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di Sergio Spiazzi  

Mambrotta

 

Il territorio storicamente individuato come quello di Mambrotta e Centegnano è caratterizzato da una morfologia ben precisa che ha nel fiume Adige la sua origine.

I geologi definiscono "piano di divagazione dell'Adige con tracce di meandri" il territorio che si trova al di sotto della linea dei terrazzamenti i quali, anticamente, segnavano i confini della Campagna Minore del Comune di Verona.

 

Se i terrazzamenti segnano il confine a nord di Mambrotta, l'Adige costituisce l'altro limite naturale a sud, mentre a est la strada comunale per Zevio segna un limite abbastanza recente.

 

I terreni della piana di Mambrotta e Centegnano sono percorsi da numerosi corsi d'acqua tra cui spiccano l'Antanello, la Gardesana, le acque risorgive dei Pori, oltre a numerosi corsi artificiali quali: la Fossa Montagna, la Fossa Bianchina, la Fossa Brognoligo, lo Scolo Cassero e per ultimo il Canale della SAVA. Oltre ai centri di Mambrotta e Centegnano, il territorio è ricco di antiche corti rurali tra cui spiccano: la Mariona, la Mambrottina, Cà del Ferro, la Falcona, la Pantina, la Ferrarese, la Schioppa oltre ad altri nuclei rurali più recenti.

 

Più a nord troviamo l'antico feudo dei Da Lisca che aveva in Formighe' o Formighedo il suo centro propulsore fin dal XIV secolo. Tutti i documenti antichi chiamano questi luoghi con il toponimo di Centegnano.

 

Fin dall'Alto medioevo il territorio di Mambrotta e Centegnano si trova soggetto alla giurisdizione del castello di Montorio e successivamente al comune di Montorio, con la stranezza di trovarsi staccato dal proprio centro, dall'interposte terre di S. Martino, asceso a comune autonomo almeno fin dagli inizi del XVI secolo. Solo in epoca napoleonica, con il riordino del territorio che si trovava frazionato in feudi, vicariati, ville, Mambrotta e Centegnano vengono aggregati definitivamente al Comune di S. Martino B.A. e con loro tutto il territorio della bassa fino all'Adige.

 

Il territorio in epoca romana

 

L'ambito territoriale di Mambrotta e Centegnano è caratterizzato, in epoca romana, da una presenza abitativa esclusivamente rurale.

 

Già il toponimo "Centegnano" e la strada omonima confermano l'origine romana del luogo. A tal proposito il sacerdote don Basilio Finetti, nella sua guida "Il paese di S. Michele Extra" edita nell'anno 1900, afferma: "Strada di Sentegnan, strada romana, che esisteva ancora nel 1556, ora totalmente distrutta; essa discendeva là dove ora abita il dotto Luigi Stegagno, passava per gli attuali orti Trezza, continuava facendo spiaggia al fiume e allacciandosi alla località Sentegnan, che esiste ancora. Questa via prese il suo nome da una famiglia romana, che abitava nei pressi di S. Michele, detta Centignano; oppure, è più probabile ricevesse il suo nome da un soldato della seconda guerra Punica; od anche da un vice Pretore, venuto dopo la disfatta dei Romani al Trasimeno, con la tribù Flaminia; anno a. C. 219".

 

Se queste sono solo ipotesi, veri sono i ritrovamenti di epoca romana avvenuti nel territorio di Centegnano. Il prof. Franzoni (1975) racconta che in località Gazzivi, durante lo scavo del canale della SAVA, nel 1958, emersero almeno 10 tombe alla cappuccina di epoca romana, che costituivano parte di area funeraria.

 

Il materiale si trova presso privati e in parte disperso. Altri ritrovamenti vennero fatti in località Fornace, tra Campalto e Centegnano, durante alcuni lavori agricoli. In detto luogo il terreno restituì, in epoca non definita, frammenti in cotto di vari manufatti che potrebbero coincidere, secondo il Franzoni, con i numerosi vasi fittili conservati al Museo Archeologico di Verona, con la generica indicazione "dalla Mambrotta". Uno di essi è una coppetta tipo "Sarius" databile ai primi decenni del I sec. d. C.

 

Guardando la mappa dei ritrovamenti di epoca romana è interessante notare che i reperti raccolti si trovano molto vicino al fiume Adige, il quale con i suoi straripamenti, ha disperso gran parte di materiale e tracce di quell'epoca.

Altri ritrovamenti sporadici sono stati segnalati dagli abitanti della zona in epoche passate.

 

Le terre di Centegnano si trovano ai margini di una vasta centuriazione (suddivisione dei terreni dell'agro pubblico in quadrati risultanti di cento parcelle o "Sortes"), comprendente anche i terrazzamenti di Campalto, S. Martino e la valle di Marcellise, che si estendeva verso est fino a S. Bonifacio.

