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Villa Sogara 30/1/2004 - Foto A. Scolari

 

 

Scheda storica - Arch. Sergio Spiazzi

 

La villa Sogara si trova a mezza costa, sulle pendici vulcaniche del colle di S. Briccio, ai confini tra il comune di S. Martino e Lavagno. Partendo dal bivio di S. Rocco, dove si sale verso S. Briccio, percorrendo la vecchia strada consorziale detta nell'ottocento "di Sogara", la s'intravvede a sinistra, prima di curvare, verso il primo tornante che porta all'antico paese di Lavagno. Un tempo, un'altra strada comuale, ora in disuso, saliva direttamente alla Sogara da nord della valle, per poi congiungersi a sud della corte, con il percorso stradale attuale.

 

La villa è composta da diverse costruzioni di varie epoche addossate tra loro: il palazzo centrale, le case accessorie ed i rustici. Il corpo centrale è sicuramente il più antico ed è formato da una loggia al piano terra, costituita da tre arcature leggermente slanciate e probabilmente più vecchie del 1675 (data incisa sul capitello di una colonna che si riferisce probabilmente ad un restauro).

 

Al piano primo una loggetta formata da sette arcature si dispone visivamente in modo asimmetrico rispetto a quelle sottostanti.  In una foto del dopoguerra se ne contano sei, mentre un'altra stampa, visibile sulla guida dello Stegagno, mostra il prospetto con gli archetti tamponati e con una serie di finestre inserite all'interno degli stessi.  Osservando le mappe catastali austriache del 1849 il corpo principale sembrerebbe quello più antico, mentre gli edifici ad est sono da considerarsi aggiunti in seguito, come il fabbricato verso valle, costruito tra il 1816 ed il 1849.

 

L'edificio nel XVIII secolo è proprietà degli Orti-Manara. Giò: Battista Orti, nato nel 1775, fratello minore di Giò: Girolamo e quinto di otto fratelli, sposa alla fine del '700 Teresa de Betta, figlia di Francesco. I due hanno due figli: Teresa che nasce nel 1798 e Gaetano nel 1799. Senza discendenti l'Orti lascia in eredità alla famiglia de Betta il palazzo. Giò: Battista muore giovane visto che nel catasto napoleonico del 1816 la proprietà è già intestata a Teresa Betti-Orti che affitta la Sogara e i campi ai contadini.

 

Nello stesso catasto Teresa è proprietaria di una corte all'Arcandola e della casa rurale della Carbonara sopra il Monte dei Santi.

 

Nella visita pastorale del 1839 è citato un oratorio della "Nob. Debetti ved. Nob. Orti in domo habit. ex indulto Ap.lico vid altare cum portali..."

 

Nel catasto austriaco del 1849 gli edifici della corte sono classificati come "Casa di Villeggiatura", "Casa colonica" e "Fabbricato per azienda rurale".

 

Nella seconda metà dell'ottocento, il palazzo è abitato da Edoardo de Betta, ultimo Podesta di Verona.