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Carlo Secco, Primario.

 

a cura di Anna Solati

 

Il prof. Carlo Secco è stato uno dei più famosi primari dell’Ospedale di Borgo Trento nel secolo appena passato. Ci parla di questo illustre personaggio un suo cugino:

 

“Della famiglia vecchia non è rimasto praticamente nessuno, resto solo io a conservare questi cari ricordi.

La nonna del Professor Carlo Secco e del dottor Elia suo fratello era sorella di mia nonna. Allora e non solo a San Martino questi legami erano molto sentiti per cui le nostre famiglie sono sempre state molto vicine.

La famiglia dei suoi nonni viveva vicino alla vecchia Farmacia Nicolis dove ora si trova un negozio di ottica: c’era un figlio, il famoso pediatra Professor Maja, (siamo alla fine dell’ 800): per “andar a Verona dal Maja”  a far visitare un bambino bisognava essere piuttosto ricchi o molto disperati; c’era una figlia: Anna che sposò un dentista, ed Elisa la mamma di Carlo ed Elia che sposò un ufficiale dell’esercito il quale, purtroppo, morì presto. La giovane vedova, sicuramente con l’aiuto ed il consiglio del fratello, allevò i ragazzi , li fece studiare fino a farli laureare in medicina.

 

Una volta laureati  a Padova Carlo ed Elia per un po’ di tempo percorsero la stessa strada: quella di medici condotti, poi Carlo scelse la carriera ospedaliera fino a diventare primario della seconda medicina di “Borgo Trento” dalla prima metà degli anni ’40 fino alla pensione. Ha lavorato in modo prestigioso ed era conosciuto e stimato sia in campo locale che nazionale, è stato il maestro di  generazioni di medici tra cui i nostri Dottor Silvio Benini ed Professor Umberto Venturi.

 

Nel nostro paese, oltre ad avere un rapporto affettuoso con noi parenti, quando capitava dalle nostre parti, andava a trovare un amico sarto/barbiere. A quei tempi mancavano tutti i mezzi di comunicazione e dal barbiere o dal farmacista si doveva passare per essere…..aggiornati e lui, tutto sommato, si sentiva ancora un Sanmartinese.

E’ stato anche un grande benefattore della nostra Casa di Riposo San Giuseppe”.

 

 

Capitello posto all'ingresso della "Residenza San Giuseppe"

 

 

Brevemente ricordo che inizialmente essa era una vera casa del paese che proveniva dal lascito fatto alla Parrocchia da un benemerito cittadino il Sig. Andrea Rinaldi.

Era una comune abitazione di quei tempi per cui non aveva acqua corrente che si andava a procurare ad una delle tre pompe che c’erano, la biancheria e i vestiti si lavavano in un fosso poco distante, il servizio igienico era in una baracca esterna. Era tenuta da alcune suore dell’ordine “Piccole Suore della Sacra Famiglia”, il cui mantenimento era a carico dell’Ordine.

 

Nei primi tempi erano ospitate orfanelle, operaie della manifattura Crespi o della cereria Barbieri che non abitavano in paese. Le suore inoltre facevano lezione di catechismo, si occupavano dell’asilo,  tenevano una scuola di cucito, avevano un organo con il quale insegnavano canto e organizzavano feste da ballo ( tra ragazze..), spettacoli teatrali per Natale e Carnevale ecc…

 

Quando diventò più facile per le lavoratrici ritornare a casa la sera, perché i trasporti si fecero più agevoli, si liberarono delle stanze per cui si cominciarono a ricevere anche anziani: le comodità erano assenti, ma un po’ di compagnia e di assistenza era garantita a persone che altrimenti sarebbero rimaste sole (Casa di riposo negli anni '60).

 

 

La "Residenza San Giuseppe" negli anni '60

foto dell'archivio storico della Casa di Riposo

 

 

Riprende il mio interlocutore:

“Monsignor Peroni, diventato Parroco, capì che essendo aumentati gli ospiti non era razionale lasciare l’amministrazione alla Superiora che annotava entrate ed uscite su un…..quadernetto e mi chiese, sono ragioniere, di occuparmene nei momenti di tempo libero. Ho accettato con piacere la proposta di questo santo sacerdote. Sono stato uno dei tanti volontari che hanno “dato una mano.

 

Devo dire che la Casa di Riposo era l’opera più cara al Parroco: la visitava ogni giorno prendendo nota di tutto quello che si poteva fare per migliorarla. Anche in punto di morte è stata uno dei suoi ultimi pensieri.

A causa della mia professione e  della stima di tanti conoscenti avevo la possibilità di rivolgermi a persone generose e sensibili che negli anni tra il cinquanta e l’ottanta contavano in Verona. Quando li contattavo e documentavo le necessità della nostra Casa  rispondevano sempre con liberalità.

 

Cito alcuni nomi a memoria ma sicuramente ne dimenticherò molti: il presidente  della Cassa di Risparmio avv. Mirandola, l’Onorevole Baldani Guerra della Fondazione Cassa di Risparmio, il presidente della Banca Popolare prof. Zanotto , padre dell’attuale Sindaco, il prof Valerio revisore dei conti della stessa, il rag. Roatta dell’Istituto assistenza Anziani, la duchessa Acquarone, i coniugi Migliorini che donarono la loro casa in centro paese e possessioni agricole a Marcellise, il rag. Rossi della Fracanzana che lasciò un grosso lascito in denaro ……e tanti altri. (lapide in ricordo dei benefattori).

 

 

 

 

A fine anno poi, era una gara di tutto il Paese ad inviare buste con le offerte. Era come se i Sanmartinesi avessero adottato questo vecchio edificio e i suoi ospiti.

 

Mio cugino, il prof. Secco, fu sempre generoso con questa Opera benemerita, anzi i primi lavori per renderla più adatta alle sue funzioni non sarebbero stati possibili senza i suoi rilevanti contributi.

In seguito, quando lo andavo a trovare e mi consegnava la sua offerta, mi raccomandava che l’Istituto restasse privato, e sempre con le suore presenti. Lui, che lavorava nel pubblico, forse temeva che un cambiamento di gestione avrebbe disumanizzato l’assistenza.

 

Per ringraziarlo di quanto aveva fatto e faceva per noi, si pensò a qualche cosa che lo avrebbe ricordato nel tempo, ma lui modestamente mi disse : “Se proprio ci tenete mettete una piccola lapide in ricordo di mio fratello Elia”.

 

 

 

 

 Così è stato fatto. Purtroppo i ricordi del passato si perdono via via che noi vecchi ce ne andiamo e del prof. Carlo Secco e di tanti benefattori concittadini si sta ormai perdendo la memoria.”

 

Ho cercato, in questa intervista, di raccogliere il maggior numero di notizie possibili perché questo non avvenga del tutto anche se mi dispiace di aver scritto troppo poco su questo nostro concittadino a suo tempo così importante sia in campo professionale sia in quello civico.

Ringrazio il mio interlocutore per la schiva modestia con cui ha tentato di sorvolare su quello che ha fatto personalmente per una  REALTA’ che a livello provinciale non è seconda a nessuna. 

 

Febbraio 2004 - a cura di  Anna Solati

 

 Nota: La storia della Casa di Riposo è stata esaurientemente raccontata da Luigi Ferrari nella pubblicazione: Festa del Campagnol 2003, che è reperibile presso la Biblioteca Comunale.