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Via Crucis

(Romolo Nicolis)

 

Scheda Artistica - di Roberta Patrizia Alloro e Roberto Alloro

 

La chiesa parrocchiale di San Martino vescovo, come moltissime chiese cattoliche, ospita una Via Crucis, ossia una sequenza di quattordici stazioni collocate alle pareti dell’aula secondo criteri di simmetria ed equidistanza. Autore dell’opera è il concittadino Romolo Nicolis (1876-1966).

 

L’attenzione dei cristiani per i luoghi santi, in cui si concluse in modo tragico la vicenda umana di Gesù Cristo, è antichissima. Già alla fine del IV secolo i pellegrini che si recavano in Terrasanta visitavano tre edifici sacri eretti sulla cima del Golgota e partecipavano ad una processione che si snodava da uno all’altro. Secondo alcuni studiosi sarebbe questo il germe da cui si sarebbe sviluppata la Via Crucis. Alla fine del Duecento il frate domenicano Rinaldo di Monte Crucis annotava nel proprio diario di viaggio in Terrasanta di aver ripercorso la salita al Golgota e descriveva le varie stationes, ossia i punti in cui erano avvenuti gli episodi salienti della Passione.

 

La ripresa dei pellegrinaggi a partire dal XII secolo e la presenza dei frati Minori nei luoghi della Passione a partire dal 1233 furono i mezzi privilegiati che diffusero in Europa la devozione per la sequenza di stazioni. La vera Via Crucis, infatti, si poteva percorrere solo recandosi materialmente in visita a Gerusalemme, ma l’impossibilità per molti di fare tale pellegrinaggio suggerì l’idea di recarvisi idealmente mediante la rappresentazione delle stazioni nelle chiese. Il fascino suscitato dai resoconti dei pellegrini determinò infatti tentativi di riprodure i luoghi della Passione nella propria terra, tentativi talvolta messi in atto dagli stessi protagonisti del pellegrinaggio.

 

La genesi del pio esercizio della Via Crucis va ricercata nella fusione di tre diverse devozioni che si diffusero, a partire dal Quattrocento, soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi: la devozione alle “cadute di Cristo” sotto la croce, la devozione ai “cammini dolorosi di Cristo” in memoria dei percorsi di dolore compiuti da Gesù durante la sua Passione, e la devozione alle “stazioni di Cristo”, ai momenti in cui Gesù si fermò lungo il cammino verso il Calvario.

 

Inizialmente la Via Crucis venne istituita solo nelle chiese dei Minori Osservanti e Riformati. Papa Clemente XII estese, nel 1731, la facoltà di istituirla anche nelle altre chiese mantenendo il privilegio della sua istituzione al solo ordine francescano. Al fine di limitarne la diffusione incontrollata, Benedetto XIV stabilì, nel 1741, che non vi potesse essere più di una Via Crucis per parrocchia. Il corretto espletamento delle pratiche devozionali consentiva di acquisire le stesse indulgenze concesse visitando tutti i luoghi santi di Gerusalemme. Per ottenere l’indulgenza, i fedeli devono pregare sostando in ciascuna stazione, meditando sul mistero della Passione. La celebrazione della Via Crucis è molto comune nei venerdì di Quaresima, specialmente il venerdì santo.

 

La sequenza tradizionale delle quattordici stazioni che formano la Via Crucis è il risultato di un lungo processo di formazione che partiva da situazioni di grande diversità sia per quanto riguarda la scelta delle stazioni, sia del loro numero ed ordine. Ad esempio, una “prima stazione” assai antica è la condanna di Gesù nel pretorio di Pilato, ma sono attestate vie crucis che iniziavano da altri episodi, come l’addio di Gesù a sua Madre, la lavanda dei piedi, l’agonia nel Getsemani. Allo stesso modo, sono stati talora considerati anche episodi che poi hanno finito per essere esclusi dal novero dei quattordici “canonici”, come la cattura di Gesù, il rinnegamento di Pietro, la flagellazione, le accuse diffamatorie in casa di Caifa, lo scherno della veste bianca nel palazzo di Erode.

