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UNIVERSITA’ DELLA TERZA ETA’
E DEL TEMPO DISPONIBILE.
La storia
L’importanza raggiunta nel nostro
paese dall’Università della terza
età è sotto gli occhi di tutti:
- Più di 340 iscritti che provengono anche da comuni vicini;
- Corsi che non si sovrappongono per cui possono essere seguiti
contemporaneamente dai
corsisti. Come si vede, ad esempio, dal programma del periodo Ottobre-Gennaio
Anno Accademico 2002/2003 che spazia da: Teatro, a Filosofia, a Fitoterapia, a
Etnobotanica, Musica, Yoga…. ;
- Docenti ad alto livello;
- Segreteria e sede dei corsi presso il lascito Gambaro;
- Un patrimonio tecnologico di tutto rispetto : computer e tutta l’attrezzatura
necessaria ad un’ aggiornato svolgimento di lezioni;
- Una quota di iscrizione molto bassa, cresciuta di poco in 15 anni (attualmente
20 Euro) e che dà vantaggi interessanti per i soci es. spettacoli
culturali a prezzi ridotti.
Chi vuole conoscere questa attività non deve far altro che andare presso il
lascito Gambaro nel periodo delle lezioni o avvicinare un corsista.
In questa sede cercherò di descrivere come l’U.T.E. è cominciata, i suoi primi
passi, e il suo percorso di crescita.
QUANDO “CAPITO’ “ DI COMINCIARE.
Siamo nell’anno 1986, a Verona da tempo c’è
una Università della terza età.
La città è vicina, la si può raggiungere facilmente, l’idea di fare la stessa
esperienza anche da noi sembra un doppione inutile, destinato al fallimento.
Invece…
In paese c’è il movimento culturale S. Martino che ha come animatori don
Giovanni e il dott. Benini. Scrive la rivista “I Goliardi” 1990/91:
il movimento “..trova le sue radici in
un gruppo di persone inserite nel mondo del lavoro, per la maggior parte
laureate, residenti nel comune, che hanno operato a livello di volontariato
attraverso gruppi parrocchiali, la biblioteca, il gruppo di promozione sociale
di portatori di handicap, ed altri.”
A San Martino, come dappertutto, ci sono tanti pensionati che passano il tempo
al bar ad annoiarsi, tante casalinghe che, finiti i lavori di casa, non hanno
che la televisione (allora, comunque, molto migliore dell’attuale).
Don Giovanni, il dott. Benini, i componenti del gruppo, discutono a lungo
riflettendo sulla situazione, sicuramente avranno ricevuto anche qualche
ispirazione dai futuri corsisti.
Sappiamo tutti che da noi c’è un modo
comune di lamentarsi: “Bisognarea che qualchedun el fasesse…”
Ma, almeno in questa occasione, un gruppo di persone decide di fare!!
Lo “staff” operativo vero e proprio è composto da insegnanti della locale Scuola
Media “Barbarani” i prof.ri: Donatella Festi, Luciana Musola, M. Grazia Pacilli,
Battista Tamellini, Ada Tragni, Lina Zenato, dal dott. Damiano Braggion, dalla
dott.ssa Paola Cassandrini.
Vengono presi contatti con le analoghe università di Verona, Rovereto, S.
Giovanni Lupatoto.
Il Comune, era allora Sindaco Giuseppe Melotto, concede un piccolo finanziamento
e il locale dove svolgere le lezioni: la Biblioteca Comunale che allora si
trovava dove adesso c’è l’ufficio tecnico.
Non resta che trovare gli allievi e i docenti.
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Gli allievi si reclutano anche con “il volantinaggio” sulla porta della Chiesa
(racconta la prof.ssa Lina Zenato in “1987-1997 dieci anni di attività”) o per….
“chiamata diretta”.
Racconta un “alunno” che frequenta l’U.T.E. dal primo giorno: “Ero in pensione
da poco, per motivi di salute. Una mattina che ero fuori casa capitò il dott.
Benini che disse alla moglie che il tal giorno, nel tal luogo, alla tal ora mi
aspettavano perché cominciava una scuola. Io sulle prime, con rispetto parlando,
pensavo che il dott. Benini fosse diventato “matto”. Cosa ci andavo a fare io a
scuola, a quell’età, con la mia salute malandata? Spinto dalla curiosità però
andai e …. non ho più smesso.
Come mi aveva capito bene chi mi aveva invitato!!! Sapeva che se non avessi
trovato un’attività stimolante sarei morto presto: prima di testa e poi anche
fisicamente.
Presenti al primo corso eravamo nel beneagurante numero di 17.
Argomento: Medicina dell’anziano.