 

Notizie tra l'XI e XIII secolo

 

Il primo documento riferito al territorio trattato é del 20 novembre 1069, si tratta di un rogito steso dal notaio Isnardus "in vico mizoli" dove Zeno del fu Andreverto e la coniuge abitanti, in Mizzole e professanti legge longobarda vendono, ricevendo il prezzo, a Zeno del fu Mandreverto una pezza di terra nel veronese in " ... Centeniano ... alocus qui incupatur coguzo".

 

Il secondo documento é del 1159 e tratta sempre di una vendita effettuata da Ottone prete detto Rapa che vende, ricevendo il prezzo, a Pacifico negoziante, cinque pezze di terra in "Centegnano".

 

Il 20 luglio del 1203 Elisabetta, badessa di S.Michele, col consenso di altre monache dà in locazione perpetua a Gerardo Netella fu Alberto alcune pezze di terra tra cui una posta in "Centegnano”. Altro documento, del 24 gennaio 1234, si riferisce ad una donazione scritta nel palazzo del " ... monasterii Sci Zenonis Veronensis", dove, "Octoromeus et Maiellus fratres de Octoromeis ... " consegnano all'abate" ... Benedictus ... " un elenco di beni del feudo che i loro antenati tenevano dal monastero di S. Zeno, tra cui beni in “Centegnano”.

 

Come si vede sono notizie frammentarie ma che ci suggeriscono come il territorio di Centegnano sia sempre stato sfruttato fin dall'epoca romana, soprattutto a prato, e servito da una fitta rete di canali artificiali che prendono l'acqua dall'Antanello e dal fiume Fibbio.

 

Il territorio dal XVI al XVIII secolo

 

Attorno alla metà del XVI secolo la Repubblica Veneta favorisce, attraverso un'idonea legislazione, il recupero di terreni vallivi o scarsamente produttivi con concessioni di acque pubbliche. Sono soprattutto i patrizi locali che investono capitali per la costruzione di canali artificiali e la bonifica dei terreni.

 

Nelle richieste di concessione d'acqua non sempre si specifica la coltura, ad eccezione delle risare. I territori di Centegnano e Mambrotta vengono sfruttati simultaneamente ad altre aree della bassa veronese, per la coltivazione del riso. Anche se la coltivazione del riso viene introdotta in Italia sul finire del XV secolo, è solo attorno al 1570 che esplode la richiesta di risare, visto l'alto reddito che tale prodotto garantisce.

 

I primi in zona a richiedere tali concessioni sono i fratelli Lunardo e Galeazzo Da Lisca di Formighé con domanda del 10 ottobre 1569 " ... supplicano acqua del fiume Fibio di sopra li molini di Formighé in contrà di Lindenara". Pochi giorni dopo, ed esattamente il 31 ottobre, Carlo Marioni chiede" ... il soprabbondante dell'acqua dei Pori per benificio dei suoi 70 campi per far risara ... ".

 

L'anno dopo i Da Lisca chiedono acqua per altri 50 campi e la possibilità di costruire una pilla da riso a Formighé. Sempre nel 1570, ed esattamente il 12 di ottobre, i fratelli Cesare e Galeotto Lazise chiedono l'acqua dei Pori di Ca' dell'Aglio, per irrigare 108 campi da far risara " ... in logo ditto la manbrotta sotto Campalto ... ", terreni posti sotto "lantanel" tra la Mariona e la Mambrottina che a quell'epoca era dei Lazisi.

 

Altre richieste seguono nel corso del XVII e XVIII secolo, trasformando il territorio paludoso e prativo di Mambrotta in area agricola altamente produttiva, mantenendo tale vocazione fino agli inizi del nostro secolo. Tra le mappe ritrovate particolarmente interessante è quella riferita ai beni Vico o Vighi. Il documento del 1676 si riferisce ad una supplica della signora Ottavia, figliola del sig. Alessandro Vico che" ... vuole comutar luso da pradi a risara, che sono campi 127 ... " e l'autorizzazione alla costruzione di una Pilla sopra le sue acque "Il tutto posto nella villa di Ca' del Ferro sotto Montorio Territorio Veronese". La mappa riporta la "Chiesa dal ferro" che si trova nel luogo dell'attuale parrocchiale, il gruppo delle case della Pantina, la corte di Ca' del Ferro, la Falcona, numerose strade e fossati.

 

Numerosa altra documentazione esiste per tutto l'Ottocento, secolo che vede il centro di Mambrotta crescere attorno alla parrocchiale, soprattutto tra il 1850 ed il 1900, con la costruzione di modesti edifici rurali che determinano gran parte del nucleo attuale della frazione.

 

 

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