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San Francesco impetra dalla Vergine e dal Bambino la salvezza delle anime del Purgatorio.  (Anonimo, sec. XVIII)

Fotografia: Giovanni Lovisetto

 

 

 

Scheda Artistica - Dott. Roberto Alloro

 

Si tratta del terzo di quattro dipinti dedicati a san Francesco provenienti dall’antica chiesa dedicata al santo di Assisi ora conservati nella parrocchiale del centro (gli altri raffigurano rispettivamente L’approvazione della Regola,  San Francesco alla mensa del cardinale Ugolino e Il perdono d’Assisi).

 

Il soggetto della composizione è semplice: Francesco che, con la preghiera, ottiene dalla Vergine e dal Bambino la salvezza delle anime del Purgatorio.

 

Altrettanto diretta e immediata pare, al primo sguardo, la traduzione in pittura. Ecco, infatti, il santo, riconoscibile dall’abito minoritico e, soprattutto, dalle stimmate sulle mani. Il suo viso è rivolto, in atteggiamento estatico e contemplativo, verso il Bambino seduto in grembo alla Madonna. Gesù accoglie con benevolenza la preghiera di Francesco e lo benedice con la mano destra. Il suo sguardo, però, è rivolto in basso, verso le anime che stanno in Purgatorio. Come andrà a finire è già chiaro: l’amore di Dio, stimolato dalla preghiera del santo, le salverà. Lasceranno il Purgatorio e godranno eternamente della visione del Padre, in Paradiso. Satana e i suoi diavoli, stavolta, torneranno all’Inferno a mani vuote.

 

Soffermiamoci a esaminare con attenzione i dettagli della scena. I tre “stati” in cui è organizzato il mondo ultraterreno cristiano – Paradiso, Purgatorio e Inferno – sono raffigurati in ordine gerarchico, dall’alto verso il basso, nella porzione destra della tela. Infatti, nella parte inferiore del dipinto un diavolo cerca, senza successo, di ghermire le anime per trascinarle verso le fiamme infernali. Nel registro immediatamente superiore, una donna e un uomo – o meglio, le loro anime –rivolgono a san Francesco una pressante richiesta di aiuto. Nel registro in alto è raffigurata un’affettuosa Vergine con il Bambino sulle ginocchia. È da loro che Francesco impetra la salvezza delle anime purganti, indicate e idealmente accolte in un abbraccio affettuoso e compassionevole. Grazie alla potente intercessione del santo, la Madre e il Figlio abbassano lo sguardo verso i dolenti e spalancano loro l’accesso al Paradiso.

 

A destra, dunque, abbiamo l’Aldilà. La metà sinistra del quadro, per contro, è tutta occupata dalla figura di Francesco, un santo capace, come abbiamo appena visto, di entrare in relazione con ciò che attende l’umanità dopo la morte e di svolgervi con successo un ruolo salvifico di intercessione.

 

La postura del suo corpo evidenzia questa missione. Le ginocchia, infatti, toccano la terra ma il busto e la testa sono protesi verso il cielo in cui sono assisi la Vergine e il Bambino, a significare che egli è in grado di mettere in comunicazione la concretezza della condizione umana in cui tutti noi viviamo con la beatitudine del Paradiso.

 

E ora parliamo delle anime purganti, come si chiamavano un tempo le anime costrette ad emendare i propri peccati in Purgatorio, private della gioia incommensurabile derivante dalla visione della gloria di Dio. Sono due, una donna e un uomo, e rappresentano l’intera umanità. Entrambi nudi, come si conviene a chi è stato costretto dalla morte a lasciare sulla terra ricchezze e condizione sociale, per non mostrare le pudenda sono strategicamente raffigurati avvolti dalle fiamme dalla vita in giù. Di lei, che porta i lunghi capelli neri avvolti in una grossa treccia, non si riesce a distinguere nemmeno il profilo di un seno che pure, secondo l’anatomia, dovrebbe esserci. Ma si tratta forse del risultato di una ridipintura eccessivamente pudica, di cui un restauro potrebbe fare giustizia assieme alla patina di vernici ossidate che compromette la corretta lettura del quadro. La donna alza le braccia verso il santo in cerca di aiuto, mentre l’uomo chiede, sfiorandosi il petto con la mano destra, di essere salvato anch’egli.

 

Il centro geometrico e ideale del dipinto è costituito dalla mano sinistra di Francesco e dal lungo cordone che egli offre ai peccatori perché, aggrappandovisi, si salvino. Si tratta di un’iconografia tipica di questo soggetto e si riferisce chiaramente al ruolo intercessorio assegnato all’ordine dei frati Minori da lui fondato. Risale, infatti, al 1585 l’istituzione dell’Arciconfraternita del cordone di san Francesco (i cordigeri) da parte di papa Sisto V che, decretando la sacralità del cordone del santo con le annesse indulgenze, rilanciò il culto francescano.

 

Il messaggio trasmesso dal dipinto era dunque questo: cristiani, se volete liberare dalle sofferenze del Purgatorio l’anima di qualcuno dei vostri cari e, sottinteso, volete salvare la vostra, siate devoti a san Francesco e a suoi frati. Un monito perfettamente adeguato all’originaria collocazione del quadro nell’oratorio della confraternita intitolata al santo fondata nel 1730.

 

La scheda è stata pubblicata su «Qui San Martino. Bollettino delle parrocchie di San Martino Vescovo, Cristo Risorto, Marcellise, Mambrotta e Ferrazze», 271 (marzo 2016), p. 14.

 

 

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