Il docente cominciò a spiegare e, pian piano cominciai a capire di non capire.
Nel momento di silenzio che spesso capita quando l’insegnante chiede: “Ci sono
domande da fare..” dopo una lotta interna con me stesso azzardai: “La me scusa
sior dotòr….” . Dopo di allora non ho più avuto paura di farmi spiegare quello
che non mi era chiaro.”
·
I docenti si arruolano tra gli amici.
Ecco il primo che arriva nel racconto della prof.ssa Zenato nell’opera già
citata:
“…..ecco arrivare, su una grossa moto, rossa fiammante, il prof. Grezzana, jeans
e maglietta e i capelli spettinati dal grosso casco bianco. Brioso, alto e
dinoccolato, si presentò a noi con semplicità e simpatia……….Con diapositive,
disegni a pennarello bianco e rosso,
schemi su una lavagna improvvisata fatta con alcuni fogli di carta da
pacchi, svolse la sua lezione con passione…”.
Quel primo anno accademico durò da Marzo a Maggio e comprendeva anche un corso
di diritto. I corsi furono gratuiti.
Nel Novembre dell’87 il movimento si dette una costituzione legale presso un
Notaio cittadino.(pag. 18 di 1987-1997 dieci anni di attività) Questo
permetteva (vedi art 3) di:
- organizzare e gestire l’università della terza età e del tempo disponibile;
- promuovere iniziative e attività di ricerca ed arricchimento culturale
destinato al tempo libero;
- organizzare seminari, spettacoli….
- mantenere e sviluppare rapporti con enti pubblici e privati, Associazioni,
gruppi organizzati o altro, con i quali sia possibile la collaborazione per il
conseguimento degli obiettivi statutari…
La sede legale dell’ U.T.E. era ed è tuttora presso la parrocchia.
Seguiamo il percorso dell’U.T.E. nella descrizione di Antonio Squarcini dal
libretto “I Goliardi” n.2 pag. 14-16.
1987/88..” Gli iscritti triplicano, la materie raddoppiano, Medicina (dott.
Grezzana), Scienza dell’alimentazione (dott.ssa Cassandrini), Storia di San
Martino.A. (arch. Spiazzi), Erboristeria (dott. Sauro).” In questo anno le
lezioni si svolgono presso la locale scuola media e i corsi hanno durata
regolare da Novembre a Maggio.
Dice il “nostro studente”: “Le lezioni si tenevano nell’Auditorio ma, allora non
c’erano né sedie, né poltroncine, per cui andavamo a “rubarle” nelle aule dove
non si teneva lezione, poi le riportavamo indietro. Non avevamo niente: né
proiettore, né lavagna luminosa. Prendevamo tutto in prestito dalla Scuola Media
con cui poi sorgevano bisticci su chi aveva rotto un filo, una lampadina, fatta
sparire una presa etc..”
La tassa di iscrizione fu fissata in £ 25.000.
Per il primo biennio il Comune gestì la parte finanziaria dell’ U.T.E., poi
lasciò tutto in mano agli organizzatori: l’amministrazione del denaro stava
diventando complessa anche perché erano cominciati i corsi di ginnastica in
palestra che prevedevano: pagamenti di docenti, assicurazione, pulizia degli
ambienti….
I corsi in programma negli anni successivi si possono vedere nella tabella (I goliardi 90/91 pag 4).
Scrive Squarcini (op. citata)
“1990/91 Anno di transizione e riflessione. Gli iscritti diminuiscono, anche se
di poco e ci sono grosse difficoltà per l’inagibilità della Scuola Media. Le
sedi dei corsi diventano l’oratorio e le aule parrocchiali…La dott.ssa Gambaro
inizia un apprezzato corso di Biologia, scienza di cui è profonda conoscitrice e
ricercatrice….
1991/92 Si ritorna alla Scuola Media. Gli iscritti salgono oltre la soglia dei 130 e cresce l’interesse. La vera novità è data dalla Scuola di Teatro diretta da Roberto Totola, dalla quale scaturisce un’allegra compagnia…
Vengono organizzate anche altre attività culturali:
Concerti di musica classica:
Pianista S. Grandi
Cantante F. Alloro
Tavole Rotonde:
Tema: La pena di morte.
Moderatore Don Giovanni Giusti.
Relatore avv. G. Guarienti.
Tema: Bioetica: trapianti e manipolazione genetica.
Moderatore Don Giovani Giusti.
Relatori:
Dott.ssa C. Gambaro.
Dott.
F. Faccioli.
Il problema della manipolazione genetica è scoppiato nel 2000, all’U.T.E.
persone illuminate ne parlavano un decennio prima!!
