Home  Paese

 

 

Il legato di Nicola de Nicoli (1653)

 

 

 

Scheda Artistica - Dott. Roberto Alloro

 

 

Nel cortile interno della chiesa di San Martino Vescovo, appoggiata per terra vicino all’ingresso secondario del cinema-teatro E. Peroni, c’è una lastra di pietra (1) di cm 86x47x9 sulla quale sono incise, su 6 righe, queste parole:

 

Qvesta Comvnità è svccessa all’Oratorio / di S. Antonio nell’obbligo di far celebrar / vna Messa in perpetvo tutti i Giorni Festivi / per il Q(uonda)m Nicola de Nicoli / atti di Vicenzo Ferro 13 Febbraro / 1682

 

L’epigrafe ricorda l’obbligo contratto dalla parrocchia di celebrare ogni giorno festivo in perpetuo una messa di suffragio per il defunto Nicola de Nicoli. In origine l’onere gravava sulla confraternita laicale di Sant’Antonio, alla quale era subentrata la comunità parrocchiale in forza di atto stipulato dal notaio veronese Vicenzo Ferro in data 13 febbraio 1682.

 

Presso l’Archivio di Stato di Verona, che conserva gli atti del notaio in questione, il contratto menzionato nell’epigrafe non c’è. Ho rintracciato, però, tre atti testamentari di Nicola de Nicoli, stipulati nell’arco di quattro anni ­­­- rispettivamente il 22 marzo 1653, il 6 marzo 1656 e il 6 dicembre 1657 -, dai quali possiamo ricavare notizie biografiche sul testatore, sulla sua sensibilità religiosa e qualche informazione proprio sul legato disposto a favore della Scuola di Sant’Antonio.

 

Il primo documento, il più generoso di notizie, racconta che Nicola (o Nicolò) de Nicoli risiedeva a San Martino, in un’abitazione di sua proprietà. Sua madre, Maddalena Caterina, era morta anzitempo e suo padre, Francesco, si era risposato con tale Isabella o Isabetta, a cui Nicola fu legato da un crescente vincolo affettivo. Il nostro antico concittadino possedeva anche una macelleria e aveva delle persone alle proprie dipendenze. Partecipava attivamente alla vita religiosa della parrocchia e aderiva alla confraternita di Sant’Antonio da Padova, che aveva preferito a quelle del Santissimo Sacramento e della Beata Vergine erette nella stessa chiesa. Una scelta convinta, evidenziata anche dalle volontà testamentarie: Nicola chiese infatti di essere sepolto nell’oratorio in cui aveva sede la Scuola di Sant’Antonio ed elesse propri fedecommissari ed esecutori testamentari il priore e il sottopriore della confraternita.

 

Il testamento viene rogato sabato 22 marzo 1653. Nicola, che nel frattempo ha perduto anche il padre, è afflitto da “mal di catarro” e, forse, è proprio questo problema di salute a spingerlo a dettare le proprie ultime volontà. Secondo l’uso del tempo, egli riserva grande attenzione alle esequie e alle azioni di suffragio, allo scopo di agevolare – ove necessario – il transito dell’anima dal purgatorio al paradiso. Dopo la sua morte e prima della tumulazione del corpo, dovranno essere celebrate messe da morto per la salvezza dell’anima e in remissione dei peccati. Quattrocento messe pro anima dovranno essere celebrate nella chiesa parrocchiale nel corso dell’anno successivo, assieme ad altre duecento in memoria dei suoi genitori defunti.

 

Oltre ai legati in denaro a favore di tre confraternite esistenti in parrocchia (del Santissimo Sacramento, della Beata Vergine e di Sant’Antonio), cui spetteranno 10 ducati ognuna, si segnala la costituzione, secondo un uso frequente nella pratica testamentaria veronese, di una dote di 10 ducati ciascuna (e della rendita derivante dall’investimento della medesima al tasso d’interesse del 6%) a favore di quattro ragazze vergini di buona famiglia, da maritare o da monacare, scelte tra le residenti a San Martino o nei paesi vicini.