 

La Via Crucis, nella sua forma attuale, con le stesse quattordici stazioni disposte nello stesso ordine, è attestata in Spagna nella prima metà del secolo XVП, soprattutto in ambienti francescani. Dalla penisola iberica essa passò prima in Sardegna, allora sotto il dominio della corona spagnola, e poi nella penisola italica. Lo schema tradizionale è così formato: 1. Gesù è condannato a morte; 2. Gesù è caricato della croce; 3. Gesù cade per la prima volta; 4. Gesù incontra sua Madre; 5. Simone di Cirene porta la croce di Gesù; 6. La Veronica asciuga il volto di Gesù; 7. Gesù cade per la seconda volta; 8. Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme; 9. Gesù cade per la terza volta; 10. Gesù è spogliato delle vesti e abbeverato di aceto e fiele; 11. Gesù è inchiodato sulla croce; 12. Gesù muore sulla croce; 13. Gesù è deposto dalla croce; 14. Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro. Varie di queste stazioni corrispondono a episodi evangelici. Altre, come le cadute di Gesù, l'incontro con la madre o l’incontro con la Veronica, sono state introdotte dalla devozione popolare.

 

Il carattere devozionale di alcune delle stazioni tradizionali, da una parte, e l’assenza di momenti significativi dei racconti evangelici, dall'altra, hanno portato a elaborare schemi alternativi di Via Crucis, articolate secondo il Vangelo. Nel 1991 la Via Crucis di Giovanni Paolo II al Colosseo fu fatta secondo lo schema seguente: 1. Gesù nell’orto degli ulivi (Mc 14,32-36); 2. Gesù, tradito da Giuda, è arrestato (Mc 14,45-46); 3. Gesù è condannato dal sinedrio (Mc 14,55.60-64); 4. Gesù è rinnegato da Pietro (Mc 14,66-72); 5. Gesù è giudicato da Pilato (Mc 15,14-15); 6. Gesù è flagellato e coronato di spine (Mc 15,17-19); 7. Gesù è caricato della croce (Mc 15,20); 8. Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce (Mc 15,21); 9. Gesù incontra le donne di Gerusalemme (Lc 23,27-28); 10. Gesù è crocifisso (Mc 15,24); 11.Gesù promette il suo regno al buon ladrone (Lc 23,39-42); 12. Gesù in croce, la madre e il discepolo (Gv 19,26-27); 13. Gesù muore sulla croce (Mc 15,33-39); 14. Gesù è deposto nel sepolcro (Mc 15,40-46).

 

La Via Crucis che si trova nella parrocchiale di San Martino vescovo aderisce perfettamente allo schema tradizionale. Il suo autore, Romolo Nicolis, nacque a San Martino Buon Albergo nel 1876 in una famiglia di antichi speziali e, pur proseguendo l’attività di farmacista assieme allo zio Epifanio, si interessò e si applicò da autodidatta in diverse arti maggiori e minori. Con gli anni divenne suonatore di organo, violino, violoncello e pianoforte e nelle grandi feste suonava l’organo e dirigeva il coro della chiesa. Compose operette che venivano allestite nel teatro del paese e per le quali disegnava anche le scene. Un’altra grande passione fu la pittura, in particolare quella macchiaiola, alla quale si dedicò fino a quando le dita della mano gli permisero di guidare il pennello sulla tela. Molti sue opere con scene di vita quotidiana o familiare sono conservate dai discendenti, altre invece decorano le pareti della  parrocchiale (una Annunciazione del 1942, la Via Crucis, appunto, I dodici Apostoli e la Madonna di Pompei) e dell’annessa sacrestia (i ritratti dei parroci conosciuti dall’artista). Spirito eclettico ed intraprendente, si preparava i colori e costruiva le cornici per i suoi quadri. Si cimentò pure nella fotografia, di cui curò anche la stampa, e nel disegno a china. Morì a novant’anni, nel maggio del 1966, sempre con spirito positivo e ottimista. Sul sito www.sanmartinoba.it, nella sezione Cultura, alla voce Protagonisti, è possibile leggere la testimonianza della figlia, Lucia Nicolis.

 

  

Fotografie di Lovisetto Giovanni

 

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