Chiedo al nostro “studente” di descriverci qualche docente che lo ha colpito
particolarmente.
“Prima di tutto il dott. Grezzana: tutti i corsi tenuti da lui sono stati
seguitissimi per la semplicità, bravura e simpatia che aveva nell’insegnare.
Poi c’è stato un insegnante di sociologia, un uomo veramente superiore.
Aveva una storia personale particolare: prete spretato, incarcerato per motivi
politici, in prigione si era
laureato in legge, semplice
infermiere del reparto di Geriatria dell’Ospedale di Borgo Trento, confortava
gli anziani nei loro ultimi momenti.
Io non sapevo neanche il significato della parola “Sociologia” e lui, con parole
semplici, è riuscito a farmi capire la materia.
Un altro personaggio è stato il Generale Fincato. Un uomo molto preciso che ha
svolto il programma di Storia contemporanea, partendo dalla prima guerra
mondiale, spiegandoci il “perché” degli avvenimenti. Con lui abbiamo capito che
la storia non è un raccontino più o meno a lieto fine, ma che tutto quello che
succede obbedisce a meccanismi praticamente sempre uguali di origine economica.
Le sue lezioni sono arrivate fino ai
movimenti del 1968.
Persona austera e corretta, non si è mai si è lasciato andare a parlare della
sua tragedia famigliare, ha solo accennato di essere il figlio del Colonnello
Fincato (la Medaglia d’oro della resistenza a cui è stata anche intitolata una
via di Verona).
Penso che solo parlando della sua esperienza personale ne avrebbe avuto di
lezioni da fare…..
Altro grandissimo personaggio è stata la dott.ssa Carla Gambaro.
Le sue lezioni di biologia e genetica hanno saputo veramente colpire la mente di
tutti. Con noi è rimasta per quattro anni, poi ha dovuto smettere per l’età e la
salute. Ho avuto la fortuna di poterla frequentare anche privatamente perché, a
volte, la accompagnavo nella sua casa di….. qui aveva fondato una specie di
comunità per extracomunitari che vi lavoravano e abitavano.
Era donna
straordinaria, che mi ha regalato conversazioni ricche di cultura e profondità
in certe tristi serate d’inverno. Lei:
ricca, laureata, che aveva conosciuto gli ambienti culturali più
interessanti, non mi faceva sentire il pensionato-alunno ma un uguale, un amico
con cui si dibattevano alla pari tanti problemi. Non ha dimenticato il suo paese
di origine, ed è stata generosa anche con esso.”
Una sintesi sul significato dell’U.T.E. penso ce lo possano suggerire come
docente la stessa dott.ssa Gambaro e Onelio Leali.
Scrive la Dott.ssa Carla Gambaro ne “I Goliardi” 1990/91:
“Nei mesi scorsi ho avuto l’occasione di tenere alcune lezioni all’Università di
S. Martino B.A…..Ritornare al mio paese, dopo tanti anni, è stata per me
un’emozione gradita; ma, al di là di questo sentimento tutto mio, l’incontro con
gli “amici dell’Università” è stato veramente un felice incontro, che ha destato
in me un grande interesse; tanto che, in seguito, io attendevo quel giorno della
settimana per quella intesa che si era creata fra noi, per il piacere di stare
insieme.
Mi attirava quella loro apertura a seguire i vari argomenti, ma soprattutto quel
desiderio di “conoscere per conoscere”, così raro oggi….l’educazione al gusto,
alla comprensione della natura, dell’arte, della musica rende più interessante
il mondo che ci circonda e rivela emozioni prima non conosciute.
Chi ha trascorso tutta una vita di lavoro, spesso estenuante, di famiglia, di
preoccupazioni che lo hanno distratto, tenuto lontano da ogni possibilità di
scelta, ritrova ora in queste conversazioni, in queste conoscenze la
comprensione, il godimento di quei valori della vita che soli hanno la
possibilità di sollevare l’animo, di farci sopravvivere alla pochezza della vita
di ogni giorno, di soffocare anche la tristezza e il grande dolore: poiché lo
sviluppo dell’anima umana è un processo di continua rinascita e di continuo
risveglio….”
Scrive Onelio Leali in una riflessione personale che ci ha consegnata:
23-Dicembre 1998
“ Ti voglio parlare del mio modo di vivere la vecchiaia. Eccolo.
Ho conosciuto guerre, rivoluzioni, persecuzioni.
Ho un sacco di malanni: operato di maidestonia (1942-12 Febbraio), senza denti,
calcoli, sventramento, la vescica fa le bizze, il cuore che funziona sempre
meno. Anche la testa e la vista vacillano.