 

Il testatore dispone che in sede di esecuzione del testamento i crediti vengano riscossi e tutti i suoi beni mobili vengano inventariati e venduti allo scopo di finanziare i legati da lui disposti. Eventuali somme residue avrebbero dovuto essere utilizzate per ulteriori messe e uffici di suffragio. Riassumendo: i “cicli” di messe sono tre: 1) messe da celebrare post mortem prima della sepoltura; 2) messe pro anima da celebrare nel corso dell’anno successivo alla morte (400 per il testatore e 200 per i suoi genitori); 3) messe - in quantità e cadenza non precisate - da finanziare con l’eventuale rimanenza dopo l’esecuzione delle altre disposizioni.

 

Per due volte, nei quattro anni successivi, il de Nicoli sentì la necessità di integrare il testamento aumentando il valore dei legati già disposti oppure introducendone di nuovi e ricorse al notaio perché rogasse, in ciascuna occasione, quello che tecnicamente si chiama “codicillo”.

Nel primo, rogato lunedì 6 marzo 1656, mentre era in piena salute, dispone un legato di 30 ducati da dividere fra alcuni suoi parenti.

 

La seconda integrazione ha luogo giovedì 6 dicembre 1657, nell’abitazione del testatore, alla presenza di otto testimoni tra i quali il rettore della chiesa parrocchiale, don Giovanni Battista Suanello.

Dal letto in cui giace nuovamente malato, Nicola aumenta il valore del legato già disposto a favore della matrigna portando a due gli anni per i quali le garantisce il vitto, assegnandole, inoltre, 50 ducati da utilizzare a proprio piacimento. Nel segno dell’irrobustimento del rapporto con la matrigna anche la volontà che ella partecipi all’esecuzione del testamento. Dispone, altresì, legati a favore di due persone che sono al suo servizio: a Carlo Tomaselli un legato di 20 ducati oltre al salario mensile più gli utensili e la ferramenta in uso nella macelleria; a Marc’Antonio Burato un legato una tantum a discrezione dei fedecommissari.

 

I registri dei morti conservati nell’archivio parrocchiale che ho avuto modo di consultare non risalgono oltre il 1687, per cui non trovato notizia della morte di Nicola de Nicoli, avvenuta certamente entro il 13 febbraio 1682, data menzionata nell’epigrafe nella quale si fa riferimento al quondam, ossia al fu, Nicola de Nicoli.

 

Poiché il testamento non parla di messe da celebrare nei giorni festivi in perpetuo, dobbiamo dedurre che quelle citate nell’epigrafe siano state finanziate con il residuo dell’esecuzione testamentaria e che l’obbligo di celebrare in perpetuo una messa ogni giorno festivo sia il frutto di un accordo intercorso tra gli esecutori testamentari, la confraternita di Sant’Antonio e la parrocchia di San Martino nella persona del parroco.

 

Subito dopo la cessione del legato l’epigrafe venne realizzata e murata in un punto ben visibile all’interno della chiesa parrocchiale o dell’oratorio di Sant’Antonio, nell’intento di perpetuarne la memoria e assicurare l’assolvimento degli obblighi connessi, e lì rimase per un paio di secoli prima di essere rimossa.

 

(1) Nel 1928 l'epigrafe era murata in chiesa "sulla parete sinistra sopra la porta" (G.B. Stegagno, Guida di San Martino e Marcellise, San Martino Buon Albergo 1928, p. 26). Ringrazio Luigi Ambrosi per la cortese segnalazione.

