Home  C'era una volta

 

 

di Anna Solati

 

A chi  “Le stèle” (la legna tagliata)?

 

17.3.1948 il  Sindaco il socialista  Antioco Casta invia al Parroco don Egidio Peroni una lettera: Protocollo 1051. Oggetto: Utilizzazione delle piante secche tagliate nei giardini pubblici del capoluogo.

 

La lettera comincia così:

Ho esposto alla Giunta Comunale il diritto da Lei avanzato su parte delle piante secche estirpate nei giardini di questo Capoluogo …… la giunta stessa ha deliberato di assegnarle un periodo di tre mesi dalla data odierna per produrre in visione i documenti comprovanti i diritti vantati.”.

 

E termina così:

Scaduti i termini senza che siano stati prodotti i documenti di cui sopra, si intenderà la S.V. rinunciare al diritto vantato e le piante saranno utilizzate per conto del Comune.”.

 

Cos’è successo?

Gli “stradini” comunali hanno eliminato vecchi alberi morti e li hanno portati in luogo deciso dal Comune.

Da poco è finita la guerra, gli inverni sono rigidissimi, si fa da mangiare e ci si  riscalda con un’unica stufa a legna in cucina, i più ricchi in camera hanno le stufe "Bechi" di mattoni, gli altri “el fogolar”. Si comprende che un Parroco sollecito dei suoi parrocchiani non voglia rinunciare ad un bene così prezioso per i poveri.

 

          Allora il nostro don Egidio si mette a ricercare i documenti e ne trova un bel po’ negli Archivi parrocchiali, documenti di notevole valore e scrive al Consiglio Comunale:

“…. Essendo mio preciso e gravissimo dovere tutelare i diritti della Chiesa anche in materia economica ho fatto diligenti ricerche nell’archivio parrocchiale…

 

          Un po’ citando lo scritto di don Peroni, un po’ riassumendo con parole nostre, dai documenti risulta che:

 

1) Il terreno circondante la Parrocchiale fu donato alla chiesa dall’Imperatore Federigo I° nell’anno 1163.  La donazione è scritta in latino e si trova in Biancolini libro v parte I pag. 97.

 

2) La medesima donazione o concessione fu confermata da Federigo II° (il famoso Barbarossa del Carducci: “ Sta Federigo imperatore in Como…...”). La notizia si trova sempre nel  Biancolini . (Non dobbiamo meravigliarci che simili personaggi si occupassero di beneficare una chiesetta romanica fuori Verona se pensiamo che tale chiesa era proprietà dell’abbazia di San Zeno Maggiore e gli imperatori avevano tutto l’interesse ad avere dalla loro parte l’Abate. Solo nel 1532 San Martino diverrà Parrocchia indipendente).

 

3) Tale possesso si ritrova intatto nel 1608 come risulta da una nota del Priore che asserisce di aver trascritto tale nota da un registro del suo predecessore, registro andato perduto a causa di una gravissima inondazione.

Il documento dice tra le altre cose: “Possede la Chiesa di San Martino due praticelli di fronte alla Chiesa di campi uno all’incirca e vanno verso la strada vicentina.”.

 

4) In un documento del 1685 risulta la stessa cosa.

 

5) Inoltre da una nota del Rev. Don Giuseppe Gilardoni nell’anno 1820 risulta che con le elemosine dei parrocchiani fu costruita la strada davanti la Chiesa e altre due strade laterali: senza quindi l’intervento finanziario del Comune.

 

6) Infine in un documento datato 18 Novembre 1881 il Municipio di San Martino nella persona del Sindaco Comini chiedeva al Rev. Don Bartolomeo Gazzolato il permesso di ridurre di 400 metri quadrati l’estensione dei giardini per il passaggio del tranvay (  questo nome “foresto” veniva scritto così dal nostro don Egidio che di inglese non se ne intendeva proprio).