Dopo l’ultima crisi i miei figli e i medici mi hanno detto che, di tutti i miei
mali, uno è incurabile: MI OSTINO AD ESSERE GIOVANE.
E’ vero, voglio continuare a valermi dell’irriducibile dono della giovinezza.
Ringrazio il Padreterno di questa vecchiaia giovane e soddisfatta. Continuo a
credere che ho diritto a vivere perché la vita è sempre un bene ed è bello
viverla. La noia rende tutto opaco: bisogna vincerla per non essere del tutto
vecchi. Oltre ad evitare la noia , ho sempre cercato di non farmi compiangere.
Se sto male, non dico agli altri.”come sto male”, ma: “oggi sto proprio poco
bene”.
Non posso pretendere che la scienza mi dia tutto quello che voglio.
Quando suona la campana bisogna andare. Il campanaro è Uno di lassù, al quale
non possiamo avvicinarci nemmeno con la più fervida fantasia.
Non faccio la lagna su ciò che sono stato e oggi non sono più. Sempre, in ogni
fase della mia esistenza, il presente può essere bello e godibile. E quando sarò
afflitto dal silenzio, dovrò sforzarmi di riempirlo di musica, di suoni, di
voci, di grida: anche la sofferenza è un modo di vivere. Bisogna credere sempre
nella misericordia di Dio.
Ho finito il mio sfogo. Se non ti è piaciuto, pazienza: non rimpiango il tempo
perduto nel tentativo di rimettere in piedi un vecchio al quale adesso piace
stare sdraiato.
Bibliografia dell’U.T.E.
1990-91 I
Goliardi I
1992-93 I
Goliardi II
Quando a memoria ricorda. (a cura del prof. Giancarlo Volpato).
1993-94
Sottovoce. (a cura della Prof.ssa Tullia Stradiotti).
Scrive del libro Laura Lorenzini in Arena 12/10/94:
“Una raccolta di testimonianze struggenti, un “Caro diario” collettivo e anche
uno spicchio di storia e di cultura veronese narrate dalle più disparate
angolature: San Martino e Colognola, San Briccio e Chiampo, Marcellise, Mezzane,
Lavagno…..
I nonni raccontano l’infanzia e l’amore, la sofferenza e il rimpianto, ma
soprattutto il disagio per un mondo cambiato troppo in fretta….
Cinquant’anni e sembrano secoli. Ecco ….
Le ferite ancora sanguinanti della guerra:
l’amico fucilato,
i minacciosi voli di Pippo,
i rastrellamenti a Selva di Progno, dove, ricorda Lina “forte era la presenza
dei partigiani e disertori”,
la fame “Un uovo in cinque, un po’ di caffè di ghiande abbrustolite sul fuoco e
pane nero”.
La pietà per i tedeschi giustiziati dai partigiani che prima di morire gridavano
in italiano “mamma, mamma”.
Dal passato al presente arrivano le sorprese: riflessioni lucide sul
pregiudizio, su Sarajevo e gli immigrati, sul pensionamento e la libertà. Poesie
sulla morte, temuta e aspettata. E struggenti pagine d’amore: palpiti arditi,
commosse lettere al consorte scomparso, ricordi di baci fugati e
matrimoni sofferti.
Insomma sembra dire il libro, invecchiare è un fatto cronologico ma il cuore non
ha età.
Arteriosclerotici e rimbambiti?
Leggetevi questo:
“ Non chiamatemi vecchio ma anziano. Sono riuscito a gioire ancora su questi
banchi, ad aspettare una nuova primavera come quando ero giovane e avevo fretta”
1995-96 I tempi lunghi della
memoria. (a cura del prof. Giancarlo Volpato).
1997
La nostra voce. Giornale dell’Università.
Sono pubblicazioni bellissime con brani ad alto livello sia dal punto di vista
poetico che storico-etnico che invito tutti a consultare presso la nostra
biblioteca
Negli anni l’U.T.E. si è sviluppata notevolmente (all.
da 1987-1997 pag.19 tabella)
Resta una nota “dolente”: le donne che sono molto più impegnate degli uomini
grazie ai lavori domestici, ai nipotini etc. sono rimaste sempre in numero
doppio degli uomini!!!!!
Per quanto ho scritto devo ringraziare per il contributo appassionato Onelio
Leali e per la collaborazione ad altissimo livello il presidente dott. Antonio
Ferrari e la sua “collaboratrice” proff.sa Isa Donini.
Luglio 2005 - Anna Solati
Il Sito WEB dell'Università’ della Terza Età’ e del Tempo Disponibile:
https://www.utesanmartino.it/
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