 

^^^^^^^^^^^^^^^^^^

 

 

Trascrizione degli atti testamentari di Nicola de Nicoli citati nella scheda

 

Atto A)

 

Archivio di Stato di Verona, Ufficio del Registro, Testamenti, mazzo 253 numero 88, 22 marzo 1653, Nicolae quondam Francisci de Nicolis

 

(c. 1r) Exemplum ex protocollo domini Francisci Astulfi notarii

Codecili ante testamentum egregii Nicolai de Nicolis

In Christi nomine. Anno a nativitate eiusdem millesimo sexcentesimo quinquagesimo tertio, inditione sexta, die sabati vigesima secunda mensis martii, Verone, in scripturia mea. Presentibus domino David Alberti quondam domini Alberti de Sancto Marco notario rogatto in solidum cum me notario infrascripto scribere et subscribere ut infra, domino Angelo Pelegrino quondam Thomae de Sancto Vitale, domino Francisco Sussio figlio domini Dominici de Sancto Benedeto, domino Francisco figlio domini Hieronimi Bassani de Pignia, domino Alexandro figlio domini Iulii de Arcangelis de Sancta Agnete Extra ac egregio Ioanne Antonio Brunitio quondam Petri de Sancto Benedictus[1] testibus idoneis notis ad libitus rogatis ac infrascriptum dominum testatorem agnoscere asserentibus et cetera.

Messer Nicola di Nicoli quondam Francesco di Santo Martino Bon Albergo sedendo ivi sano per gratia del Signor Iddio della mente et inteletto, benché alquanto indisposto per mal di cataro, ha terminatto fare li presenti codecili ante testamentum col disponer de suoi beni nel modo seguente.

Et prima raccomandatta l’anima del Signor Iddio et alla gran Vergine Maria vuole esser sepolto nella sepoltura della scuola di Santo Antonio di Padova, et chiesa di Santo Martino di Bon Albergo con quell’essequie et funerali che ben pareranno al’infrascritti comissarii. // (c. 1v) Vuole però, che avanti la depositione del suo corpo gli siano celebratte in detta chiesa tutte quelle messe da morto che si potrano havere et siano aplicatti li santissimi sacreficii per salute del’anima di detto signor codicilatore et remissione de suoi peccatti.

Et per l’affetto sudetto nel corso di un anno doppo la morte del medesimo signor codicilatore altre messe quatrocento pur in detta chiesa et finalmente altre messe ducento per l’anima delli suoi genitori et secondo la sua intentione.

Per ragion di legatto et in ogni altro miglior modo che può et per l’amor di Iddio lascia al’infrascritti seguenti le seguenti quantità cioè.

Ducati dieci alla Compagnia del Santissimo in chiesa sudetta.

Ducati dieci alla Compagnia della Beata Vergine in essa chiesa.

Alla Scola di detto Sancto ducati dieci.

A quatro pute vergine di buon padre et di buona madre della villa di Sancto Martino Bonalbergo et luochi circonvicini ducati dieci per cadauna da esserli datti al tempo del loro maritare o monacare, et siino convertiti in loro dotti et subito siano investiti di ducati quaranta a sei per cento acciò loro ricevino il detto benefficio sin tanto che venirà il caso del loro maritare o monacare come //(c. 2r) sopra.

Ad Isabella sua madrignia vuole che li sii datto il vitto per un anno doppo la morte del detto codicilatore.

Ad Antonio figlio di Michel Piazzola ducati vinti cinque mentre però al tempo della morte di detto codicilatore si ritrovi al di lui servitio.

Comanda che subito seguita la sua morte sia per me nodaro fatto diligente inventario di tutti li suoi beni mobili et crediti et il tutto sia vendutto et riscosso (respue) nel miglior modo che parerà alla prudenza delli comisarii infrascritti, et del loro retratto siano pagatti li sudetti legatti et spese per le sudette cause et infrascritte; et se sopraavanzarà denaro quello ha impegnatto da far celebrar tante messe et divini offici per salute del’anima del sudetto codicilatore, et secondo la sua mentione.

Comissarii et esecutori di questi codicili et ultima volontà ha elletto, deputatto et pregatto che sianno il prior et sottoprior di detta scuola di Sancto <Antonio> di Padova che sono et pro tempore saranno, alli qualli ha consesso piena et ampla avanttatione // (c. 2v) di poter essequire et far essequire questa sua volontà nel miglior[2] modo che saranno ispiratti da sua divina maestà dovendo però il tutto appare col consenso et participalmente del molto reverendo signor arciprete di Sancto Martino Bonalbergo liberandoli da ogni agravio et gravame a che fossero tenuti per la presente comissaria che pur troppo resterà questa carica.

