Gesù cammina sulle acque (Giovanni Battista Caliari). Foto - Roberto Alloro.
Scheda Artistica - Dott. Roberta Patrizia Alloro, Dott. Roberto Alloro
Gesù cammina sulle acque
di
Giovanni Battista Caliari (Verona 1802–1850)
Don Jacopo Dal Palù, parroco di Marcellise dal 1829 al 1866, commissionò a Giovanni Battista Caliari due grandi tele, da posizionare su ciascun lato del presbiterio della chiesa, in cui dovevano essere rappresentati gli episodi evangelici nei quali maggiormente si qualificava la figura di Pietro come primus inter pares tra gli apostoli e il ruolo di fondamenta e guida della Chiesa che Cristo in persona, nelle parole e nei fatti, gli aveva affidato.
I
due quadri si sarebbero collocati nell’area più importante e sacra
dell’edificio, la zona presbiteriale, qui interamente dedicata al santo
titolare, Pietro vescovo di Antiochia. Partendo dal lato sinistro del
presbiterio gli occhi del visitatore scorrono infatti dalla tela con Gesù
consegna le chiavi a Pietro (vedi Qui
San Martino, Numero 226, Anno XXX, maggio 2008), alla statua di legno
policromo del patrono posizionata nella nicchia centrale sopra il coro,
all’altra pala del Caliari con Gesù
cammina sulle acque, per terminare con la scritta in oro che corre lungo la
fascia di innesto fra le pareti del presbiterio e la cupola, che ripete le
parole pronunciate da Gesù alla consegna delle chiavi:
«Tu es Petrus et super hanc petram
aedificabo ecclesiam meam et portae inferi non praevalebunt adversum eam» (Tu
sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli
inferi non la potranno vincere).
L’episodio evangelico raffigurato da Caliari nel quadro di cui ci stiamo occupando è tratto ancora dal Vangelo di Matteo.
Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente. Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo. Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!» Pietro gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull'acqua». Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull'acqua e andò verso Gesù. Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!» Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Veramente tu sei Figlio di Dio!» (Mt, 14, 22-33).
Sotto un cielo plumbeo e in un mare in burrasca otto apostoli, assiepati su un’imbarcazione resa con dimensioni e proporzioni poco convincenti, assistono esterrefatti al salvataggio dai flutti di Pietro da parte di Gesù. Il Salvatore, che occupa tutta la parte destra della tela, afferra con la destra il braccio dell’apostolo e con l’altra lo ammonisce, indicando il cielo, ad una più salda fiducia nel potere divino. Pietro si aggrappa con la sinistra ad un lembo del mantello del soccorritore ed il suo sguardo ci pare forse più attonito per la straordinarietà di quanto stava vivendo che spaventato. Il forte vento increspa le onde, non particolarmente riuscite, e fa sventolare le vesti e i capelli di Cristo in modo molto più marcato di quanto non accada agli altri soggetti.
Le reazioni di coloro che si trovano a bordo della barca sono diverse: negli occhi e negli atteggiamenti si leggono sgomento e paura, preoccupazione e timore. Solo Giacomo, forse riconoscendo l’intervento divino, unisce le mani in un gesto di preghiera.
Il soccorso avviene in un’atmosfera buia e minacciata da grevi nuvole nere all’orizzonte, contro le quali si stagliano solo pochi colori vivaci, ossia la veste rossa di Gesù e di Giacomo. Pietro e Giacomo sono raffigurati con i tratti tipici della più autorevole e dignitosa anzianità (barba e capelli canuti, calvizie incipiente) incongruenti con le membra statuarie di gusto tipicamente rinascimentale e neocinquecentista. Realistico è il volto dell’uomo seduto all’estrema destra della barca, diversamente da quelli piuttosto idealizzati che caratterizzano di norma lo stile di Caliari.
L’arrivo del Figlio dell’Uomo è accompagnato da un bagliore potente che illumina la scena da destra e proietta l’ombra della porzione inferiore delle gambe di Cristo su una superficie resa come perfettamente solida e compatta, su cui poggiano con leggerezza e in modo naturale i piedi di Gesù. Egli, effettivamente, «cammina sul mare» - sono le parole di Matteo - come fosse la spianata del tempio di Gerusalemme. Il fulcro di tutto il quadro è proprio in quella porzione di tela, nel tentativo (a nostro avviso riuscito) di Caliari di generare la sensazione di assistere ad un gesto che non appartiene all’umano ma afferisce al puro divino.
Il mare è il simbolo di quella opposizione continua che Dio e il suo amore incontrano nel mondo. Se il mare rappresenta tutte le forze del male, la barca entro cui stanno i discepoli simboleggia la comunità ecclesiale attaccata dalle forze avverse. Nel pericolo e nella incertezza in cui la comunità può trovarsi, spetta a Pietro intervenire a nome proprio e a nome degli altri apostoli: è lui l’intermediario e il portavoce dei discepoli. Non basta che la barca sia salda, salvata dalle onde; perché la Chiesa possa navigare occorre pure che Pietro non vacilli nella fede, suo condottiero. Quando la fede viene meno, il Redentore toglie all’apostolo il suo potente aiuto poiché ai suoi occhi essa è preziosa, irrinunciabile. Privare Pietro del suo sostegno, abbandonandolo un istante alle sue sole energie, non ha per Cristo una finalità punitiva, ma vuole essere piuttosto un richiamo, un invito a ritornare alla fede. Ed è quello che avviene. Pietro infatti grida: «Signore, salvami!». Prima aveva reagito come un incredulo, ora invece ritorna ad essere credente, conta sul Signore e sulla sua potenza. Proprio questa situazione viene chiamata da Gesù «poca fede». La fede di Pietro è poca perché è debole, non riesce a fronteggiare le nuove difficoltà, le nuove sfide.
Con
la sua parola («Coraggio, sono io, non abbiate paura») e col suo gesto
salvifico (stendere la mano e trattenere Pietro che affonda) Gesù fa uscire i
discepoli dalla paura e dalla poca fede e li fa approdare all’altra sponda:
quella di un credo sicuro. Essi diventano una comunità credente, che si prostra
davanti a Gesù ed esclama: « Veramente tu sei Figlio di Dio!». Questa
proclamazione è il cuore, è il vertice del Vangelo.