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a cura di Sergio Spiazzi

 

La compagnia laicale di S. Antonio da Padova (a San Martino Buon Albergo)

 

Nella visita pastorale del 1532, viene citato l'altare di S. Antonio da Padova, con relativa confraternita. Tale compagnia, probabilmente costituitasi diverso tempo prima, era composta da fra­telli laici e organizzata per l'eserci­zio di opere di carità e di pietà.

Non è cosa da poco se attraver­so alcuni documenti si è ricostruita parte della sua presenza all'interno della comunità sanmartinese. Im­portante a questo punto è la visita pastorale del 1640, dove si parla ampiamente della confraternita e dove si ricorda che l'altare di S. Antonio da Padova aveva avuto il "privilegio" di "Pauli Pontificij”, del 5 aprile 1612. Nello stesso docu­mento emerge il nome del fondatore dell'oratorio della compagnia, nel nome di Adamo Gardesano, co­struito nei primi decenni del 1600, contiguo all'abside quadrata della chiesa di allora e demolito nel1950 durante l'ampliamento dell'attuale edificio religioso. Inoltre si parla dell'amministratore, "Massario" della società, Zaccaria Collosino e di 36 confratelli che facevano parte della società, la quale doveva comprendere diverse persone "impor­tanti", non nobili, del paese.

 

La compagnia doveva avere un certo numero di entrate se decise di costruire e mantenere un proprio oratorio.

 

Sempre nella pastorale del 1640 si danno le regole alla confraternita, contemporaneamente all'approva­zione della costruzione dell'orato­rio, da parte del Rev.mo Mons. Cozza, Canonico e Arciprete della Cattedrale e dal Commissario dell'Abbazia di S. Zeno Maggiore, con l'elencazione di nove capitoli, i quali dovevano essere osservati da tutti i fratelli " ... che entreranno nell'Oratorio o Compagnia Laicale di S. Antonio di Padova eretto nella Parrocchiale di S. Martino nel loco del Bonalbergo ... ".

 

1)     Che tutti gli fratelli dell'Orato­rio siano obbligati confessarsi, et communicarsi tutte le feste princi­pali cioè alla Pasqua di Resurett.ne, alle Pentecoste, al Corpo di Christo, all'Assontione della Madonna, alla Natività della Madonna, la prima Domenica di Ottobre per essere giorno dedicato al Sants.mo Rosario, alla Concettione della Madonna, e il giorno del Santiss.mo Natale, e se sia possibile medesimamente tutte le prime Domeniche del mese, et se in caso alcuno fosse impedito sia tenuto far sua scusa al R. Parroco.

2)     Che tutte le feste di precetto siano obligati al levar del sole ritro­varsi nell'Oratorio per dir l’Officio della Madonna chi saprà legger, e chi non saprà legger dir la corona, o’ altre orationi conforme la loro divotione, e chi mancherà debbi dir sua colpa, e riceverne la peni­tenza, che le sarà imposta, ò dal R. Paroco, ò da chi sarà eletto à tal carico.

3)     Che tutti quelli mancaranno di venir all'Oratorio debbano pagar una gazetta per ogni volta mancaranno, da esser messa in benef. o dell'Oratorio.

4)     Che gli fratelli che sapranno legger siano obbligati ogni festa di precetto dopo pranzo venir alla Dottrina Christiana per insegnarla agli figlioli del loco, e quelli che non sapranno legger procureranno di tenerli in tema, e trovandone per stradda di farli venir alla Chiesa, che però si farà scielta degli Huomini, conforme il bisogna che vi sarà. 

5)     Che siano eletti due dalli fra­telli, quali habbino carico di andar à visitar gli infermi del loco, et avisar nell'Oratorio il bisogno, che laverano li corporale, come spiri­tuale, acciò si possi conforme la Carità, e possibile porgerli il neces­sario agiuto.

6)     Che morendo alcuno de fratel­li siano obbligati cole proprie vesti accompagnarlo alla Sepoltura con una candella in mano accesa, e pregar per quell'anima, acciò il Sig. Dio la ricevi per la sua infinita bontà nel Santo paradiso; medesimamente tutto l'Oratorio insieme sia ubligato farli dire tre messe per cadauno che morirà: Pena un tron.

7)     Che tutti li fratelli siano tenuti venir il Venerdì Santo, et il di del Corpo di Christo in processione con le loro candelle accese, et il Lunedì di Pasqua et il Martedì susseguente alla Madonna, e S. Giaco­mo senza candella: Pena un tron.

8)     Che ritrovandosi (che Dio non voglia) ancuno de' fratelli in qual­siasi grave errore, et enorme, o’ sia scandaloso, ne vogli lasciar le male pratiche, sia escluso totalmente, e più non habbi regresso di tornar nell'Oratorio.

9)     Che siano fatti gli Ufficij, di anno in anno, facendosi elettione de megliori, e più atti al carico, che li sarà data, dove ogni anno pagarà a sua coscienza in proponere alcu­no de' fratelli.

 

All'Archivio di Stato di Verona esistono due buste contenenti do­cumenti riguardanti la compagnia laicale di S. Antonio da Padova. La prima riferita alle entrate e alle uscite dal 1696 al 1719 con documenti antecedenti al 1696, la seconda contiene un libro cassa cartonato che annota entrate ed uscite da 1777 al 1803.

 

Nella prima busta si trova il testa­mento di Nicola de Nicoli del 22 marzo 1653 che lascia alla confraternita una serie di possedi­menti, esprimendo la volontà di essere sepolto "... nella sepoltura della scuola di S. Antonio da Pado­va, et chiesa di S. Martino Bonalbergo ...".

 

Una lapide (cementata a terra nel cortile parrocchiale) ricorda come la comunità di S. Martino sia succeduta all'oratorio di S. Antonio da Padova nell'obbligo di far cele­brar una messa in perpetuo tutti i giorni festivi per Nicola de Nicoli (atti Vincenzo Ferro 13 febbraio 1682 o 1672 come da nota origina­le).

 

Alcuni documenti testimoniano i pagamenti a Prospero Schiavi per l'erezione dell'altare e statua di S. Antonio da Padova in data 18 apri­le, 27 dicembre 1696 e 26 marzo 1697. Altri documenti elencano i restauri dell'oratorio riguardanti il rosone sopra la porta " .. .far far lochio deloratorio da novo con il vetro et il telar ... " ed il portichetto sul davanti dell'oratorio.

La compagnia laicale viene sop­pressa con i decreti del periodo napoleonico del 18 e 25 aprile 1806 ed i beni requisiti da parte della Direzione del Demanio.