Alli qualli comissarii per ragion di legatto et in atto di recognitione et per loro fatiche ha lasciatto il codicilatore ducati quindici per cadauno.

Et hanc asseruit et cetera.

Rogans et cetera.

(Signum Tabellionis) Ego Franciscus Astulfus notarius premissis rogatus in fidem et cetera. // (c. 4v) (di altra mano) Die 31 martii 1663 / Presentatum per dictum notarium

 

 

Atto B)

 

Archivio di Stato di Verona, Ufficio del Registro, Testamenti, mazzo 256 numero 76, 6 marzo 1656, Nicolae quondam Francisci de Nicolis

 

(c. 1r) Codicilli egregii Nicolae de Nicolis

In Christi nomine. Anno a nativitatis eiusdem millesimo secentesimo quinquagesimo sexto, indictione nona, die lunae 6 mensis martii Veronae, in scripturia mea. Presentibus domino Francisco filio quondam domini Dominici Sussi de Sancto Benedicto notario rogato in solidum <cum> me notario infrascripto scribere et subscribere ut infra, domino Adamo quondam Antonio Pacceti de Clavica, domino Felice Placentini quondam Ioannis Baptistae de Sancto Paulo, egregio domino Tomasio quondam Sebastiani Fabris de Sancto Nazario, domino Francisco Rosio quondam Gervasi de Sancto Silvestro et domino Michaele Factorelli filio domini Felici de Sancto Paulo de Campo Martio, omnibus testibus et cetera.

Dominus Nicola Nicoli quondam Francesco de Sancto Martino Bonalbergo, sedendo ivi sanno per gratia del Signore Iddio della mente, dell’intelleto et del corpo ha terminato aggiongere li presenti codicilli al’ultima sua dispositione nell’atti miei sotto il dì 22 marzo 1653, et racomandata l’anima al Signore Iddio et alla gloriosa Vergine Maria ha disposto nel seguente modo cioè.

Per ragion di legato et in ogni altro miglior modo che può ha lasciato a messere Giacomo Nicoli, a messer Biagio parimente di Nicoli, et a // (c. 1v) Bortolo Bertolocii che fu figlio del fratello della quondam Maddalena Catarina madre del codicillatore et ad altri parenti del detto messer Nicola Nicoli, che si trovassero in vita al tempo della sua morte ducati trenta dal grosso tra tutti da esser divisi tra essi datili dalli commissarii già da lui elletti in una sol volta doppo la morte dell’istesso Nicoli.

In reliquis confirmavit dictam suam ultimam dispositionem et cetera.

Rogans et cetera.

(Signum Tabellionis) Ego Franciscus Astolfus notarius premissis rogatus in fidem et cetera. // (c. 2v) (di altra mano) Die 31 martii 1663. Presentatum per dictum notarium

 

 

Atto C)

 

Archivio di Stato di Verona, Ufficio del Registro, Testamenti, mazzo 257 numero 228, 6 dicembre 1657, Nicolai quondam Francisci de Nicolis

 

(c. 1r) Codicilli Nicolai de Nicolis

In Christi nomine. Anno a nativitate eiusdem millesimo sexcentesimo quinquagesimo septimo, indictione decima, die iovis sexto mensis decembris, in villa Sancti Martini Bonalberghi, in domo habitationis infrascripti testatoris. Presentibus domino Rocho Ambrosiono filio domini Nicolai de Sancto Nazario notario rogato in solidum cum me notario infrascripto, reverendo domino Ioanne Baptista Suanello rectore Sancti Martini praedicti, Michaele Formiga filio alterius Michaelis de Sancto Vitale, egregio Tholomeo Bagarono filio quondam Lucae de Sancto Martino, Augustino Miono filio quondam Ioannis de Bussolo, Francisco Lipella filio Gasparis de Montorio, Mathaeo Miolo[3] fratre praedicti Augustini, Thomasio Cellebrino filio Hieronimi de Bussolengo habitante cum praedicto Tholomaeo testibus et cetera.

