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Marcellise - l'oratorio di S.Toscana.   4/2/2007 - Foto A. Scolari

 

Scheda storica - Arch. Sergio Spiazzi

 

 

Oratorio di Santa Toscana - Marcellise

 

L'antico oratorio di Santa Toscana, un tempo dedicato alla Beata Vergine Maria, si trova a Marcellise lungo la strada che da Casale scende a Borgo, al di sotto della villa Ferrari in località "Gesiola". Lo Stegagno segnala, nella sua guida, la chiesetta dedicata a S. Toscana contigua alla villa Cesiol del Bissoli.

L'edificio, di piccole dimensioni, contiene un pregevole affresco attribuito da Luciano Rognini a Domenico Morone (1439-1517) ed alla sua cerchia. Lo stesso Rognini lo descrive a pag. 189 del libro "San Martino Buon Albergo - Una comunità tra collina e pianura": "Sulla parete absidale, quale resto degli antichi arredi, sono illustrati, in duplice fila, otto Santi a figura intera ciascuno separato dall'altro da colonne-paraste che sostengono un prospetto architettonico sopra il quale due 'Angioletti’ danno fiato alle trombe.

Nonostante la precaria situazione degli affreschi (caduta di colore, crepe) vogliamo tentare, seppure con difficoltà, l’identificazione dei soggetti: S. Antonio di Padova, S. Bonaventura, Tobiolo e l'Angelo, S. Simonino, S. Ludovico vescovo (?), S. Rocco, S. Onofrio e S. Francesco d'Assisi.

Da rilevare la presenza nel ciclo pittorico di S. Simonino da Trento, testimonianza forse unica nel Veronese di questo 'Santo fanciullo', sorto in un clima di antisemitismo nel 1475. Al centro dei dipinti è una nicchia vuota dove un tempo doveva trovarsi una statua della Madonna già titolare del tempio; sopra tale nicchia è stata collocata su piedestallo una statua di 'S. Toscana: vedova veronese fattasi gerosolimitana e distintasi per la sua grande carità verso i poveri e gli ammalati”.

Il primo documento in cui viene citata la chiesetta è la visita pastorale del Giberti del 4 luglio 1530 in cui si dice che la stessa era di proprietà ed eretta da Pandolfo Tramarini nell'estremità del suo brolo, probabilmente pochi anni prima, attribuendo quindi gli affreschi più agli allievi del Morone che a lui stesso, visto che morì nel 1517.

Nella visita pastorale si ricorda che alla chiesetta di S. Toscana viene lasciato un legato annuo di 12 libbre e mezza, da parte di Prosdocimo rettore della chiesa di S. Pietro di Marcellise, con l'onere che ogni anno alla festa di Pentecoste venisse celebrata una messa per l'anima sua in remissione dei suoi peccati, nominando quali esecutori testamentari i signori Antonio Giovanni Lucchese e Pietro Antonio Cerdone, ambedue di Marcellise come risulta dall'atto notarile rogitato presso il notaio Giacomo di Monselice. Il signor reverendo ordinò che si facesse nota che il legato non veniva rispettato secondo le volontà del testamentario.

Durante la visita pastorale Sebastiano del Borgo, che aveva sposato come moglie Antonia della Cà Michellorie, si lamentò che quella non voleva abitare con lui, ma abitava nella casa di un conte di Cavalcaselle. Il vescovo ordinò che questa cosa fosse annotata.

Nella visita del 15 luglio del 1532 l'oratorio è sempre di proprietà di Pandolfo Tramarini e ben tenuto, mentre si elencano i beni contenuti che sono: un calice, un messale, tre tovaglie, una pianeta di velluto nero con il suo camice, poi un'altra pianeta feriale di fustagno simile a quella precedente e con il suo paramento, due candelabri in ferro ed uno dorato per l'Angelus.

Il rettore della chiesa di San Pietro fa osservare il legato di don Prosdocimi, officiando la santa messa tutti i venerdì della settimana per la sua anima.

Notizie succinte le abbiamo anche nella visita del 1541, dove Pandolfo Tramarini lascia l'oratorio spoglio ed abbandonato. Nella visita pastorale del 14 settembre 1553 il vescovo Lippomano osserva che il nuovo proprietario è Paolo de Servidei, il quale tiene pulita ed ornata la chiesa.

Per trovare nuove notizie dobbiamo saltare un secolo ed arrivare al 1657, quando, nella visita pastorale del vescovo Sebastiano Pisani I, veniamo a sapere che al culto della Beata Vergine Maria si aggiunge il culto di S. Toscana e dove il nuovo proprietario è il notaio Francesco Ferro.

Il vescovo si sofferma nella descrizione delle pitture, soprattutto su un'icona in legno che si trova all'interno di una nicchia archivoltata e delle pareti dipinte con i santi dalle parti ed al centro l'immagine della Beata Vergine.

Nel 1699, proprietario risulta Bartolomeo Marchenti, la cui famiglia tiene anche l'altare di S. Antonio Abate nella chiesa di San Pietro di Marcellise. Nel 1722 il vescovo Marco Gradenigo durante le sue visite pastorali si sofferma nella chiesetta dedicata a Santa Toscana ed alla Beata Vergine Maria di proprietà di Claudio e fratelli Marchenti, dove nell'unico altare si celebra la messa una volta la settimana.

Nel catasto napoleonico del 1816 la chiesetta detta la "Gisiola” risulta di proprietà della famiglia Marioni ed in cattive condizioni se viene classificata come "Oratorio diroccato", mentre nel catasto austriaco del 1844 risulta classificata come oratorio sotto il titolo di S. Toscana e di proprietà di Ruga Pietro qm Giacomo.

 

Segue: scheda artistica

 

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