 

Poi don Egidio raccoglie varie testimonianze di concittadini che confermano che la Parrocchia ha sempre usufruito in parte o completamente della legna tagliata e anche dei “prodotti dello spurgo” del Fibbio al ponte del Cristo. (E’ commovente leggere i nomi dei testimoni che appartengono alle vecchie famiglie sanmartinesi).

 

Don Egidio ritrova anche un vecchio Parroco di San Martino don Gaetano Faggini che testimonia:

Per quanto è a mia conoscenza dichiaro che i giardinetti che circondano la Chiesa furono sempre ritenuti come proprietà assoluta dalla Chiesa stessa fino alla morte del Reverendissimo Signor don Bartolomeo Gazzolato avvenuta nel Gennaio 1889. Mi consta che nel giorno del funerale appena tornati dal cimitero l’allora padrone del Comune Segretario………mandò immediatamente i dipendenti del comune vulgo stradini a prendere possesso dei giardini pubblici quando nessun legittimo rappresentante della Chiesa poteva farne valere il diritto del possesso. Perché morto il parroco, nessuno era ancora costituito ufficialmente dall’autorità legittima a sostituirlo.

Alla mia venuta nel 1906 in Maggio la cosa era in statu quo, né mai nel breve tempo ch’io fui arciprete sorse alcuna questione in merito al possesso dei giardini stessi.

Quanto è a mia conoscenza il mio successore don Virgilio Ambrosini rivendicò il diritto in tal senso senza approdare a nulla.

 

Purtroppo l’Amministrazione non si lascia convincere e risponde:

 

Protocollo n. 2433  del  28.6.1948 Oggetto: Proprietà giardini.

Sono stati eseguiti i rilievi catastali da cui risulta che i giardini sono proprietà del Comune … che da sempre ne fa la manutenzione …… Quanto sopra non toglie che saltuariamente e in base alle proprie possibilità, possa cedere della legna……

 

Anche don Peroni si rivolge al catasto che gli risponderà “picche”: ha ragione il Comune.

 

Cosa è successo?

 Il registro del catasto precedente, quello austriaco del 1848, dimostrava che i terreni erano della parrocchia perché: “luoghi aperti al pubblico chiamati anche luoghi pubblici o sacri”. Purtroppo il nuovo catasto, quello italiano del 1906, ha cambiato la loro destinazione facendoli diventare solo luoghi pubblici. A suo tempo nessuno ha fatto opposizione e quindi……

 

Don Peroni non si arrenderà per un bel po’ di tempo. Cederà “pro bono pacis”, dopo anni durante l’Amministrazione del Sindaco Tumolo.

 

Ma chiediamo noi:

“ Come mai il monumento ai caduti, inaugurato poco dopo la I° guerra mondiale che si trova vicino alla Cappella e certamente nella zona della contesa, non ha causato discussioni a quel tempo?”

 

Risponde il nostro amico e studioso di San Martino architetto Sergio Gaetano Spiazzi:

 

“ Il monumento nacque da una spontanea offerta di denaro da parte di tutta la Comunità che era stata ferita dai tanti suoi figli che erano morti. Inizialmente fu posto molto più a sinistra dell’oratorio in terreno Comunale, poi con l’allargamento del Ponte del Cristo lo si dovette spostare dove ora si trova.

Al Parroco non passò neppure per la testa di fare obiezioni, era una cosa dovuta ai suoi fedeli. Aggiungo che durante la guerra la statua in bronzo fu fusa e per rifarla ci si servì di un bozzetto del dott. Romolo Nicolis. “

 

Il Testo è stato ricavato da “ San Martino e i suoi alberi”: premio provinciale per l’ecologia, eseguito nel 1984 dalla classe 3°H nell’ambito delle attività del tempo prolungato. Le notizie provenivano dagli archivi Parrocchiali.

 

Insegnanti che avevano condotto i lavori, i Proff.ri: Antonio Frecina,  Anna Solati.

 

 

C'era una volta