Messer Nicolò di Nicoli filius quondam Francesco di Sancto Martin Bonalbergo, giacendo ivi nel letto sano di mente, loquella et intelleto benché del corpo aggravato, asserendo haver fatto un testamento negl’atti del dottor Francesco Bernardi nodaro l’anno 1653, e codicillo 1656 atti di domino Francesco Astolfi nodaro, ha terminato aggionger li seguenti codicilli alli sudetti, confirmando però nel rimanente li sodetti testamento e codicillo, e raccomandata l’anima sua all’altissimo Iddio ordina e dispone nel seguente modo cioè.

Che havendo nel suo testamento lasciato per legato a madonna Isabetta sua matrigna il vitto d’un anno, hora alla medesima aggionge per ragion di legato ancora il vitto per un altr’anno, che faranno due da esserle prestato et assignato dopo la morte d’esso codicillatore, et oltre esso legato ducati cinquanta da grossi trentauno per cadauno da essergli dati subito seguita la morte di detto domino Nicolò per una volta tanto, acciò di quelli disponga a suo piacere, con conditione però che mancata che sarà di vita essa madonna Isabella in qual si voglia tempo, se essi ducati cinquanta fossero in essere in casa della medesima siino in tal caso dispensati in tante messe da morto da esser celebrate nella venerabile chiesa di Sancto Martino per // (c. 1v) l’anima non solo d’esso testatore ma anco de suoi defunti.

Quali ducati cinquanta siino dati e numerati alla medesima dalli signori commissarii nominati nel codicillo 1653 22 marzo sodetto.

Pregando esso codicillator la sudetta madonna Isabella sua madrigna a voler assister, insieme con li sudetti signori commissarii, all’inventario e vendita delle robbe di di lui ragion, accioché siino vendute con maggior avantaggio possibile, et anco per la rascossa de suoi debitori.

Item per raggion di legato e per l’amor di Dio lascia et aggionge alli sodetti codicilli che dall’antidetti signori commissarii siino date per una volta tanto a Carlo Tomaselli ducati vinti oltre il suo salario, ch’è di troni quatordeci al mese, quale li doverà correr anco doppo la morte d’esso codicillatore sino tanto che haverà scosso da debitori e quanto parerà alli predetti signori commissarii, quali siino in libertà di licentiarlo ad ogni loro piacere.

Li quali ducati vinti insieme con li utensili e ferramenti spettanti alla beccharia li siino dati, fatta ch’haverà l’essattione, mentre però esso Carlo s’attrovi al tempo della morte del predetto messer Nicolò alla sua servitù, nel quale caso non vi essendo cessi l’antedetto legato.

Et ancora per ragion di legato lascia et aggionge che dalli sudetti signori commissarii sii per una volta tanto et per amor di Dio dato a Marc’Antonio filio quondam Gironimo Burato quello che perarà alli medesimi mentre s’attrovi anco lui alla sua servitù.

Pregando et cetera.

(Signum Tabellionis) Ego Nicolaus de Zenis filius quondam domini Ioannis de contrata Sancti Salvatoris Curtis Regiae publicus Veneta auctoritate notarius, praemissa omnia (esse) actis praedicti quondam domini genitoris mei fideliter exemplavi in quorum fidem et cetera. // (c. 2v) (di altra mano) 1657 6 decembris codicilli di Nicolò di Nicolis quondam Francesco di Sancto Martin Bonalbergo atti di domino Giovanni Zeni nodaro. (di altra mano) Presentato 12 ottobre 1718 per il signor Nicolò Zeni nodaro.

 

[1] Così nel testo.

[2] nell’miglior nel testo.

[3] Così nel testo.

 

Data di pubblicazione: 5/9/2013

 

  Pagina precedente