marcellise vi celebrasse una messa in occasione della festa di san Rocco.
Alla data della visita pastorale del 1786 l’oratorio risulta ancora di proprietà dei marchesi Gherardini. Tra la fine del Settecento e il primo decennio dell’Ottocento esso passò alla famiglia Ruzzenente, che lo restaurò in modo radicale nel 1812, tanto che sia la relazione della visita pastorale del 1839 (vescovo Giuseppe Grasser), sia l’iscrizione posta in controfacciata parlano di erezione dell’oratorio, un termine che male si coniuga con un semplice intervento conservativo. La relazione ricorda l’indulgenza perpetua nella domenica nell’ottava della festa di San Rocco concessa con decreto della Santa Congregazione dell’11 agosto 1835; l’erezione della Via Crucis era stata autorizzata dal vescovo con decreto del 25 ottobre 1834, come ricorda la relazione della visita del 1845 (vescovo Pietro Aurelio Mutti). Un ulteriore e radicale intervento di restauro ed ornamento si ebbe nel 1894, in riparazione dei danni arrecati dal violento terremoto del 1891.