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Santa Caterina d’Alessandria e Santa Maria Maddalena (Girolamo Dai Libri)

 Foto -  Roberto Alloro.

 

Scheda Artistica - Dott. Roberto Alloro

 

Il quadro, conservato nella chiesa parrocchiale di Marcellise, rappresenta Caterina d’Alessandria (a sinistra) e Maria Maddalena.

 

La lettura iconografica delle due figure è eloquente, in quanto la puntuale presenza degli attributi tradizionalmente accostati a ciascuna delle sante ne rivela l’identità e richiama alla memoria i passi evangelici o gli episodi agiografici che la riguardano.

Caterina, in veste arancione e mantello color prugna, tiene nella mano destra la foglia di palma, segno distintivo dei martiri, mentre con la sinistra afferra la ruota con punte che fu lo strumento del suo supplizio. Maria Maddalena, in veste verde azzurro e manto rosso, mostra il contenitore dell'unguento col quale lavò i piedi a Cristo e, in netto contrasto con la treccia di Caterina, porta sciolti sulle spalle i lunghi capelli con cui li asciugò. Dall’alto, in primo piano sopra le due sante, pende un ramo di frutta trattenuto da una cordicella. Sullo sfondo, all’altezza delle teste, si intravedono una manciata di capanne di legno e un fienile raccolti intorno ad una chiesetta in muratura con oculus, absidi e campanile. Sulla destra, ad una quota leggermente più alta, una casa di pietra è caratterizzata da un’ampia tettoia, mentre sulla sinistra del villaggio si dipana tra gli alberi la strada di terra battuta che conduce alla rocca e al castello turrito sovrastante.

Caterina, di stirpe reale, è detta d'Alessandria dalla città d'origine, in Egitto, per distinguerla da altre sante omonime. Secondo la leggenda fu condannata appena diciottenne al supplizio delle ruote appuntite per essersi rifiutata di abiurare la fede cristiana, ma venne salvata per intervento divino: le ruote si spezzarono (e infatti quella qui raffigurata ha solo i monconi dei raggi invece della raggiera completa del mozzo) e stritolarono una moltitudine di soldati pagani. Il culto della martire, infine decapitata, ebbe una straordinaria diffusione nel nostro paese e raggiunse la popolarità massima nei secoli XVI e XVII. La festa di santa Caterina ricorre il 25 novembre e fu celebrata liturgicamente presso i Benedettini cistercensi e cluniacensi.

Più complessa la figura di Maria Maddalena, l’identità della quale è richiamata da diversi brani dei vangeli che vedono protagoniste delle mirrofore, cioè donne portatrici di unguenti o balsami.

 

La prima è la peccatrice pentita anonima che durante un banchetto offerto al Signore entra nella sala per ungergli i piedi, asciugarglieli con la sua copiosa capigliatura e riceverne in cambio la remissione dei peccati.

 

La seconda è Maria sorella di Lazzaro che, dolente per la morte del fratello, nel corso della cena a Betania sparge sul capo di Gesù un prezioso profumo in omaggio solenne alla sua morte futura.

 

La terza ed ultima è Maria Maddalena che si mette al servizio del Salvatore, seguendolo fino in Giudea per assistere alla sua morte; alla mattina di Pasqua, venuta con le compagne per imbalsamare il cadavere e trovato il sepolcro vuoto, è la prima persona a vedere il risorto e ad informarne gli apostoli.

 

Nella Chiesa latina medievale queste tre donne erano state identificate in una sola Maria Maddalena; questa tesi, pur contestata più volte a partire dal XVI secolo, era ancora accettata nell’Ottocento, mentre ora gli studiosi tendono ad individuarle separatamente. Tra le innumerevoli figure presenti nei Vangeli, Maria Maddalena è forse una di quelle che hanno esercitato la maggiore suggestione, sia per la sua palpitante e sofferta realtà, sia perché il peccato, perdonato e redento dall’amore del Salvatore, fa di lei quasi un simbolo di tutta l’umanità.

La pala fa parte di un gruppo di quattro tele commissionate nel 1515 dall’abate del monastero benedettino di Santa Maria in Organo a Girolamo Dai Libri e Francesco Morone per decorare le portelle dell’organo di quella chiesa. Assieme alla tela raffigurante San Giovanni Evangelista e San Benedetto ne formava l’apparato pittorico esteriore.

Immaginiamo di riprodurre la collocazione originale accostando i due quadri e tenendo sulla sinistra quello con i soggetti maschili. Noteremo che il panorama su cui si stagliano i quattro personaggi è il medesimo: stesse campiture marrone e grigia in basso (forse un parapetto), stesso inerpicarsi di pascoli e colline nella parte mediana, stesso sfondo montuoso in lontananza, stesso cielo con cirri in alto. Tutte le figure sono stanti, i piedi poggianti su lastre di pietra tufacea prominenti verso il riguardante quasi si trattasse di statue viventi poste in un’edicola votiva.

Quando le portelle dell’organo erano chiuse e i quadri risultavano affiancati, si aveva l’impressione di essere di fronte ad un’unica, grande tela, raffigurante - da sinistra a destra – Giovanni Evangelista, Benedetto, Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena, ciascuna coppia sovrastata da un ramo pendente di frutta. La postura leggermente obliqua dei corpi di tre dei quattro santi, ottenuta con l’avanzamento della gamba esterna rispetto a ciascuna coppia (e quindi a ciascuna pala), favorisce ed esalta i giochi di luce sulle pieghe dei tessuti coloratissimi e scandisce un ritmo compositivo interrotto dalla cesura costituita dall’immagine bianca e frontale di Benedetto.

 

La figura del fondatore dell’ordine cui appartenevano i committenti viene in questo modo evidenziata e valorizzata. Allo stesso modo spicca la legatura rossa della Regola benedettina, centro della grandiosa scena e della vita della comunità monastica che ad essa si ispirava.

 

 

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